Vedo il sole dalla finestra della biblioteca e lo sento caldo e piacevole sulla mia pelle mentre nuoto negli occhi profondi e puliti di Marco, che sta studiando con me. Come sempre a rovinare momenti così piacevoli interviene lo squillo del telefono. Rispondo contenta perché è Chiara, la mia amica d’infanzia, cresciuta nel mio stesso paesino dove con me ne ha fatte di cotte di crude e di bruciacchiate. La saluto con entusiasmo:

“Hey, giovane come stai?”

“Bene.”, avverto subito che la sua voce è turbata, come quando le va male qualcosa a lavoro o ha problemi col fidanzato, anzi, forse è più depressa di altre volte.

“Mi fa piacere sentirti, mi manchi un sacco in questo periodo!”

“Miche, devo dirti una cosa.” risponde Chiara con tono da funerale.

“Spara, sono pronta a tutto!”, rispondo in modo un po’ cretino per cercare di sdrammatizzare, conosco bene Chiara e so che a volte si abbatte per dei banali incidenti di percorso, comunque sono abituata ad ascoltare ogni suo sfogo anche perché è una delle poche persone di cui mi fido sul serio, oltre ad essere la più folle ed estrosa del mio gruppo di amici.

“Ecco Michela… la tua mamma e tua nonna hanno fatto un incidente con la macchina”.

Respiro. Vedo poco, quasi nulla, come se mi trovassi in un’ampia camera bianca tutta vuota, sospesa a mezz’aria. Cerco di aggrapparmi ad una corda, che scende giù chissà da dove:

“Che significa? Quando? Dove? Com’è successo? Chiara se è uno scherzo dimmelo subito e ti perdono, dimmelo se è una delle tue maledette cazzate, dimmelo subito!”.

Purtroppo la corda cui vorrei attaccarmi è logora e sottile, deve anche essere assicurata ad un gancio arrugginito a giudicare dalle successive parole di Chiara:

“Michela, stai calma, non fare scemenze.- sta piangendo a singhiozzi e non capisco bene quello che cerca di dirmi – è successo poche ore fa sulla statale, vicino a casa tua.”. Le sue parole si mescolano al piano e nel frattempo io scatto in piedi e comincio a muovermi furiosamente tra le scrivanie di legno: “Chiara, cazzo, smetti di piangere e dimmi cos’è successo, sono i miei genitori, non m’interessa il chilometro in cui è successo lo scontro, voglio sapere come stanno!”

Come faccio a parlare così non lo so, forse perché ho un disperato bisogno sapere e di agire.

Mentre ascolto Chiara che piange e mi racconta cercando di farsi capire ho la sensazione che tutto ciò che mi circonda stia diventando asettico, come se di colpo i colori stessero svanendo insieme alla struttura e al pavimento. Cerco un appiglio, roteo gli occhi, ma non ci sono più le basi, né ganci da cui potrebbe pendere qualcosa.

Chiara.

Chiara mi ha chiamato, ha interrotto la mia vita e l’ha annullata. Chiara ha distrutto anche la sua vita, non solo la mia.

Marco, il mio ragazzo, non ha capito nulla di quello che ci stiamo dicendo, ma vedendomi stravolta mi ha preso e mi tiene tra le braccia. Penso che sia dolce è caro, però in questo momento non voglio aiuto, mi libero e rimangio sola col telefonino appoggiato all’orecchio, senza dire nulla a Chiara. Dopo qualche secondo rinsavisco e con voce rauca la saluto: “Parto subito, sarò lì tra un paio d’ore. Cerca di stare tranquilla, ti prego.”

Senza volerlo sto usando un tono duro, troppo diverso dal mio modo di parlare leggero e gentile.

Mi volto e in mezzo al bianco vedo ancora la finestra e il fascio di luce che vi passa attraverso. Adesso, però quel sole che prima mi scaldava mi acceca.

“Marco devo partire subito!”.

 

 

Due anni dopo non smetto ancora di sorprendermi circa gli eventi di quel giorno.

Mia madre e mia nonna erano uscite di casa in macchina per venirmi a trovare a Siena dove studio all’università.

Questo me l’ha spiegato mio padre circa un mese fa, quando ha ricominciato a parlare.

Da quando ha perso la madre e la moglie ha pronunciato solo monosillabi e non solo a causa del dispiacere e del forte shock. Il vero motivo è un altro, difficile da accettare per me che gli sono comunque grata per aver trovato il coraggio di rivelarmelo.

Mia madre l’aveva scoperto a letto con un’altra, una ragazzetta che ogni tanto faceva le pulizie a casa nostra e cui venne voglia di fare anche altro. Prima di contattare gli avvocati per la separazione e il divorzio, mamma decise di avvertirmi e di parlarne con me. Per questo era in macchina alle due di notte, quando Chiara l’ha preso in pieno con la sua guida sprovveduta. Chiara, infatti, ha sorpassato l’auto che aveva davanti alla sua, senza curarsi della striscia continua e pensando di andare ad una velocità abbastanza alta da farcela senza problemi con l’auto che veniva nel senso opposto. Anche mia madre però non andava nei limiti e lo scontro è stato forte. L’airbag è stato una protezione sufficiente per la vita della mia giovane amica che se l’è cavata con una contusione.

La vita è fatta di tanti eventi concatenati in modo buffo, pittoresco e, talvolta, atroce.

Stavolta il caso ha voluto che la mia migliore amica uccidesse le due persone cui tenevo di più.

Risultato: io e mio padre non riusciamo a stare sotto lo stesso tetto perché c’è troppo da perdonare, Chiara non riesce a perdonarsi e io non riesco più a stare con lei, anche se mi rendo conto che non l’ha fatto apposta.

Gli appigli e il pavimento non riesco più a vederli, ma il sole, debole, lo vedo ancora. Non sento più il suo calore, ma non ne sono accecata. Sono sicura che presto un suo raggio mi fornirà un appiglio.

 

3 pensiero su “Eclissi”
  1. Non so che dire, se come mia abitudine mi limito a commentare il racconto, é scorrevole, scritto bene, una capacità di descrivere il dolore senza venirne sopraffatta. Non so se é una pagina del tuo diario, spero di no, anche se il dolore che traspare, mi sembra prtroppo vero, troppo.

  2. NO. non è tratta dal mio diario (lo preciso anche per correttezza verso mio padre! ;-D ) anche se devo ammettere che l’amica è vagamente ispirata alla mia amica d’infanzia. Per il resto mi è venuto in mente un pomeriggio mentre correvo e non volevo nemmeno caricarlo perchè mi mette un po’ di tristezza…

  3. carino mi è piaciuto.
    un po’ da telenovela televisiva la concatenazione di coincidenze, ma a volte la vita nel caos ci suggerisce forse un punto di vista meno egogentrico.

    quattro stelle

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