Perché quello sguardo così sospetto…?
Ti chiedo solo un pezzo di carta
e mi rispondi timido e poco audace.
Vivo per più di un attimo
ciò che tu getti al vento
non guardandomi negli occhi.
Non siamo diversi,
non si può esserlo
avendo lo stesso nome.
Il dramma di correre il rischio di sfiorarsi,
volendosi sfiorare,
di amare queste piastrelle
che hanno contorni rassicuranti
per me e per te.
Una sorta di orgasmo
che riconosciamo
ma che non giunge a compimento,
delizia di un momento epocale.
Tutti alla ricerca del semplice,
quando tutti sono complicati,
lo capisco dalle rughe,
non c’è mai uno sguardo nudo.
Da piccoli si giocava a nascondino,
si faceva di tutto per non essere presi.
Ora che abbiamo imparato
a non nasconderci,
scappiamo di fronte
alla nostra forza di essere spogli.
Contraddizione, banale, non mi affascina.
Questo calice porta le impronte
di chi lo beve e di chi lo concede,
non c’è distanza,
nessuno vuole essere distante.