Il mio compleanno è sempre un giorno solitario. Perché? 
Perché sono nata ad agosto mese di vacanze, perché ad agosto quasi sempre lavoro e i miei amici invece sono al mare, perché il mio lavoro è guidare gli autobus a Roma. Non ci crederete ma malgrado lo stress e la fatica che guidare un autobus comporta, specialmente in una città caotica come Roma, io il mio lavoro lo adoro. Per una come me, sempre attenta e curiosa a ciò che succede nel mondo, ascoltare e vedere la gente che quotidianamente prende l’autobus è fonte di irrefrenabili fantasie. Quando guardo il viso e le espressioni di chi sale sul mio autobus penso allo loro vita, al loro lavoro, dove vanno, cosa fanno, chi sono.
Quel giorno, esattamente il 16 di agosto, stavo ultimando il mio turno di guida sulla linea 81. Erano più o meno le sei del pomeriggio quando all’altezza del Colosseo sale in vettura un uomo sulla quarantina. Alto, brizzolato con due occhiali scuri che incorniciano un bel volto abbronzato. Sull’autobus c’è solo una vecchietta che ha già prenotato per scendere alla prossima fermata, ed un sedicenne con le cuffiette attaccate ad un sony che ondeggia a tempo di musica. Il tipo mi si avvicina e mi chiede con una voce calda e con un marcato accento americano: “Scusi signorina per andare in Campidoglio dove devo scendere?” Mi giro un attimo, il tempo di guardarlo in faccia invece che dallo specchietto retrovisore. Un profumo sensuale mi inebria le narici. “Cavolo” penso “e questo che ci fa il 16 agosto tutto solo su un autobus a Roma?” “Prego?” rispondo “Mi scusi non ho capito” “che bugiarda” penso. “Dovrei andare in Campidoglio può avvertirmi quando scendere?” “Certo” rispondo “con molto piacere” e mi stampo un bel sorriso sulle labbra. “Questo sicuro è un play boy in libera uscita in cerca di turiste” penso tra me e me “magari è un gigolò, no no non può essere, è troppo elegante per una semplice uscita di acchiappo. Potrebbe essere un invitato ad un matrimonio in Comune, gli si è rotta la macchina ed ha dovuto prendere l’autobus per arrivarci. No, dal tipo avrebbe preso un taxi, forse è l’ex della sposa che vuole vedere per l’ultima volta la sua amata ma che fa di tutto per arrivare in ritardo e non vederla sposata.” “Le piace guidare?” mi chiede l’americano “Come?” rispondo riprendendomi dalle mie fantasie “Le piace guidare? E’ un mestiere insolito per una ragazza. Di solito, se lo fa una donna, è perché lo ha scelto” mi guarda da dietro le lenti scure ma sento ugualmente che mi sta fissando impudico sorridendo innocentemente. “Si” rispondo “Mi piace e si, è stata una scelta, ma non lo ritengo un mestiere insolito” “bhè per una bella ragazza forse si, o meglio tutte quelle che io conosco, quelle carine intendo, pensano sempre a mestieri in cui possano mettersi in mostra”. Lo guardo di traverso. Devo avere un’espressione acidula perché lui si ritrae dalla transenna a cui si era appoggiato e guarda vago fuori. Da lì posso ammirare il suo profilo greco, la linea di congiunzione tra il naso e la bocca è perfetta. “Ma guarda questo” penso infastidita “cos’è giornata di magra che vieni a rompere proprio a me!” poi sospiro silenziosa “ammazza se sei carino!”. “Non siamo tutti uguali vivadio” rispondo “è solo questione di sapere ciò che si vuole dalla vita” “Vorrei dargli un bel pugno su quel viso beffardo e sorridente, ma subito dopo gli darei un bel bacio per consolarlo” “guardi alla prossima scenda che è arrivato” “oh grazie mille e… mi scusi se le sono sembrato impudente non volevo, il mio italiano zoppica un po’ e a volte ciò che penso non coincide con ciò che dico. Comunque piacere di averla conosciuta e… perchè non viene stasera in Campidoglio c’è una bella festa e potrei farla passare” “ma cosa dice” gli rispondo “io neanche la conosco..” “E’ vero mi scusi mi chiamo George, George Clooney e lei?” “Io?” lo guardo imbambolata, lui si è tolto gli occhiali e mi guarda divertito con quel sorrisetto da seducente mascalzone che tante volte ho adorato al cinema. Fermo L’autobus come un automa apro le porte per farlo scendere “Allora come si chiama?” “Io?” ripeto – “svegliati” – mi rimprovero da sola – “parla dì qualcosa” – “mi chiamo Anna e..” qualcuno suona il clacson dietro di me. Guardo il malcapitato con odio feroce e faccio cenno di aspettare – “Ok se viene mi fa piacere” taglia corto lui scendendo frettolosamente “Ciao Anna lascio il tuo nome al mio staff per farti entrare. Ciao e buona giornata”. Si allontana verso le scalinate di Ara Coeli e io lo guardo imbambolata. “Oh allora?” la voce del sedicenne alle mie spalle mi sveglia dalla trance “ Ch’hai deciso de fà? Volemo rimanè qua ad aspettà er tramonto?”. Chiudo le porte della vettura inserisco la prima e sorridendo penso alla magnifica serata che mi aspetta. Io fasciata in un vestito scollatissimo che balla abbracciata a George Clooney in un tango appassionato. Fisso il semaforo rosso e scoppio in una risata pensando “e chi ci crede?” poi guardandomi dallo specchietto ad alta voce mi dico “Buon compleanno mia cara Anna”.

 

2 commenti su “Nel giorno del mio compleanno”
  1. Molto carino, cara Anna, e tutta la mia ammirazione per la guida del bus; io preferisco aprire l’asse e stirare, prima di spostare la macchina…..! Il Mondo é bello perché vario. Ciao. sandra

  2. Io preferisco i tipi alti, biondi, dinoccolati , con gli occhi azzurri (mi sono innamorata del Pelide Achille in seconda media), ma ammetto che George ha una marcia in più.
    E’ amico di famiglia di carissimi amici, che faccio dico loro di presentartelo ?
    Ciao

    p.s. : il tuo è stato un sogno bellissimo…

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