Anche il cielo piange oggi, l’acqua viene giù decisa, col suo rumore copre ogni cosa, persino i suoni dell’esistenza quotidiana, le voci, le parole, lo sgusciare delle auto che procedono lente come una processione ordinata e stanca. A volte l’acqua viene giù fitta e picchia sull’asfalto come tanti spilli che cadendo con irruenza penetrano il manto stradale, altre scivola via sottile, timida, quasi impalpabile ma fastidiosa fino a diventare molesta. Si infiltra nei negozi, sotto le porte, sprigionando quell’odore di stantio e ammuffito che perfora le narici e le tormenta col suo olezzo.
É incessante. Col suo scroscio regolare e costante sembra quasi voglia scandire il tempo, ed esso, come un signore riverente, si inchina e si adegua al ritmo dispotico di quest’amica insolente. I minuti scorrono lenti. Le ore, i giorni, sembrano uno la replica dell’altro, lividi e deprimenti. Mentre guardo un angolo di cielo per cercare con avidità qualche brandello di azzurro, mi accorgo che lì, nel punto dove è più nero, le nuvole si accalcano con una rapidità sorprendente, si gonfiano e si allargano a dismisura fino ad incutere timore. Adesso avanzano con fare minaccioso e mentre procedono, rimandano sulla terra una luce grigiastra che si posa sulle case, sugli alberi e i lampioni delle strade, avvolgendo tutto come un telo buttatovi sopra. Ecco, ora tutto è come una vecchia foto in bianco e nero. Il cuore si accomoda a riposare e l’anima pare voglia andare in letargo durante queste giornate monotone e scolorite, persino la mente si assopisce.
La volontà poi, asservita interamente alla circostanza, si piega, quasi a voler dormicchiare un po’ e nel suo ozioso appisolarsi, trascina con sé anche l’intraprendenza. L’entusiasmo si lascia contagiare a sua volta e così, mentre si aspetta che qualche audace raggio di sole riesca a squarciare finalmente un lembo di nuvola, la speranza si pone dolcemente in stand-by e sdraiandosi con pigrizia, aspetta. Si aspetta, ma con occhio vigile. Con noncuranza scruta, fiuta l’aria in cerca di un indizio e quasi a voler essere premiata per la sua tenacia, riesce infine a scorgere in lontananza un timido riverbero. L’odore di umidità che prima impregnava l’aria, adesso si addolcisce, un profumo di fiori aleggia coccolando le narici e tra uno sbadiglio e l’altro, come un vecchio orso che si ridesta da un lungo letargo, così la nostra anima risorge ed esulta per il nuovo giorno lucente. La gioia invade tutto il nostro essere e si espande come un’epidemia benevola. Le goccioline ora scivolano lente sui vetri e sembra vogliano salutarmi.
Lo sguardo viaggia oltre le colline, va e si posa su crinali color smeraldo. Il cielo si infuoca e la gioia riaffiora con prepotenza. Senza chiedere permesso irrompe nel mio cuore ed il silenzio, questo grande silenzio che cala su di me nelle giornate tetre, si riempie infine di suoni e allegria. Sono ebbra di gioia. La tempesta è lontana.
Una descrizione magistrale!
A volte è necessaria anche una giornata di pioggia per il nostro animo.
Brava. Un saluto.
Sandra
Grazie Sandra sei cara come sempre, un abbraccio.
Una pacata osservazione della natura in una gionata di pioggia: (cosa non facile da descrivere) espressa in forma non guasta di raffinato lavoro intellettuale; con un finale che riscatta col bel tempo i virtuosismi verbali. Dire brava è poco. Un saluto carissimo da Stefano
Io amo anche le giornate di pioggia.
Trovo che abbiano il fascino dell’attesa e della pausa, quando qualcosa di diverso e di nuovo si prepara… il ritorno del bel tempo, per esempio, e di un nuovo atteggiamento mentale per ciò che mi attende.
Complimenti di cuore….
veramente brava…
non posso nè so dirTi altro….
son davvero contento aver letto questo gioiello
Grazie Rino le tue parole mi commuovono, grazie di cuore, un caro saluto.
Descrizione curata nei particolari! Ben redatta e delineata. BRAVA!