Ma che imbecille! Non ha trovato niente di più originale che un giro al centro commerciale. Vent’anni di matrimonio, così ha intenzione di festeggiarli. Che imbarazzo, m’ero messa in tiro convinta di andare a festeggiare chi sa dove, avevo sperato persino in una serata romantica e ora mi ritrovo imbustata in calze a rete e minigonna, qua al centro commerciale, sfido io che mi guardano, io credevo di fargli una sorpresa, che vergogna!
L’imbecille non si è nemmeno accorto del da fare che mi sono data per perdere tre miseri chili per essere più bella. Lui dice che gli piaccio comunque anche grassa, ma comincio a non crederci. Lo vedo come le guarda quelle sgallettate che gli zompano davanti. Ma lui dice di amare solo me eppure il fatto di festeggiare il nostro anniversario di matrimonio al centro commerciale non mi sembra molto romantico. I tacchi cominciano a farmi male e solo adesso mi sento ridicola a trotterellare dietro a lui cercando di schivare la folla ma la mia mole me lo impedisce.
Le vetrine sono impietose: ovunque mi giri riflettono il patetico tentativo di una donna di mezza età in enorme soprappeso di essere sexy. Sono stanca, accaldata; lui finalmente si ferma ad adulare una vetrina di telefonini e io dietro di lui respiro affannata. Finalmente si volta, mi guarda ma non mi vede. Si avventa su un’altra vetrina ed io tento lo scatto per afferrargli il braccio; nella torsione un tacco cede e io cado gambe all’aria. Le parrucchiere anoressiche si precipitano fuori dal negozio cercando di aiutarmi, vano tentativo. Non riesco più ad alzarmi; i piedi slittano uno dopo l’altro nel frenetico tentativo di trovare aderenza al pavimento. Il barista gira l’angolo, non mi ha vista, inciampa e gli cade il vassoio con la minerale e i due caffè mi finiscono addosso, lui mi finisce in grembo a mo’ di scena erotica, le sue scuse si perdono nella confusione della folla che si accalca a vedere la cicciona che è caduta con il cameriere fra le cosce. Un bambino mi fissa continuando a gustare imperterrito il suo leccalecca, persino i pesci rossi si radunano per fissarmi. Solo il giornalaio, un grosso uomo, simile a me nella stazza, riesce a restituirmi un precario equilibrio.
Piango già da un po’ senza accorgermene e il rimmel mi riga la faccia (vetrine impietose!), la folla rimane, curiosa e sghignazzante. E quell’idiota è lì attaccato a ventosa ad una vetrina di computer. Quando finalmente mi avvicino a lui zoppicante, distrutta anima e corpo mi dice: “Ma hai sentito quel rumore là fuori? Chi sa cosa è successo? Ba!”
Molto ironico, spiritoso e ben scritto.
Brava.
Un saluto.
Sandra
Non è successo niente!
Lui sta pensando che una persona di cui non gli importa niente ha subito un’umiliazione che non lo riguarda.
Del resto, se una lei qualsiasi permette ad un lui qualsiasi di trattarla così e si riduce, cicciotta e anzianotta qual è, a viaggiare in calze a rete e tacchi alti a metà pomeriggio, cosa può importare al mondo se le capita di essere derisa da tutti?
Tutto questo potrebbe essere una frittata rivoltabile pensando a quegli uomini-zerbino che accondiscendono a femmine volgari che li usano come polli da spennare.
Brava, Francesca!
Ci hai fatto riflettere.
Ad alcuni non capitano le cose per caso, ma perchè se le sono cercate…
Causa ed effetto.
È dura da accettare, ma vera!
a.
Una maschera, un filo d’amara ironia e si possono dire le cose più terribili.
Grazie per la lettura e per i complimenti.
Abbracci!
Allargherei un poco l’obiettivo e così facendo penso che fotograferei molti attimi di vita in comune …
Quante volte si passa inosservate agli occhi di compagni placidamente adagiati nel divano del matrimonio?
Quante delusioni da uomini che ci leggono come fossimo la gazzetta dello sport, distrattamente e solo per poterne parlare con gli amici, anzichè metterci il cuore come con un sonetto shakespeariano….
Si diventa un complemento d’arredo con il passar del tempo e se qualcosa ci ferisce …che ci pensino altri a sollevarci ….
Quanto altro da questo racconto Francesca …..ma meglio limitarsi a 5 stelle e un “fantastica come sempre”.
ICE, i tuoi commenti per me sono sempre pieni di entusiasmo e io li assorbo facendone nutrimento.
A volte nella vita matrimoniale, magari senza accorgersene, si finisce col vivere due realtà diverse o perché si matura una personalità incompatibile con quella del coniuge o perché i sogni cambiano mire lungo il percorso o per chissà cos’altro. Anche rendendosene conto, spesso si preferisce non vedere, così il malessere che serpeggia fra i due si trasforma in sofferenza, dolore, assenza. Chissà cosa farà la protagonista del racconto uscita dal centro commerciale, chissà con quali occhi vedrà ora suo marito. Di sicuro ora “vede”, i suoi occhi ora non vogliono più nasconderle la verità.
Se è la descrizione di una vita di coppia, e nella realtà sono molti i casi, è dura da commentare. Alle volte la fantasia si fonde con la realtà, allora meglio non commentare. Se devo dare un voto ti dico brava per la descrizione e brava per la scrittura.
Grazie Stefano.
E’ un racconto, solo un racconto. Certo sfrutto delle sensazioni, costruisco attorno a stati d’animo ma è solo un racconto.