Il ventre della terra
ha fuochi accesi
che bruciano le ali d’un gabbiano
nell’indifferenza quotidiana
dei silenzi
nasce il desiderio
di cambiare il mondo
coi sognanti programmi
d’infinito
Signore scansaci
dai falsi miti
dai colossi d’argilla
dai presagi barattati
degli alberi
di mele marce
dai Giuda e dai Pilato
dall’odio delle razze
Signore scansaci
da chi ci chiama fratello
nella sala d’attesa del patibolo
per consegnarci al boia
senza uno scrupolo
è meglio che restiamo figli unici
incatenati nella solitudine
nutrendo nel profondo delle anime
l’immenso seme dell’umano credere
Signore scansaci
da quest’incendio
di parole al vento.