Passeggiando per le strade affollate di una città a caso, di una qualunque nazione, di un continente qualsiasi, la gente è sottoposta a raffica da milioni di stimoli che coinvolgono tutti i loro sensi contemporaneamente. Suoni: in tutte le loro frequenze e tonalità, dal pianissimo al fortissimo, rumori, vocii, grida, antifurti, annunci, ambulanze e cosi via. Luce: in tutte le sue intensità, di sera dalle innumerevoli intermittenze e infiniti flash delle insegne, dai fari, dai lampioni e dai segnali luminosi. Ai riflessi, di giorno, del sole che svaria per tutta la scala cromatica sfiorando i palazzi, i muri, la gente e le vetrate. Odori: nelle sue innumerevoli varianti di profumi, fritture, puzze, sudori, scarichi, gas, polveri e quant’altro ci tocca inalare passeggiando. In questo scenario di semplice, normale passeggiata, non conosciamo in sostanza nessuno e nessuno conosce noi; salvo rari casi.
Non riusciremmo mai a guardare tutta quella gente in viso e, per un naturale ancestrale meccanismo, ognuno regola, ad intervalli più o meno regolari, a secondo del carattere introverso o socievole, l’appoggiare lo sguardo ora su un viso ora su un altro. C’è quello che cerca di cogliere quante più volti è possibile e quello che per centinaia di metri resiste nel non osservare in faccia nessuno ma che poi soccombe, per leggi sconosciute e profonde, al minimo dovuto.
Ci sarebbe da impazzire se solo ci soffermassimo un istante in più sul tratto e l’espressione del volto di ognuno che ci viene incontro. Per nostra integrità mentale, normalmente, non riusciamo a farlo. Tra quelli vi è il nostro compagno o la nostra compagna ideale, ma anche: l’assassino, il genio, il folle, il pentito, l’esaltato, l’artista, il prete e tant’altri. Quanti volti!
Taluni ci riportano alla mente tratti cari e simpatici, altri tratti ostili e buffi, ma… non sono loro. Certe persone, con l’espressione del viso, si divertono per strada ad inviarci messaggi distorti od errati tipo: sorrisi che sembrano ammalianti, richieste d’aiuto, pericolo imminente, occhiolino, sguardo di sfida ecc. Noi, nel corso dei secoli, abbiamo imparato a distogliere lo sguardo dai volti e da quelle espressioni fasulle con abilissime manovre della pupilla in tempo utile.
Quanti volti! Tutti simili eppure tutti unici ed irripetibili e, ancor più sconvolgente, tutti estranei. La strada è colma di volti che vanno e volti che vengono. Alla fine della passeggiata tutti i fotogrammi mnemonici di quei volti evaporano nelle coscienze di ciascuno. Tutti quelli nella mia ed il mio nella coscienza degli altri.
Alquanto provato entro nel primo bar e pago un caffè, evitando di guardare pienamente in volto la grassa cassiera. Al banco stropiccio tutti i tratti del viso con entrambe le mani come per rimettere a posto la faccia di sempre dopo la sbornia di sguardi e mezzi sguardi di tutta quella gente. Ad interrompere l’operazione una vocina delicata e gentile mi dice: prego signore, avvicinandomi il piattino con la tazzina, cosa che mi porta istintivamente ad alzare lo sguardo e guardare il suo volto che, essendo un buffo faccione con un paio di baffi all’insù, mi fa scompisciare dalle risate facendomi fuggire, per l’imbarazzo, senza aver preso il caffè. Mi ritrovo per strada, urtato e strattonato a fare mezzo giro su me stesso come disorientato in mezzo a miriadi di nuovi volti.
Molto vera Sal, mi é piaciuta. Devo anche aggiungere che purtroppo, questa é la vita di ogni giorno, d’altra parte, siamo talmente tanti in giro per la strada che, anche volendo, non potremmo osservare il volto di tutti o di qualcuno, é già tanto se osserviamo quelli che ci interessano, anzi, mi correggo, dovremmo soprattutto interpretare i volti di chi ci é più caro, almeno iniziare da lì. Ad esempio, tu, perché hai un nome diverso?
Ciao. Sandra
Ciao Sandra e grazie del commento, spero tutto ok con il nuovo anno. Come va il valgo?
Questo fatto dei volti è una di quelle cose che diamo per scontato, ma su cui a me non dispiace rifletterci. E’ vero dobbiamo iniziare ad osservare meglio e più accuratamente i volti dei nostri cari. Quanti di noi sanno, per esempio, i nei dei nostri cari esattamente dove si trovano? E le cicatrici? E i segni? E i tatuaggi ecc…Non ricordiamo nulla perché sempre presi da altre cose. Non so se hai letto Il Simposio, dove Platone diceva che una volta l’uomo e la donna erano uniti di fronte e che poi, per una punizione, furono divisi con una sciabolata. Ecco che da allora l’uomo e la donna si cercano e si abbracciano. Tutti questi volti per strada potrebbero essere il riflesso del nostro volto o la possibilità di specchiare la nostra anima, pensa che bello.
Ho cambiato nome nell’occasione ma avrei voluto cambiare volto, comunque ora sono Laerte: figlio di Acrisio re di Itaca e sposo di Anticlea, dalla quale nacque Ulisse.
Partecipò alla caccia del cinghiale di Calidone. Ti piace?
In occasione di questo scritto ti invio, se ti fa piacere, una foto del mio volto.
Riflessione interessante!!!
Grazia
un’analisi così profonda e completa che non può che meritare un bel 5 di voto!….
Ringrazio younapoli per il commento anche se potevo essere ancora più profondo, ancora più completo. D’altronde neanche Colombo poteva immaginare quell’immenso continente quando mise piede in America. Grazie, cordalità…