Eccoci, siamo i genitori della classe prima, scuola primaria XX. Chiamati al primo incontro di verifica ci troviamo attenti nell’ascoltare le parole dei docenti. I suggerimenti vengono accolti con interesse, criticità generali della classe sono ascoltate con attenzione senza commenti. Siamo un gruppo, non abbiamo ancora avuto un colloquio individuale quindi, per ora, i problemi sono comuni.
Fine dell’esposizione. Gli insegnanti si congedano augurandoci una piacevole votazione. Sì, perché adesso è il momento dell’elezione dei rappresentanti di classe. Qualcuno se la svigna approfittando dell’uscita delle maestre.
Bando alle ciance. Ci guardiamo, ci presentiamo e alla fine rimaniamo tutti in attesa dei candidati da votare.
Prima chiamata: nessuno. Ci si diletta nell’esporre motivazioni forti e sufficientemente credibili affinché gli altri ci esonerino dalla candidatura. C’è chi l’ha già fatto per cinque anni con il figlio più grande, chi ha un neonato in casa, chi è già impegnato in altre scuole, chi lavora fino a tardi, chi proprio non se la sente perché non si è preparato una scusa plausibile a casa e l’improvvisazione non è il suo forte.
Seconda chiamata: “Tocca estrarre a sorte?” Parrebbe così. Siamo in dieci. Degli altri otto non abbiamo notizie. Abbiamo quindi il 10% di possibilità di essere incastrati, perché è questo che si legge nei nostri sguardi.
E qui iniziano le lamentele: “Non è giusto che gli assenti non vengano considerati eleggibili!”
“Se è così me ne vado subito così non risulto presente nemmeno io”.
“Ma è obbligatoria la figura del rappresentante di classe?”
“Possiamo rinunciarci?”
Terzo tentativo: la pietà di una mamma solleva tutti dall’imbarazzo e raccogliendo offerte, più o meno sincere, di collaborazione e aiuto viene eletta come rappresentante di classe all’unanimità. C’erano forse dubbi in proposito?
Questi i semplici eventi.
Io facevo parte di quel gruppo e mi sono comportata al pari degli altri. Anche io avevo delle scuse da giocare e le ho usate tutte.
Non mi sono riconosciuta in quella parte, eppure non ho fatto niente per cambiare l’atteggiamento di fastidio che la maggior parte delle parsone tratteneva.
In tempi non molto lontani si lottava per avere una voce che rappresentasse il parere e le esigenze della categoria. Oggi, in una classe come tante, si pensa che in fondo ognuno può sbrigarsi i propri grattacapi e che l’impegno e la condivisione forse sono da “insegnare” solo ai bambini.
Stiamo perdendo qualcosa o no?
Sembrano quattro chiacchiere in libertà…
Invece questa tua brevissima pagina di quasi-diario di madre che segue il figlio nei primi passi del suo cammino di futuro cittadino di questa Nazione, sono parole importanti, perché mettono il dito nella piaga di ciò che si chiama “rappresentatività” e quindi “democrazia”, cioè il principio su cui si basa il nostro sistema di concezione dello Stato di cui siamo parte.
Io, in quanto cittadina di questo Stato, sono molto in crisi.
Per una vita mi è stato insegnato e ho insegnato che la democrazia non concede attenuanti e deroghe.
Assisto in questi miei secondi sessant’anni allo spettacolo indegno di un Parlamento che non riesce a esprimere un tizio onesto e stimato abbastanza che ci possa rappresentare, tutti quanti siamo, in quei consessi internazionali di cui facciamo parte.
Di 1000 (uno più uno meno) individui che siedono in posizione privilegiata su scranni voluti e difesi da persone che si sono giocate la vita per ottenere e difendere negli ultimi 150 anni ideali di Nazione, Carta Costituzionale, diritti rappresentativi, partecipazione democratica e altro di questo genere, non uno, di quelli eletti regolarmente, ha faccia e valore per esprimere l’italianità all’estero.
L’idea di Italia nel mondo è relegata ad altro, perfino a quattro sarti e calzolai che pur con tutto il dovuto rispetto, non sono Parlamento.
Che pena, mi verrebbe da dire…
Se non fosse che di questo Stato faccio parte nel momento in cui i dettami costituzionali vengono disattesi e con la parola Costituzione si infiocchettano discorsi triti e ritriti senza senso e mordente.
Nell’antica Grecia, molto più onestamente, momenti simili a quello che stiamo vivendo, si chiamavano “tirannidi” e per chi ha studiato (ahi, ignoranza, quanti delitti si compiono sotto il tuo ombrello!), esistevano anche “buoni” tiranni.
