Ho sentito il battito del suo cuore quando ancora si trovava a venti passi da me.
Ho sentito che c’era qualcosa di perverso in quel battito.
E, rapida come un proiettile, la morte mi ha sussurrato qualcosa all’orecchio.
Vieni. Raggiungimi. Afferra la mia mano.
E poi la sua voce è tornata ad essere nient’altro che silenzio.
Adesso sai perché hai cominciato a correre.
Tutte quelle stronzate che si sentono in giro, tutte quelle storie che non puoi non ricambiare qualcuno che ti ama fino alla disperazione… Beh, non è vero un cazzo.
Adesso che sto correndo verso un qualsiasi punto che possa anche solo lontanamente rappresentare una salvezza, adesso che sto cercando di aggrapparmi alle ultime gocce di vita che mi restano, adesso so perché sta succedendo questo.
Mi chiama. Mi sta chiamando.
E poi comincia a correre.
I tacchi alti e rossi delle sue scarpe rimbombano per tutto il sottopassaggio della stazione.
Il rumore è quello di un cuore gigante che pulsa e che si muove verso di me per inghiottirmi.
Il mio cuore gigante che mi sta implorando di non abbandonarlo.
Lei è bellissima, so che è sempre stata bellissima e non mi volterò indietro per guardarla un’altra volta.
L’ultima cosa che voglio vedere non è il suo viso.
Eva.
Eva, oh Eva, oh ti prego.
Ha qualcosa in mano che luccica. Non lo vedo ma lo so. Lo sento. Qualcosa di molto, molto affilato.
Oh, ti prego.
Eva vuole uccidermi.
Eva vuole farla finita con tutto questo, vuole fare a me ciò che non è riuscita a fare a se stessa.
Siamo fuori sulla strada adesso, e io corro più veloce.
Non sarà lei a farlo.
Lo farò da solo. Sarà semplice. Basterà soltanto lanciarsi.
Non lo farà lei con le sue mani, ma sarà ugualmente colpa sua. E io sto di nuovo mentendo a me stesso.
Eva mi ha quasi raggiunto, e io non permetterò che quel battito mi soffochi. Farò esplodere il mio gigantesco cuore.
Afferro quella mano gelata e tredueuno mi lancio.
…così semplice.
Finalmente ti ho trovata.

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