Tra le braccia freschi fiori e biondo grano,
porto vento che ha odòr di feromoni,
rossi frutti tra le ossa di una mano,
e nell’altra nere nubi, lampi e tuoni.
Entro in casa senza annuncio e senza invito,
quel che prendo poi devo ridare,
la mia voce sono il gèmito e il vagito,
il mio moto è da sempre circolare.
Dalle ossa mi sgorga vita nuova,
inquieta la mia macabra bellezza,
sòn l’inizio e l’ultima tua prova,
sòn l’ignoto e la tua unica certezza….
Siamo abituati a veder cantare la Vita, ma esiste anche la Morte. Quella magra Signora vestita di nero che non piace a nessuno e che ognuno spera di conoscere ….magari, Mai.
Eppure, dovremmo imparare a parlarne.
Complimenti.
Sandra
Grazie, Sandra cara!…
Si, la morte, la “magra signora”, come la chiami tu… Eppure se lei non ci fosse non ci sarebbe la vita!
Comunque l’importante è “che la morte ci trovi vivi!”.
Un abbraccio e grazie ancora dei tuoi, sempre, confortanti commenti.
Mi colpisce leggere questa filastrocca, una ripresa dell’idea della “vanitas vanitatum” che riprende quel “ricordati che devi morire” di passata e trascurata memoria.
In un’epoca in cui l’immortalità è il mito e il desiderio più grande, ricondurci all’essenzialità della realtà umana, più che squisitamente macabro è in fin dei conti realistico.
anna
Anna, grazie!…
Come si dice: la morte è l’unica certezza che abbiamo; possiamo lottare per far si che arrivi più tardi possibile, ma alla fine però, purtroppo arriva sempre.
Un saluto e 5 stelle.
Bella. Buona rappresentazione di un argomento ostico da trattare. Cari saluti. QS-TANZ.
Si, cara Lucia, la morte fa paura, perchè, io penso, è un mio modestissimo parere, noi umani abbiamo paura di vivere la Vita!
Grazie, Qs-Tanz. Cari saluti anche a te!