Torsoli di mela, fazzoletti e almeno quattro cartoni di succo di frutta alla pera, riempiono il secchio della spazzatura nella cameretta di Camilla, ventiduenne agitata ed instabile, dotata di una grande mente e di molto buon cuore. Purtroppo il caso volle che all’età di sedici anni si mettesse a guardare un film di Woody Allen e che le piacesse così tanto da farlo diventare la sua massima fonte d’ispirazione. Quell’omiciattolo dall’aspetto trasandato e dai modi viscidi, logorroico ed ipocondriaco che nel mondo reale ha assunto comportamenti a dir poco discutibili portandosi a letto la figlia adottiva, esercita su Camilla un fascino spropositato, neanche si trattasse di Oscar Wilde o di una rock star. A Camilla piace scrivere e fin da bambina si sente divisa tra quello che realmente le accade intorno, le sue evoluzioni interiori e il mondo immaginario che imperversa durante le sue notti vanificando ogni tentativo di dormire. Quando non è troppo stanca riesce a prendere carta e penna per trascrivere le sue trovate geniali; altre volte, seppur a malincuore, si abbandona ad un flusso di pensieri più o meno disturbanti in attesa che il sonno li mandi lontano, nel regno delle idee non sfruttate.

Il tempo per ricopiare i suoi scritti e per sistemarli con la lucidità del giorno la sottrae allo studio e, col tempo, comincia a scrivere anche durante le lezioni e sul posto di lavoro.

Dopo lunghe ricerche, è riuscita a farsi assumere come segretaria nello studio di un dentista, sostituendo la madre di un caro amico che è andata in pensione. Il suo compito non prevede nulla di difficile ma dopo alcuni mesi cominciano ad assegnarle incarichi un po’ più complessi che richiedono una certa cura. Sulle prime ce l’aveva messa tutta, imparando ad usare macchinari sofisticati e studiando qualche libro di ortodontica, ma in seguito rovina tutto mettendosi a scrivere le sue storie senza portare a termine nessuna attività. Così, dopo alcuni avvertimenti, la sbattono fuori con una cospicua liquidazione e qualche dubbio sulla sua sanità mentale.

Come in un film in cui Woody Allen interpreta uno scrittore le cui “creature letterarie” interagiscono con lui, riempiendo la sua esistenza di visioni, Camilla vive in funzione dei suoi parti mentali.

Senza accorgersene, comincia a scrivere la trama di una vita parallela che non assomiglia affatto alla sua e che le sarebbe piaciuto moltissimo vivere sul serio.

La protagonista è una ragazza come lei e tutte le persone con cui ha a che fare sono gentili, felici di vivere nella loro città, un luogo inventato di nome Sinceria, ambientazione di un racconto lungo che comincia a dilatarsi fino a diventare un romanzo. Man mano che procedeva con l’intreccio, si cura sempre meno dei suoi impegni, così nell’appartamento si accumulano polvere e panni da lavare, gli amici iniziano a reclamare un po’ di attenzione e il cane a fare i suoi bisogni nel vaso delle ortensie, appassite, perché Camilla non le annaffia più da settimane. Nessuno riesce a capire come mai una ragazza giudiziosa e accorta come lei si comporti in modo tanto assurdo e la maggior parte dei suoi conoscenti tralascia la questione, pensando ad una delusione d’amore, così nessuno si accorge che la ragazza è a digiuno da diverso tempo. Se ne accorge Mattia, un suo compagno di studi, un giorno in cui la incontra in banca per pagare le tasse universitarie.

“Sei talmente pallida e magra che faresti paura a Dario Argento!” commenta dopo aver dato un’occhiata sbalordita a Camilla, persa in un vestito troppo largo per lei.

“Grazie, anche tu hai un bell’aspetto!”, risponde Camilla con un’ironia un po’ fiacca.

“Sul serio, che ti è successo? Non ti si vede più in giro, ti hanno assunta a tempo pieno?” chiede Mattia, sinceramente preoccupato.

“No, anzi mi hanno licenziata qualche mese fa, ma no ho avuto lo stesso tempo di venire in facoltà. In effetti sono rimasta indietro di qualche esame ma spero di rifarmi con la sessione estiva!” ribatte Camilla, con la voce meno convinta che Mattia abbia mai sentito. Mattia si accorge anche che la sua amica non ha molta voglia di approfondire l’argomento, così non le chiede altro ed evita di chiamarla nei mesi seguenti, quando nota la sua assenza a tutte le sessioni d’esame.
Il venti novembre 2006 legge di lei sulla “Stampa” e su tutti gli altri quotidiani che compra quel giorno per aver conferma di quello che vedono i suoi occhi, stampato sui titoli di cronaca.

Il sogno di Camilla era di veder pubblicato il suo libro e i suoi scritti, non aveva mai aspirato a far comparire la storia della sua vita sui giornali. Nel cuore di quell’autunno mite e soleggiato, invece, i giornali parlano a lungo di lei, mettendo in azione un giovane e facoltoso editore che pubblica il suo romanzo e una raccolta dei suoi racconti. In un certo senso il desiderio di Camilla si è avverato. Chiunque, tuttavia, dopo un buon successo, vorrebbe continuare il suo cammino.

Per Camilla invece il trampolino di lancio funziona al contrario e la conduce verso un violento schianto.

In pochi mesi la sua unica compagna, silenziosa e nascosta, l’ha distrutta risucchiandola nel nulla.

Quasi nessuno sta accanto a qualcun’altro senza chiedere qualcosa in cambio; l’anoressia ha preteso tutto da Camilla e ha lasciato solo il suo ricordo insieme alle pagine che ha riempito di parole.

 

2 commenti su “Torsoli di mela e fazzoletti”
  1. Ironico e simpatico all’inizio, triste e drammatico nella parte finale, così come a volte, lo é la vita.
    Mi é piaciuto. Ciao. sandra

  2. ammiro la creatività che metti sempre nelle tue storie continua sempre a scrivere… sempre sempre…

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