– Io parto! – esclamò Teodora al telefono, appena Clara rispose.

“Ovvio,” pensò Clara “la curiosona è riuscita a sapere che Eugenio e io siamo stati all’estero, e lei non vuol essere da meno, noblesse oblige…”.

A voce alta le disse:

– Scommetto che indovino dove vai!

– Sentiamo.

– Vai a Stoccolma.

– No, mia cara: soltanto tu ed Eugenio vi fermate alle capitali: Io arriverò mooolto più a nord, con una minicrociera che toccherà anche la Finlandia! In tutto mancherò quindici giorni, come si usava una volta nella buona società. Mica un week-end come fate voi!

Clara non ricordava di essere mai partita soltanto per un fine settimana: Eugenio amava i viaggi di otto, dieci giorni almeno. Non volendo polemizzare, le chiese:

– Vai con Gianni?

– No, il pantofolaio ha paura di trovare freddo!

– Non ha tutti i torti, Dora, visto che siamo già a fine Settembre…

– Ma se io sono stata in spiaggia sino a stamattina!

– Il Baltico non è il Mediterraneo…

– Clara, so bene che mi stai invidiando, ma non mi fermerai: io parto! Qui in paese sono quella che ha viaggiato di più e non perderò il mio primato! – affermò decisa Teodora. Poi, con voce più dolce:

– Naturalmente confido che la domenica inviterai Gianni per il pranzo…

“E anche per la cena” pensò Clara, sapendo che il poveretto si sarebbe rilassato, felice e contento, conversando piacevolmente con Eugenio e accettando tutte le bibite sino a quando non avesse visto una buona cena in tavola. Beh, meglio coccolare lui che Dora! Sarebbe stato più riconoscente, continuando a portare frutta e verdura dei suoi campi. E quel suo vinello speciale, vogliamo trascurarlo?

– Bene, Dora, ti auguro buon viaggio sin da ora.

– Un’altra cosa, Clara: poiché il volo è alle sei di mattina e Gianni cascherà dal sonno, Eugenio non potrebbe venire anche lui in aeroporto, per poi dargli compagnia al ritorno?

– Lo convincerò. – concluse Clara.

*          *          *

Colazione mattutina in casa Eugenio, alcuni giorni dopo la partenza di Teodora.

Clara rosicchia nervosamente carote crude e pan di segale, Eugenio spalma sul pane tostato un magnifico burro emiliano. Intanto osserva quel gioiellino di Claretta, con la sua pelle abbronzata, le labbra naturalmente rosse, le mani piccole e gli occhi grandi, e le chiede:

– Qualcosa non va?

– Niente, è arrivata un’altra cartolina di Dora, da Helsinki: dice che continuerà verso nord, fermandosi alle isole… Vattelapesca e poi entreranno nel golfo di Botnia. Credo che mi sommergerà di cartoline illustrate con paesaggi meravigliosi! E tu non mi hai fatta arrivare più in là di Stoccolma!

Eugenio la guardò con comprensione:

– Invidiosetta… etta… etta… Cara, se lei, da quella spiona che è, non avesse scoperto che noi eravamo stati a Stoccolma, certamente non avrebbe avvertito l’esigenza di imitarti e superarti. Però… se ci tenevi, saresti potuta partire con lei.

– Sì, così tu e Gianni restavate incustoditi, cari i miei pomicioni da strapazzo!

– Tesoro, ricordi quanti anni ho? E Gianni poi… mi sembra proprio sul viale del tramonto!

– Sembra! Ma ogni volta che lo nomino davanti a Sandra, il viso della bella nubile arrossisce, poi sbianca, poi il suo sguardo si perde lontano.

– Lontano nel tempo, mia cara. Comunque, a me Tea…

– Dora…

– Tea, dicevo, mi sembra una nevrotica: il golfo di Botnia notoriamente in inverno congela, e se per caso quest’anno l’inverno decidesse di mandare un assaggino in anticipo… vorrei proprio vederla, Tea, che nelle serate di Agosto a un certo punto ha bisogno dello scialle. Ci sarebbe da ridere a crepapelle!

– Ecco, sei il solito uccello di malaugurio!

– E’ solo prudenza, piccolina!

A Clara non dispiaceva essere chiamata piccolina a cinquant’anni e concluse la sua nervosa colazione soddisfatta.

*          *          *

Detto, fatto.

Qualche giorno dopo, il tempo nell’Isola cambiò: il vento girò da ponente e poi da maestrale, quindi cominciò a piovere.

Grossi goccioloni sparsi si trasformarono in acquazzoni, poi in diluvio. Il giorno seguente all’alba grandinava.

