Ti ricordi la prima volta che ci siamo baciati? Tu dicevi di non volerlo, ma io non ci credevo.
Ricordo tutto di quella sera: io ero seduta sulle tue ginocchia e avevo l’aria un po’ brilla, ma il solo essere lì con te era più inebriante di qualsiasi alcolico. Sembra un’esagerazione, ma non lo è, giuro. Ti vedo e il mio stomaco si contrae, quasi quasi ho il mal di pancia: dev’essere quello che chiamano farfalle nello stomaco.
Ma no, dai quello è banale, è per i ragazzini.
Fra di noi c’è qualcosa di più: è quando siamo insieme agli altri e tu chiami me perché guardi qualcosa sul tuo telefono; è quando siamo al bar e senza che te l’abbia chiesto mi porti un caffè al vetro; è quando siamo in giro e accarezzandomi il braccio fai strani versi perché sai che mi fa ridere; è quando mi dai appuntamento in un posto, ma poi mi vieni a prendere in motorino sotto casa; è quando camminiamo così vicini che le nostre mani si sfiorano; è quando siamo in macchina e mi abbracci in silenzio, ché tanto non importa parlare.
E’ quando siamo insieme, con i cuori vicini e le teste lontane. Nel lessico Yahgan Mamihlapinatapai è “guardarsi reciprocamente negli occhi sperando che l’altra persona faccia qualcosa che entrambi desiderano ardentemente, ma che nessuno dei due vuole fare per primo”.
Ecco cosa siamo. Mamihlapinatapai, amore mio.
Brava Chiara… molto bello il tuo testo! Non conoscevo la parola Mamihlapinatapai e quindi tantomeno il suo significato! Interessante! Ciao!
Carino il testo davvero il tuo ragazzo é dolcissimo