Ogni sera il mio papà mi legge una fiaba: “C’era una volta…” Poi mi sveglio con un raggio di sole sul viso.

“Papà, mi sono addormentata senza conoscere la fine della storia!”

“Vedi, Lorena, anche la nostra vita è così: non sappiamo come andrà a finire.”

Il mio papà sa tante cose, è buono e affettuoso e ogni mattina mi accompagna a scuola. Gli altri bimbi sono accompagnati dalla loro mamma.

“Perché non ti accompagna la tua mamma?” mi ha chiesto Gaia.

“Mia mamma è in cielo, è un angelo, chiamata lì perché troppo bella.”

“La mia è più bella, la mia è più bella!” dice Gaia.

Non è vero, ma non la voglio contraddire.

Sabato prossimo compirò sei anni: sarò grande! Mio padre vuole andare dai nonni, oppure in giro, ma io voglio rimanere a casa perché…

Lo sapete? Abitiamo all’ultimo piano di un castello, e siccome è l’ultimo piano, la casa è piccola. Però è bellissima!

Quando termina l’anno, papà conserva i calendari, poi insieme a me sceglie le figure più belle, porta le cornici e facciamo i quadri.

Lui mi ha anche costruito una casa per le bambole. Poi l’abbiamo pitturata insieme, scegliendo i colori che più mi piacciono. Ho voluto che il grande tetto fosse turchese.

Faremo una cena in terrazza, me lo ha promesso, sotto le stelle, alla luce delle candele. Ha detto che inviterà la luna, ma io so che la luna ci sarà perché vuol venire, non per il nostro invito, e non mangerà perché è sazia, sarà piena e rotonda.

“Ci vuole una quarta persona, papà!” gli ho detto.

“Chi vuoi invitare?”

“La fata turchina!”

“Non so se potrà venire…”

“Tu pregala, dille che c’è una bimba senza mamma, che vuole una fatina a tavola.”

Papà mi abbraccia, a lungo, poi promette che cercherà, vedrà…

*       *       *

É sabato, e stamattina papà mi ha dato un pacchetto con un grosso fiocco rosa. Come pesa! Lo apro con calma, perché il nastro può servire, poi apro il foglio di carta… Com’è bello! Lo userò per foderare un libro di scuola.

Il regalo è… una fiaba, con la copertina lucida e robusta. Anzi le fiabe sono tre, ognuna con la sua copertina brillante. Mio papà avrà speso un mucchio di soldi… perché mi vuol bene.

Sono fiabe che non conosco, credo, e le ripongo nella mia piccola libreria. Io sto imparando a leggere, e ho una libreria tutta mia.

Esco da scuola, la mamma di Gaia mi dice: “Buon compleanno!”, mi dà una scatola di cioccolatini e mi abbraccia: com’è morbida!

Salgo sulla macchina di papà, il mio posto è dietro di lui e mentre guida lo abbraccio. Oggi ha messo il profumo, in mio onore.

“Verrà la fata turchina?

“Ha detto che aveva un impegno, ma sperava di liberarsi.”

“Spero proprio che venga, perché non ho mai visto una fata vera…”

Papà nel pomeriggio pulisce bene la terrazza, pota le piante dei vasi, poi si mette a cucinare. É bravo, studia con attenzione le ricette delle fate.

“Non guardare me, fa’ i compiti, prima che arrivi la fatina.”

“Allora verrà!”

Papà risponde con una frase difficile:

“Le fate sono come la felicità, non dicono mai quando verranno.”

“Io oggi sono felice, quindi la fata turchina verrà.”

*       *       *

Ho finito i compiti e gioco con le bambole. Papà in terrazza apparecchia la tavola, mentre il sole tramonta dietro la collina.

Mette il servizio buono, le posate d’argento e le candele a forma di fiore, quelle conservate per le feste grandi. Poi sul muretto del terrazzo sistema due lumi a gas.

“Speriamo che non venga il gatto a farli cadere!” dice. Io immagino la scena e rido.

Bussano e io corro ad aprire: “Ooh… come sei bella!”

Ha un vestito blu e un foulard celeste sulle spalle bianche. Anche le scarpe sono bianche, sui piccoli piedi. Ha i capelli neri, come quelli delle fotografie della mia mamma…

“Sei la mia mamma?”

S’inginocchia e mi dà un bacio:

“Sono la fata turchina, mandata dalla tua mamma, che ha tanto da fare in Cielo e ti manda questo regalo.”

“Papà, papà! Un regalo dalla mamma!”

Ha la carta d’oro e un nastrino turchese. E’ bellissimo.

“Non lo apri?” mi dice papà.

La fata turchina si siede allargando la gonna:

“E’ molto bella questa terrazza…”

Apro il pacchetto mandato dalla mia mamma: è perfetto, forse la mamma ha incaricato la fatina di comprarlo in città.

É un porta ritratto d’argento, adatto per la mia scrivania nuova.

“Ci metterai la foto della mamma.”

Corro dalla fatina e l’abbraccio: ha un profumo bellissimo.

Intanto la luna si alza, bianca e sorridente, e io sono felice.

*       *       *

“Fata turchina, ma voi fate vi sposate?”

“Certo.”