Il vicino di casa piagnucolava perché non aveva ancora terminato la vendemmia, Claretta si disperava per le olive che “stavano cadendo tutte a terra”; Eugenio colse l’occasione per smettere di lavorare e riprendere a poltrire disteso sul divano.

E Teodora? Da quando era in crociera le telefonate si erano diradate e, chiamata, risultava “irraggiungibile”, perché in mare aperto non ci sono ripetitori. Poi la televisione fece vedere il golfo di Botnia ghiacciato.

Gianni telefonò disperato perché da un po’ non riceveva notizie di Teodora. Era riuscito a contattare la nave via radio, con l’aiuto di Sandra (sempre lei!), ma il marinaio di servizio (o chi diavolo fosse) aveva risposto che “per il momento avevano altri grilli per la testa” (colorita traduzione di Sandra da un inglese distorto).

Eugenio appariva soddisfatto, invece Clara si sentì in dovere di aiutarla.

Sapete che l’effervescente consorte di Eugenio è stata anche radioamatrice? All’epoca aveva affascinato Eugenio con la sua originalità, e il malcapitato non sapeva ancora che tanta originalità gli si sarebbe rivoltata contro.

Comunque Clara rispolverò la sua apparecchiatura in disuso, sostituì il trasformatore e l’altoparlante, ricaricò le batterie, poi provò l’insieme. Quindi cercò contatti su tutte le frequenze.

– Pronto, Coda di Volpe? Sono Trottolina, ti ricordi? No, non ero morta… Ascolta, ho un’amica bloccata dal ghiaccio nel golfo di Botnia. Dov’è? Tra la Svezia e la Finlandia… Non fischiare nel microfono, cavolo! Non sai che fa male ai timpani? Per favore, mettiti in contatto con qualcuno…

Clara annotava nomi stranieri in codice ed Eugenio correva a tradurli, per evitare che la mogliettina facesse i soliti pasticci. Intanto lei s’impegnava a parlare in inglese e lui a tradurre mentalmente. Fu la volta di un radioamatore tedesco, cui Clara si rivolse più o meno così:

– Hello, Lupo della Selva Nera? Ascolta… Listen to me: I have a friend in Botnia gulf. No, no boy-friend, girl-friend. Ma che cacchio dici? Normal woman, friendeship… Help me please (Aiutami, per piacere).

E così, da un radioamatore a un altro, in un inglese sempre peggiore, Clara arrivò a “Gatto della neve”, quindi a “Marinaio del Golfo”. Questi ebbe notizie di prima mano di Teodora, che se ne stava imbacuccata in un pelliccione prestato dall’equipaggio e mangiava voracemente tutto il giorno, per difendersi dal freddo.

Fortunatamente nella nave c’era una stiva piena di Vodka “tax free”, cioè a buon prezzo, e fu riferito che la sventurata era sempre brilla, ma di buon umore e in buona salute.

Il tenero Gianni riuscì a noleggiare, a un costo enorme, un elicottero con pilota, che riportò Teodora sulla terraferma, dove fu collocata su un pullman per Stoccolma. Da quel momento in poi le sue telefonate non mancarono.

Così, in una splendida serata di un mite autunno tornato sull’Isola, Eugenio e un Gianni in lacrime di commozione andarono in aeroporto a rilevare la nobile Teodora, la quale cominciò a dire che aveva fatto un viaggio magnifico, che l’avventura era stata un diversivo gradevolissimo e che nel complesso aveva speso pochissimo.

Gianni si permise di osservare che l’elicottero era stato un po’ caro e lei lo rimbrottò:

– E chi ti ha detto di spendere tanto? Io a bordo stavo benissimo, con tutti quei wurstel caldissimi, le patate in brodo di renna e quella stupenda vodka russa! Se hai speso dal mio conto, me li restituirai a rate dalla tua paghetta settimanale.

Gianni si fece piccolo piccolo, rannicchiò la testa tra le spalle, ma sorrideva contento per aver riportato a casa la madre dei suoi figli.

Naturalmente Clara aveva preparato un’ottima e abbondante cena, ed Eugenio volle fare “un fioretto alla Madonna”, prelevando in cantina un ottimo vino di annata da abbinare alle prelibate leccornie.

Teodora, invece di ringraziare, cominciò a fare confronti tra quella cena e quelle, più prestigiose, che aveva gustato a bordo.

Il marito e gli amici le perdonarono ogni frase inopportuna, chi con amore, chi con cristiana comprensione, chi invece di malavoglia, meditando sulle varie possibilità di elaborare un valido piano per allontanare un’amica così inopportuna.

Un pensiero su “SOS dal Baltico”
  1. Vedo che condividiamo tutti amicizie odiosette…
    Complimenti per il modo in cui riesci a parlarne con levità…
    a.

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