Una frase ormai lontana nel tempo, parole del passato ma ancora vive nella memoria, una promessa fatta quasi per gioco e quasi per amore farà di me un assassino.
Stavamo passeggiando sul lungo mare, non ricordo di quale città, mano nella mano e cuori intrecciati, una rossa luna stava sullo sfondo, una leggera e piacevole brezza scompigliava i nostri capelli. Si parlava di tante cose, della vacanza, di scarpe, del futuro, di rane, degli amici, del lavoro, di api, poi Sara si fece seria, rimase in silenzio, non mi disse come mai ebbe questo repentino cambio d’umore e fece:
– mi devi fare una promessa
– credo sia un po’ presto per queste cose. Risposi io
– non sto scherzando, promettimi che se mi dovesse succedere di cadere in coma, e di diventare come un vegetale promettimi di liberarmi. Disse stringendomi la mano
– certo, te lo prometto. Risposi
Da quella sera sono passati tanti anni, cambiate tante cose, il tempo e l’arroganza hanno diviso me e Sara, separato le nostre strade, lei maestra d’asilo e io un viaggiatore per professione e per amore…
Ebbi la notizia dell’incidente di Sara da un amico, non ci volevo credere, non ci potevo credere, un auto e troppo alcol avevano quasi ucciso una giovane donna, la mia Sara era in coma.
La prima volta che la vidi scoppiai in lacrime, vederla su quel letto, con tubi e macchinari che la costringevano a vivere era una sofferenza troppo forte per me, mi avvicinai, le accarezzai i capelli e mi venne in mente quella promessa fatta tanto tempo prima, su quel lungo mare al chiaror di luna.
Ora sono qui in piedi, con una siringa in mano, entrato di nascosto in un ospedale di provincia, Sara lotta invano per liberarsi, io mi avvicino, nelle orecchie le parole di tanto tempo prima e negli occhi la morte in attesa sul volto di Sara.
Svuoto lentamente la siringa nella flebo, mi sento un assassino, devo scappare, dalla legge, dalla luce, dagli amici, dai sensi di colpa, scendo le scale di corsa mentre Sara finalmente si starà liberando da una vita troppo crudele, arrivo alla macchina, l’accendo e parto.
L’ospedale si allontana alle spalle, Sara sta finalmente riposando, e una rossa luna, proprio come quella della sera della promessa illumina la mia auto che cerca di fuggire dalla legge, dalla luce e da me stesso.
Credo si potesse scavare e regalare qualcosa in più considerata la delicatezza del tema.
Un maggior approfondimento psicologico del protagonista, attraverso un’ottica diversa o nuova, avrebbe dato al racconto qualcosa di più.
Una stella
Forse l’autore desiderava cimentarsi in un corto e tale genere narrativo, limitando il numero di battute per convenzione, porta chi scrive ad una sintesi estrema.
Certo che, come dice Cristina, solo l’aggiunta di qualche aggettivo avrebbe aggiunto pathos alla situazione e caratterizzato il personaggio narrante che corre altrimenti il rischio di apparire come un mero esecutore
Molto bello e suggestivo, ma… comunque non spettava certo all’autore spegnere le vita della protagonista. E’ molto comodo risparmiarsi una faticosa battaglia legale con questo atto vile, meschino… e soprattutto egoista: mentre rendendo pubblica la cosa si sarebbero risolti più casi, così invece solo Sara ne ha tratto beneficio se così si può chiamare…