La desolazione che tutto avvolgeva mi permise di scivolare lentamente tra quelle serene colline che tentarono, con spontanea naturalità, di placare la forte agitazione che recavo dentro di me.
Non impiegai molto per arrivare sino al cartello di legno che indicava la mia destinazione, cosicché preferii accostare l’auto sul bordo della strada per continuare per la mia via a piedi.
Mentre camminavo sul percorso sterrato, gettai lo sguardo sul cielo azzurro che sovrastava quel paesaggio incantevole, poi non potei fare a meno di soffermarmi sulle viti che tutto attorno adornavano la terra.
Ormai poche e vizze ciocche d’uva erano rimaste appese, così come raspi sparsi che mi indicarono che l’ultima vendemmia era stata conclusa ormai da giorni e giorni.
Quando il vecchio casolare mi apparve dinnanzi, ritirai fuori dal taschino quella lettera che mi aveva indirizzato sino là in modo alquanto corretto.
Un rivolo di sudore attraversò il mio volto freddandosi alle leggere folate di vento, che a tratti soffiavano sotto il tiepido sole di quella giornata non ancora tipicamente autunnale.
Il vecchio casolare sovrastava solo in parte le terre che attorno lo circondavano, trovandosi su di una collina non troppo alta.
Salii i pochi gradini che mi recarono dinnanzi al grande portone dal legno intarlato, poi spinsi un’anta con entrambe le mani cercando di spalancarla il più possibile sperando che la luce rischiarasse il buio androne.
Ma la fitta oscurità non si fece penetrare più di tanto, infatti pensai di rileggere le ultime righe della lettera prima di immergermi nell’ombra più completa.
Non riuscii a notare niente di particolare attorno a me, altro non pensavo che a raggiungere gli scantinati, o per meglio dire la cantina di quella immensa casa.
D’un tratto mi resi conto però dei forti odori che mi stavano cullando tra quelle mura; quasi una miscela intensa tra profumi atavici di una casa secolare, e aromi di un mosto giovane che ne impregnava l’intera aria.
In un solo respiro sembrava di essere attraversati da passato e presente nello stesso attimo, come se coesistessero nello stesso luogo al di là del tempo che scorre indelebile.
Non impiegai più di tanto per trovare le scale che conducevano sin nelle cantine, e fortunatamente riuscii a rintracciare, con le mani, il vecchio interruttore in porcellana che dette vita ad una fila di lampadine dalla luce alquanto gialla.
Mi ritrovai sotto bellissime arcate di mattoni rossi, contornato da grandi botti che sembravano essere state costruite appositamente per quella immensa cantina.
Mi spinsi oltre quasi inebriato dal forte e piacevole odore del vino che come uno spesso velo ricopriva ogni cosa, compreso me stesso in quei momenti.
L’agitazione che poco prima mi aveva accompagnato in quei luoghi sembrava esser sparita nel nulla, o ancor meglio dire sostituita da una pace interiore rilassante e piacevole.
Respirai forte l’aria lasciandomi attraversare completamente dall’odore di quel vino che ancora non avevo visto.
Il vino, da sempre ne ero stato attratto, affascinato, quasi fosse una sirena ammaliante che tentava di farsi conoscere profondamente.
E proprio in quel momento mi parve di stare tra le sue braccia pronto ad essere cullato e baciato come mai prima di allora.
Afferrai per il manico una brocca di vetro trovata capovolta sul bordo di uno scalino, poi mi avvicinai al rubinetto di una botte che cigolando legnosamente rilasciò gorgogliando quel nettare che conservava al suo interno.
Quasi indescrivibili l’essenze fresche di quel vino così intensamente rosso, per non parlare del sapore nel quale la mia bocca si immerse rapidamente.
Quella sirena mi aveva dolcemente baciato lasciando sulle mie labbra intensi e profumati aromi che altro non poterono che conquistarmi.
Portando quella brocca in mano avanzai sino ad arrivare là dove una miriade di bottiglie riposavano per trovare nella maturità il giusto sapore da donare ai gusti più esigenti.
Senza che me ne accorgessi, le mie gambe furono fermate dal bordo di un tavolo che si trovava al centro del camminamento, e proprio sul suo piano si trovavano quattro bottiglie in fila ed un foglio ripiegato.
Tre diverse etichette per altrettante bottiglie, mentre una solamente nuda da qualsiasi insegna.
Afferrai il foglio per leggere con curiosità ciò che sopra vi era scritto:
“Tre diverse bottiglie, con tre diverse etichette e tre diversi nomi di vino; ogni bottiglia rappresenta una generazione partendo da mio nonno passando da mio padre per giungere sino a me. Ma adesso è nato un nuovo vino, una nuova bottiglia che non reca né etichetta né nome, ma che rappresenta la tua generazione, figlio mio.
Il vino della nostra vita proprio come il nostro sangue, a te spetta adesso portarlo innanzi, dargli figura e nome.
Quella nuda bottiglia attende d’esser battezzata, ed il suo vino attende le tue labbra.
Caro figlio, il tempo in questa cantina non esiste, il vino che hai dinnanzi ne è la prova!”

Nota: N.d.A – Da concorso SantaMArgherita 2006 Errol Falbo

 

Un commento su “Novella Eredità”
  1. Splendida penna, sei riuscito a trasmettere le emozioni che prova il protagonista.

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