“Chi sposate, i maghi?”

“Certe volte, ma preferiamo i principi.”

“Pure io… Tu hai un principe?”

“Sì, ho un bel principe.”

“E dov’è?”

“Lontano, lontano, a combattere…”

“Ooh… allora è un principe cavaliere!”

“Sì… è così.”

“Quando tornerà?”

“Non so…”

“Vi sposerete?”

“Sì.”

“Allora non ti vedrò più?”

“Mi vedrai sempre. Quando farai la cresima, se vuoi, ti farò da madrina.”

“Che bello! La madrina è una specie di mamma?”

“Sì, certo.”

“Allora speriamo che il tuo principe torni presto.”

L’abbraccio e lei mi dà tanti baci…

La luna adesso è alta e la fatina mi mette a letto. Vuol leggermi una fiaba, ma io non ho sonno.

“Verrà a prenderti una carrozza?”

“Sì, grande e bianca.”

“Voglio vederla!”

“Non c’è bisogno, perché ce ne sono tante uguali.”

“Mi lasci una tua fotografia?”

“La darò al tuo papà lunedì mattina.”

“Voi lavorate nello stesso castello?”

La fatina abbassa la testa. Sento odore di caffè, ma non è per me. Immagino un castello grande e bello e mi prende il sonno.

*       *       *

La mia fatina ha promesso di tornare ogni volta che ci sarà luna piena. Però stamattina papà dice che per un po’ non verrà. E ha messo una cravatta nera.

“Perché non verrà?”

“É tornato il suo cavaliere…”

“Allora si sposano!”

Senza parlare papà mi fa cenno di no con la testa.

“Si sono lasciati?”

Papà tace, poi mi dice:

“Oggi verrà a prenderti il nonno.”

“Il cavaliere sta male?”

“Ha vinto la sua battaglia, ma è morto…”

“Come la mamma: mi ha fatto nascere, ma è morta.”

Lacrime dagli occhi di papà… Gli dico:

“Voglio dare un bacio alla mia fatina.”

Scuote la testa.

“Ti prego!”

Papà mi guarda serio, poi fa cenno di sì. Mi veste con l’abito blu con le maniche.

Davanti alla chiesa c’è un carro, dentro il carro una bandiera. É il giorno della fata turchina, perché tutti la baciano. É in prima fila dietro il carro, triste e silenziosa. Papà mi prende in braccio e mi porta da lei. La fatina mi stringe forte e io la bacio:

“Voglio restare con te.”

Mi mette giù e io le prendo la mano. Papà si mette in seconda fila. Camminiamo piano, si va piano per i bambini.

La fatina mi tiene la mano perché ha perso una persona cara e ha bisogno di me.

Arriviamo in un grande giardino con gli alberi, è lo stesso in cui riposa la mia mamma, ma la sua anima è in cielo. Chissà se il principe cavaliere potrebbe portarle i miei saluti!

*       *       *

É settembre e io ho sette anni, anzi un po’ di più. Abbiamo invitato la fatina, per ricambiare l’affetto che mi ha dato, dice papà, ma io so che è perché c’è la luna piena. Papà ha già terminato di cucinare, mi ha detto che avrebbe preparato cose semplici.

C’è un mazzo di roselle sul tavolo, fiori rossi per una fata turchina.

Arriva silenziosa, poi si mette a parlare con me, poi gioca con me. Papà mette una musica bassa, celestiale e la fatina danza in circolo con me. Dopo un po’ guarda papà, mi lascia una mano e la tende verso di lui.

Adesso danziamo in tre; io guardo la luna, bianca e luminosa, bellissima, e dentro di me esprimo un desiderio.

5 commenti su “La mia fatina”
  1. Le lacrime bagnano il mio viso, perché fortunatamente ho ancora un cuore di fanciulla.
    Trovo questo racconto semplicemente delizioso.
    Sa di cose buone che fanno capolino in mezzo alla tristezza.
    Complimenti.
    Sandra

  2. Una storia molto bella e ben scritta, con la giusta cadenza della narrazione di questo tipo. La facilità con la quale ci si immedesima nella bambina della favola è la prova che l’autore è riuscito ad usare il linguaggio adatto, e questo si può fare solo in due modi: o con la padronanza della tecnica oppure immedesimandosi a sua volta nel personaggio principale, cioè questa dolce e simpatica bimba. Complimenti. Un saluto.

  3. Una bella favola della tradizione italiana in chiave moderna. Fiducia e speranza si alternano portandosi dietro un afflatto di calda simpadia, che l’autore con fine psicologia diffonde nella trama venata di magico; in un vuoto di vivere l’infanzia senza una madre. Una particolare attenzione ha rivolto al linguaggio, che pochi artisti sono giunti a queste forme e modi espressivi così brillanti. Complimenti. Da Stefano.

  4. FAVOOOLOSO! L’autore ha messo dolcezza e delicatezza nel descrivere una situazione difficile come quella di mammo, di giovane vedovo che cresce la sua bambina senza rancore verso le dure avversità della vita, ed esprimendosi con la piccola come se volesse tenerla il più a lungo lontana dal mondo reale, che non ha nulla di magico. Complimenti all’autore.
    Gigliola

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