Gina aveva tre figli.
Il marito lavorava in fabbrica e lei faceva le ore da una signora molto ricca: la contessa Leporati.
I figli di 4, 6 e 7 anni erano la gioia della famiglia ma era duro andare avanti anche se, con tanti sacrifici mamma Gina e papà Franco non avevano mai fatto mancare niente ai tre monelli.
La contessa Leporati poi, aveva sempre fatto la sua parte aiutando Gina, senza esagerare è vero, ma in ogni caso dimostrandosi sempre interessata quasi affettivamente alla famiglia di Gina.
I giorni trascorrevano tutto sommato sereni.
Una mattina di ottobre Gina aveva appena accompagnato i figli a scuola e si affrettò con passo svelto per raggiungere la villa della contessa quando incontrò Beatrice.
Era una sua vecchia amica, una brava donna a cui la vita aveva riservato più fortune rispetto a Gina.
Un marito direttore in banca, una vita agiata e lei che non aveva voluto avere figli era responsabile di un importante negozio di tessuti.
– Ciao Gina, che piacere vederti.
– Beatrice ciao, scusa ma sono un po’ di corsa e…
– Ti rubo solo un attimo. Ti va di venire al ballo dell’Accademia Classica domani sera? Ti avrei cercato stasera ma visto che ti incontro adesso……..
– Sarebbe bello ma sai che non posso, cioè…… non ho neanche niente da mettermi per una serata di gala, e poi……. no…. grazie.
– Gina non dire scemenze, per il vestito sai che non c’è problema ti presto quello di campionario in tessuto rosso: sarai bellissima e anzi… se vuoi esagerare chiedi alla tua contessa un consiglio e magari fatti prestare uno di quei magnifici collier che sfoggia sempre con eleganza.
– Ma no, cosa dici e chi se la sente. No. Grazie Beatrice.
– Va bene comunque se cambi idea ci troviamo alle 21,30 domani sera davanti all’Accademia Classica. Ciao cara e………….. a presto.
Appena giunta a casa della contessa Gina cominciò a rimuginare perché una sera di svago le avrebbe sicuramente fatto bene. E dopo vari pensa e ripensa si decise:
– Signora contessa mi hanno invitata ad una serata all’Accademia Classica e…
– Ma è magnifico – la interruppe la contessa – ti divertirai un sacco. Conosco quell’ambiente ed a quella serata che si tiene ogni hanno, ci sono andata fino a due anni fa poi da quando è morto il mio povero marito non ho più partecipato.
– Si, lo so signora contessa è sicuramente magnifico ma ho un problema: una mia amica mi presta il vestito ma purtroppo non ho nessun gioiello da indossare così ho deciso che non…..
– Vieni con me – di nuovo la interruppe la contessa e prendendola per mano apri un cassetto del mobile a parete. Un cassetto pieno di gioielli. Estrasse un bellissimo girocollo e lo diede a Gina. – Per tutta la serata sarà tuo, poi me lo renderai con calma, non ti preoccupare.
Gina accettò, andò al ballo e si divertì veramente tanto perché Beatrice era veramente una donna esplosiva. Riuscì anche a bere bue bicchieri di champagne.
La mattina dopo Gina si svegliò e come tutte le mattine stava per accompagnare i figli a scuola quando si ricordò del girocollo: era sparito o forse lo aveva perso fatto stà che non lo trovò in nessun posto in tutta la casa.
Cerca e cerca ancora, l’affanno arrivò alle stelle ma del girocollo neanche l’ombra.
– E adesso cosa dico alla contessa – pensò fra sé e sé.
– Non posso fare questa figuraccia, non posso proprio.
E così a mezza mattinata usci ed andò dal gioielliere. Proprio lì in vetrina vide un girocollo uguale a quello che aveva smarrito che costava………….. 84 stipendi del marito. In preda ad una crisi isterica non ci pensò due volte acquistò il gioiello a rate e lo restituì alla contessa.
Gli anni passarono e per Gina furono anni durissimi perché per pagare quel debito si spaccò la schiena senza sosta. Solo sacrifici, sacrifici ed ancora sacrifici.
Ma riuscì a farcela.
Proprio il giorno in cui finì di pagare il suo debito Gina disse alla contessa
– Signora contessa, stasera c’è di nuovo la serata all’Accademia Classica. Si ricorda tanti anni fa quando mi prestò il girocollo?
– Certo Gina, ricordo benissimo hai di nuovo bisogno del gioiello?
– No Contessa, a pensarci bene se dovessi perderlo non saprei proprio come fare a ripagarglielo.
– Puoi stare tranquilla Gina – replicò la contessa – quel girocollo è una perfetta imitazione e non costa più di una buona scatola di cioccolatini. Quello vero lo tengo da più di vent’anni nella cassetta di sicurezza in banca.
A quel punto un gelido senso di malessere scosse il corpo di Gina che riuscì solo a sedersi per non cadere stravolta a terra ed i 7 anni di fatiche le scivolarono davanti come una valanga impazzita.
Povera donna, proprio non si meritava tutto ciò!
E’ proprio vero! A Firenze si dice: agli zoppi, grucciate…! Scherzi a parte, mi è piaciuto, bravo, ciao. Sandra
Ehi, ma questa è l’edizione 2000 di una novella di Maupassant!
Forse è proprio vero che l’Uomo resta costante nel tempo….o che i grandi scrittori lasciano tracce nella nostra memoria.