É ancora nel mio armadio, l’unico pezzo d’infanzia che ho portato con me. Oggettivamente è bruttino, gli manca un occhio e se n’è visto incollare uno preso non so dove. Il suo pelo è di un caldo marrone, ha le palme delle zampine di un giallo scuro. Le sue orecchie piccole e morbide sono state veramente tormentate. Il naso, una pallina nera, sta per cadere ma si regge con ostinazione ad uno sputo di vecchia colla. L’accenno di bocca è a forma di goccia rovesciata, di un rosso vivace.
É generoso negli abbracci. Nascosto sotto i maglioni che non uso mai, spesso tira fuori una zampina per dire che è ancora lì. Allora, vergognandomi immensamente, quando sono sola lo tiro fuori dall’armadio, gli tormento un po’ le orecchie e l’abbraccio. Quando lo ripongo so che è più felice e che mi aspetterà paziente.
Devo dire che è un buon orsetto, un buon amico, un ottimo confidente. Mi è stato raccontato che l’ho voluto fortemente, non posso ricordare, ero troppo piccola, che l’ho scelto fra tanti altri giocattoli, che è stato amore a prima vista per quel semplice orsetto a dispetto di altri giocattoli nella stessa vetrina molto più vistosi e attraenti. Lo stesso istinto lo sento riaffiorare quando scelgo le persone da accogliere nella mia vita, quelle che non vorrei mai lasciare andare.
Durante i temporali era segretamente nel mio lettino, millantavo così un coraggio che non ho mai avuto. Ha subito parecchi attentati, poverino. Alla nascita di mia sorella ha cominciato a temere per la propria incolumità e non a torto. Non sempre sono stata in grado di difenderlo. Lui è stato molto più protettivo di me.
Bel racconto… piaciuto, ha il sapore nostalgico del bel tempo andato e quello è un tema a me caro. ciaociao
Quel bambino che è in noi, giustamente, ogni tanto esce a ricordare chi siamo stati e chi siamo.
Le coccole poi… non conoscono limiti di età.
Un saluto.
sandra
Gli armadi sono province di quello Stato meraviglioso che e l’Isola Che Non C’è dove ogni adulto si sente bambino e ritrova il meglio di sé.
Leggerti è sempre piacevolissimo e …
Salutami l’orsacchiotto!
a.
L’orsacchiotto ringrazia voi tutti per questo momento di protagonismo e vi fa ciao ciao con la zampina.
Un grazie anche da parte mia
Un racconto davvero molto tenero!
Se i nostri giochi d’infanzia potessero parlare, chi sa quante volte ci chiederebbero il perché all’improvviso li abbiamo lasciati soli.
Complimenti e 5 stelle.
Molto tenero, un racconto che ci rende famigliare il tuo orsetto, una punta di nostalgia per quel che è stato affiora, rendendo ancora più bello il racconto.
Grazie….
Ha ragione chi scrive che abbandoniamo i giochi. La mia bambola che dormiva con me ogni notte per tranquillizzarmi e allontanare gli incubi dell’incidente, è ancora con me, e quando l’abbraccio, non riesco a trattenere le lacrime. Qualcosa da cui non potrò mai separarmi, un amore che mi ricorda quanto grazie a lei, mi sia sentita rassicurata, una cosa che né dottori, né genitori poterono fare.
Gigliola