È di te che voglio parlare
di occhi indagatori e ammaliati
del sorriso caldo e accattivante
e di mani con dita affusolate
che suonano ipotetici strumenti.

E’ di te che voglio parlare
del petto imberbe e delle spalle larghe
di fianchi stretti e piedi giganti
e della carne viva
sotto ai muscoli guizzanti.

È di te che voglio parlare
(di quello che vedo oltre)
oltre alla lingua che inumidisce le labbra
fra il caldo e l’umido dei sensi
– oltre – i candidi denti
– oltre – il tocco casuale del ginocchio
– oltre – il casto bacio un po’ troppo dietro l’orecchio.

E’ di te che voglio parlare
del tocco leggero
dello sfiorare adorante
del desiderio evidente
e di come, sconvolgi fermezze.

E’ di me che voglio parlare
di come di te mi inebrio
mi perdo fra fantasie proibite
di come ti agogno in attesa di un gesto
o del vino che versi su sensi infuocati

E’ di me che voglio parlare
di come ti voglio
e come adesso sarebbe stupendo
aprirmi a te, lasciarmi andare
di come invece ti blocco la mano
– perché ai tuoi anni – non voglio far male.

Irene_enerI

 

5 pensiero su “E’ di te che voglio parlare”
  1. Poesia accattivante e melodiosa che ben descrive l’incertezza, il conflitto fra richiamo dei sensi e ragione, che si interroga sin dove può spingersi il giuoco dell’amore. Tema difficile trattato sapientemente e con gran sentimento.
    Brava.

  2. Potrei scrivere 10 tomi da mille pagine sulle storie delle mie donne, sul contatto e sulle sensazioni fisiche ma, non è questa la poesia, ne la letteratura. A quanti può interessare che il tuo uomo abbia dita affusolate, muscoli, spalle larghe e che probabilmente suona un qualche strumento? Bhe se era di lui che volevi parlare potevi dirglielo a quattr’occhi e risparmiarci la lamentela! Scusatemi se sono schietto ma mi piace scatenare sensazioni forti non quelle lette e rilette….

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