Dove sono finite
le mie certezze
oggi
ferite sanguinanti del mio ieri
vissuto nell’infanzia
in quel giardino
dove ogni fiore
aveva sempre un nome femminile
mentre l’albero maschio
la pretesa
di vivere la sua virilità
incurante del vento di libeccio
che con la sua salsedine piegava
di giorno in giorno i rami
indebolendo le radici e il tronco.
Ora che il dubbio
è il pane quotidiano del pensiero
che nutre l’ansia
e accresce la paura
ora che affondo
in grumi di memoria
i desideri volti all’imbrunire
ora che è sera
non ci saranno palchi in prima fila
per vedere le stelle.
Quell’albero in giardino
è diventato un blocco di cemento.

Un commento su “Ora”
  1. mi dispiace luciano che tu abbia sofferto così. Certi dolori non lasciano spazio alle parole e nemmeno alle lacrime a volte, si prendono tutto e sembrano volerci succhiare via l’anima.

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