Ma la “democrazia”, dicevano i Graci che l’hanno inventata, è altro e si impara anche attraverso le piccole cose, per esempio le elezioni dei consigli di classe, in cui un genitore mette a disposizione un po’ del suo tempo per tenere i contatti tra il corpo insegnante e gli altri genitori.
Una piccola cosa, ma “la libertà”, come diceva Gaber (ricordato come un autore di canzonette che ci insegna la democrazia… e pensare che come diceva Bennato “sono solo canzonette”!) è “partecipazione”.
…E come un Genitore non siede in un Consiglio di Classe o di Istituto per far alzare i voti al proprio figlio, così un Parlamentare (a qualsiasi livello di fama e boria personale) non siede in Parlamento per votare un marziano con bacchetta magica che inventi soluzioni meravigliose, mentre lui stesso può impunemente continuare a farsi i fatti propri…
L’idea di democrazia parte da qui.
Tutto il resto si chiama “tirannide”.
Ciao, Greta, e grazie: hai scritto tu quello che io rimugino da giorni…
anna
Ho condiviso questo tuo testo su Facebook.
Ogni tanto bisogna pur pensare…
a.
Cara Greta, mi hai fatta tornare indietro nel tempo.
Io sono stata una mamma presente: elementari e medie, poi alle superiori, mi sono fatta da una parte…
Non avevo né bambini più piccoli, né ragazzi più grandi da scarrozzare in macchina per i punti sportivi, ero disponibile ed ho partecipato in pieno.
Oggi alla tua riflessione: “stiamo perdendo qualcosa…” ti rispondo: “…forse, noi stessi…”
Sono tempi difficili per tutti.
Brava.
Sandra
Care Anna e Sandra,
se ho scritto queste quattro righe è stato proprio per denunciare quella forma di crisi che osservo e che mio malgrado sento anche in me.
Finora mi sono ritenuta persona d’azione, semplice e determinata. Ho sempre pensato che ognuno debba fare la sua parte per rendere il suo cantuccio di mondo migliore. Non mi sono mai tirata indietro, la fatica non mi ha mai spaventato. Qualcosa nell’ultimo periodo però è cambiato e sta facendo vacillare la mia fermezza. Quello di cui parli Anna è proprio quello che intendevo esplicitare.
Noi persone comuni, che non sediamo alla regia di questo paese, non possiamo sentirci semplicemente spettatori impotenti. Come mamma mi sento la co-responsabilità di educare una nuova generazione e se la politica, negli ultimi tempi, non sta dando bella mostra di sè credo che l’esempio di cui i nostri ragazzi abbiano forte bisogno debba venire da noi. Con questo scritto volevo porre l’attenzione su come una possibilità di essere democrazia venga sprecata anche da noi persone comuni.
Sì Sandra, forse io mi sto un po’ perdendo nella frenesia del quotidiano ma sento di avere ancora la voglia di fermarmi a riflettere e fare autocritica. Amettere i propri limiti non risolve i problemi ma può essere l’inizio della soluzione.
Un abbraccio e grazie.
Greta
Cara Greta,
forse non mi sono fatta capire.
Il mio era “un plurale” in cui ero inclusa pure io.
Certo, non ho più a che fare con la scuola, visto che mio figlio, oggi ha 30 anni, ma anch’io in questi tempi, sto in un angolo e rifletto…
Ribadisco, sono tempi difficili per tutti e aggiungo,
difficile anche intervenire…, ma da qualche parte dovremo pur iniziare.
Ciao, un caro saluto.
sandra
In aggiunta volevo dire questo: viviamo in una società multimediale in cui, per dirla con quattro parole stupide, se Marco starnutisce a Roma, John sobbalza a Sidney chiedendosi chi ha fatto rumore nella stanza a fianco…
Viviamo così, trascinati dal momento, dal brivido di una notizia, timorosi di esprimere un’opinione nel timore di irritare chi dissente, pronti a sospendere giudizi, senza il coraggio di formulare un’idea nostra.
I genitori, a qualsiasi età, devono avere il coraggio di esporsi e farsi testimoni di principi e valori.
A che serve essere genitori?
Corriamo, altrimenti, il rischio di rispettare tutti e le privacy di tutti, ma di lasciare anche passare idee e comportamenti come quello che veleggia in questi giorni sui giornali e nel web che tutti i diritti e tutte le libertà sono sacrosante, anche quella di togliersi la vita se vecchi, soli, depressi e provati da un lutto.
E spesso la verità non è democratica.
E la democrazia è anche coraggio.
Bene, dopo 5 anni di rappresentante di classe e 2 anni di rappresentante di plesso scolastico e di consulta dei genitori, adesso vi dico la mia.
Non servono.
I rappresentanti non servono, sono figure messe lì perchè sono previste.
Quante cose servono in una scuola e non ci sono.
