Quella mattina Roberta aveva già dato e ricevuto amore.
Le prime luci dell’alba l’avevano vista fare l’amore nel letto con suo marito.
Non era insolito per loro amoreggiare all’alba, e Marco, l’uomo che aveva sposato da cinque anni, veterinario di quarant’anni appena compiuti, era ancora innamorato come un liceale di quella donna così femminile, dolce e determinata allo stesso tempo.
La porta si chiuse con uno tonfo e Roberta rimase fra le lenzuola color grigio perla di seta ad assaporare sopra di sé e nell’aria il profumo di Marco.
Certe volte era gelosa di tutti quei cani e gatti perché venivano amorevolmente toccati, accarezzati e curati dalle mani grandi e magre di suo marito. Certo, non le toglievano proprio niente, ma, Lui ne aveva talmente tanta cura che di tanto in tanto, suo malgrado, i ritardi della sera alla chiusura dell’ambulatorio, la irritavano.
Roberta, al momento, non lavorava, aspettava una chiamata dalla scuola media per la sostituzione di un’insegnante in maternità. La matematica le era sempre piaciuta e negli studi, come nell’amore, non aveva avuto dubbi e all’Università, si era indirizzata su matematica e scienze, mentre nella vita, aveva scelto Marco, da sempre.
Si alzò dal letto pigramente, sbadigliando e prima di andare in cucina per una tazza di caffè, si diresse in bagno per la doccia mattutina.
Non fece neppure in tempo ad aprire la porta del bagno che una mano, forte e grossolana, le chiuse la bocca, mentre l’altra la strinse alla vita sollevandola da terra.
Si dimenò con tutta se stessa, ma in un attimo si trovò distesa nuovamente su quel letto d’amore con addosso un corpo sconosciuto e pesante oltre a un odore acre, vomitevole, di sudore e di alcool.
L’uomo le divaricò le gambe con forza, sempre con la mano premuta sulla bocca, mentre la leggera e corta camicia, ormai strappata, offriva un generoso corpo ben modellato.
Lo sconosciuto la penetrò più volte, rovesciandola anche con la bocca sul cuscino, rendendo così, libera la mano che premeva la bocca di Roberta e con ambedue la esplorò ovunque.
Roberta non poté dire quanto durò questo supplizio, ma ricordò di non aver udito mai una sola parola da quell’essere ignobile, il viso era stretto in una calzamaglia nera e gli occhi erano appena due piccole fessure, la bocca invece aveva un buco più largo e la lingua le sembrava enorme, nella testa, i suoi celati lamenti risuonavano come un pesante martello.
Ricordò che a un certo punto, l’uomo si era alzato dal suo corpo più volte posseduto, ed aveva udito di nuovo il tonfo alla porta.
La prima cosa che aveva fatto dopo la violenza subita, era stata di guardare l’orologio. Marco era uscito di casa alle otto, come sempre, ed ora erano quasi le undici.
A fatica sorreggendosi cercò di andare in bagno, ma cadde sul pavimento, si appoggiò al letto e con orrore vide i bei lenzuoli grigio perla sporchi e si mise a piangere; quel luogo era un quadro che rappresentava l’orrore di cui era stata protagonista.
Mezzogiorno, la trovò ancora inginocchiata davanti al letto, in preda alla vergogna, al dolore e alla paura.
Come aveva fatto quello sconosciuto ad entrare nella sua casa, nel suo ordine di donna e moglie innamorata?
Poi, le venne in mente una componente fondamentale: la Vita. Non l’aveva uccisa, aveva abusato del suo corpo ma, le aveva risparmiato la vita.
Doveva avere la forza e il coraggio di alzarsi, andare in bagno, uscire e denunciare l’accaduto. Superando ogni resistenza all’emotività nel raccontare la violenza nei minimi particolari, la vergogna senza averne colpa alcuna, al dolore che provava verso quel corpo che sembrava non appartenerle più, e …Marco, così paziente e amorevole con gli amici a quattro zampe; più di una volta si era preso cura di animali impauriti o diventati aggressivi per le violenze subite dagli umani, sarebbe stato capace di esserlo con sua moglie? Sarebbe andato oltre con maturità e democrazia a ciò che sua moglie aveva subito da quella belva ignobile? La loro unione si sarebbe ricomposta fino a rimuovere l’accaduto?
La testa le faceva male, il corpo era martoriato, ma conosceva la prima coraggiosa mossa da fare.
Solo dopo, forse, con forza e tenacia avrebbe ricomposto i pezzi di se stessa per continuare a riprendere da dove all’improvviso, si era interrotta.
È molto faticoso parlare di questo argomento, facile tracimare.
In questo racconto c’è emozione e partecipazione sia di chi scrive che per chi legge.
Animali feriti e animali…
Brutte storie…
a.
X Anna
Animali feriti e … direi, belve.
Sì, brutte storie, molto frequenti in questo periodo storico.
Grazie, Anna.
Un saluto.
Sandra
Realtà dura dove spesso la donna ne è vittima,
direi che a volte si fa torto agli animali che non sono così brutali, contro l’umanità, mentre noi lo siamo verso di loro, usandoli anche per esperimenti.
Credo che una esperienza così sia difficile da metabolizzare, brava, coraggiosa, saluti cari
EMA
x EMA
Per tutte le donne che hanno subito ….. a quelle belve ancora in circolazione……
Grazie della lettura.
Sandra
Reale, davvero reale… forse troppo forte per me.
Credo sia impegnativo trattare certi argomenti. Ma trovo sia giusto riflettere anche su questo.
C’è chi si sente il diritto di togliere la gioia di vivere agli altri solo perchè la vita non è stata sufficientemente generosa con lui. No, a dire il vero non so cosa spinga l’uomo a compiere certi gesti. La cronaca riferisce giornalmente testimonianza di questo ed altri orrori, ma per quanto cerchi di sforzarmi tuttora non riesco a comprendere.
Cerco giustificazioni nel passato tormentato di tanti uomini, ma non riesco a trovarne di sufficientemente valide. Violenza gratuita che rinforza e prolunga la catena del dolore.
Sono tante e coraggiose le donne che nonostante tutto si rialzano e trovano il coraggio di spezzare quella catena tornando con il tempo a sorridere.
5stelle Greta
X GRETA
….tornare con il tempo a sorridere…, beh, le Donne sono anche capaci di farlo, dopo tanto tormento.
Le punizioni dovrebbero essere molto più severe, proprio per non incontrare la belva a sorseggiare un caffè accanto all’agnello.
Grazie della lettura. Un caro saluto.
Sandra
Orrore raccontato in modo straordinariamente composto. Non un eccesso eppure ogni sensazione s’è insinuata nelle ossa.
Argomento faticoso sì ma bisogna parlarne. E’ già qualcosa che delle donne riescano a raccogliersi per parlarne. Questo abbatte almeno l’altra bestia quella della vergogna e il senso di colpa che forse sporca anche più della violenza stessa.
Grazie.
X Francesca Sommantico
Grazie del passaggio di lettura.
Per l’essere umano, sempre, ogni tipo di comprensione, per le belve, la gabbia, ed è già un lusso.
Un saluto.
Sandra
Un racconto che fa riflettere; tutte le donne che subiscono violenza dovrebbero avere il coraggio di denunciare, perché solo così si può cercare di cambiare pagina.
Complimenti e 5 stelle.
x Lucia
Grazie Lucia. Un abbraccione.
Sandra