Bisogna solo sperare vi siano dei maestri “pilastro” come il nostro che sanno fronteggiare le varie situazioni e poi…
Attenti a non commentare o criticare l’operato dei vari docenti altrimenti i bambini sono fritti.
Non servono a nulla Greta.
E poi…..
Basta scuse, gente che scappa, siamo penosi noi le nostre scuse le nostre facce di bronzo….
Mamma mia quanto siamo penosi…
Cari genitori,
il problema centrale resta sempre la “responsabilità”, si proprio lei, tanto elusa dalla pubblica amministrazione, che solo se messa alle strette attiva la routine dell’impossibile ricerca del vero responsabile.. una ricerca che per la maggior parte delle volte ci porterà un responsabile astratto, come un ministero per esempio, anche se sappiamo perfettamente che è quel dipendente che ci ha causato il danno.
Sappiamo, grazie a 50 anni di politica affarista che assumersi una responsabilità in un paese come il nostro, o in un tempo come il nostro, o in un mondo come il nostro, non ci porterà ragioni, stima, appprezzamenti o ringraziamenti, in un paese dove si cerca sempre il responsabile che non si troverà, dove chi si assume tale rischio, dovrà sobbarcarsi la responsabilità di un collettivo lavorativo o scolastico, perchè mai un genitore dovrebbe farsi carico di una responsabilità diversa da quella degli altri membri di una classe?
Riflettiamo sui perchè della crisi, su i nostri silenzi, su quanto egoisticamente ci teniamo fuori dai problemi degli altri o ci fregiamo come santi il capo perchè siamo religiosi o al contrario ci sottraiamo dall’altruismo umano in virtù di un ateismo mai fino in fondo compreso… Siamo cittadini, genitori, lavoratori, studenti, pensionati, bambini, molti di noi sono stati tutto ciò, molti di noi non lo saranno mai, allora perchè investirci di un ruolo diverso da quello che ci fa più comodo? …
Pensiamo ogni giorno alla nostra felicità e chiediamoci, tutto questo ci rende felici? e se la risposta non vi piace allora provate a pensare questo: l’uomo triste e infelice vive lo stesso tempo dell’uomo gioioso e felice.
Prendiamoci la responsabilità di vivere insieme le nostre vite, come un vero popolo e forse avremo, per la prima volta, scritto la carta costituzionale del nostro paese.
Giusto Roberto sono completamente d’accordo con te.
Giusto.
Scrivimi le tue idee mi interessano.
Grazie.
Caro Folletto,
possiamo scriverle noi le nostre idee, possiamo creare il romanzo delle nostre vite, delle nostre passioni lasciando una traccia elettronica per i nostri figli, per rivedere, chissà quando, insieme a loro quello che noi, alla loro età pensavamo, ma serve farlo serenamente, con sincerità. Ognuno di noi nasce con un’attitudine, per dirla in termini pratici, c’è chi nasce filosofo, chi comandante, chi legionario e chi artigiano o contadino, ma tutti devono rispondere sempre a qualcuno più in alto di loro, anche gli atei hanno un dovere nei confronti di loro stessi per non vedere sciupata la propria esistenza..
in virtù di cosa ti dico questo? Ho due figli, pensa che il più grande ha 3 anni e mezzo, ebbene, non lascerò che un default nazionale o internazionale possa mettere a rischio la vita dei miei figli, sono abituato ad impegnarmi con ogni strumento per raggiungere un obiettivo e, in cuor mio, sono certo che molti lo stanno già facendo, non voglio arrivare ultimo quando alzeremo in alto le lance per il primo urlo di vittoria.
Se credi che il cambiamento sia impossibile, saprò dimostrarti il contrario….
Per Anna
Mi riallaccio al tuo ultimo commento per ammettere che quel timore di esprimere la propria opinione, di rischiare la critica di chi dissente è molto presente nelle persone che conosco e anche in me. Assisto sistematicamente a discussioni trattenute dove la maggioranza teme di essere contradetta e nel dubbio si ritira nel silenzio. Non credo manchino nuove idee ma credo manchi il coraggio per esprimerle.
Per Roberto
Leggo con piacere che c’è ancora chi crede nel riscatto e che intende agire e non rimanere in attesa che gli eventi condizionino la sua vita senza fare nulla.
Mi piace l’idea di lasciare una traccia dei miei pensieri più sinceri e ritengo che questo mio scrivere, a volte solo in forma privata, abbia proprio questo intento.
Caro Roberto io nutro la speranza su un forte cambiamento ma non senza impegno e a volte sacrifici. Non mi aspetto che arrivi dagli altri ma lavoro perchè in primo luogo avvenga in me.
Ringrazio tutti voi che avete pubblicato e avete condiviso le vostre idee.