Amo l’Abissinia e il labirinto delle sue vie.
E’ un quartiere di correnti sotterranee ed esplosioni; il centro culturale e turistico più genuino del mio paese, abitato da imprenditori riformisti, omosessuali e bohemien, eccentrici pescatori e in estate, zeppo di turisti, giunti da ogni parte del mondo per gioire di questo spazio di puro divertimento. Un luogo romantico e non solo per i caratteristici caffè seppelliti dietro giardini di serfinie e gerani, per gli alberghi ombreggiati e accoglienti alzati sul Lungomare; ma soprattutto per il vecchio Luna Park, nella piana di sempre, con i suoi memorabili giri d’Amore, tramandati da generazioni e spolverati al ricordo di vecchie fotografie o di un gettone infilato nel Jukebox.
Immagini che tutti guardano e che io ho vissuto…

Mi guardo allo specchio opaco e sporco di vernice dietro la porta della camera da letto e mi osservo con attenzione.
Sorrido e giro su me stessa sentendo l’abito di seta verde smeraldo sollevarsi dal mio corpo.
E’ come indossare solo un respiro.
Adagio in mezzo ai seni e all’incavo dell’orecchio due gocce di Aria di Capri, il mio profumo preferito e raccolgo i capelli in un morbido chignon scomposto.
Decido di non indossare nessun gioiello, solo pelle viva.
Mi guardo un’ultima volta allo specchio: sono davvero unica, ed esco.
Una brezza fresca soffia dal mare e un brivido mi percorre la schiena, mi copro le spalle con lo scialle di pizzo spagnolo, godendo di una delle tante vanità d’esser Donna.
Cammino confusa nella mia dimensione magica; sento l’alambicco della natura che trasforma tutti i sogni e i desideri, le mie preghiere e i miei impegni in qualcosa di definito che ignoro, ma che ho cominciato ad intuire, proprio in questa sera tappezzata da una geometria di sfolgoranti saette celesti.
Sopra la Rotonda, sul mare, è appeso uno striscione che annuncia la Festa d’Addio all’Estate, manifesti rossi e gialli che promettono giri in giostra e fuochi d’artificio mirabolanti, affissi a tutti i lampioni.

Mi dirigo verso la musica.
Il Luna Park è illuminato a giorno, ma sotto quel cielo perfettamente nero, la luce sembra surreale.
Mi faccio largo tra la folla per raggiungere il baldacchino del bigliettaio.
Compro così tanti biglietti per la ruota panoramica, che posso passare tutta la notte a dondolare tra la luna rossa che si sta alzando e qualche luminosa stella punteggiata a ravvivare il cielo.
Tenendomi stretta i coupon in mano, mi volto lentamente a guardare l’immensa spirale, chiedendomi se questo turbamento che percepisco, avrebbe colpito al momento giusto.
Ma conoscevo già la risposta.

Eccolo, l’ascensore verso il Paradiso.
Qualcuno viene a sbattere verso di me, facendomi barcollare.
“Mi scusi tanto, tutto a posto?” si scusa prontamente…

E’ un groviglio istantaneo, tutti i pensieri del mondo sono dissolti, tramutando il mio sogno in un miraggio infuocato.
Uno di fronte all’altro non riusciamo a districarci e ci fissiamo a lungo, in un assorbimento ipnotico: i suoi occhi scuri sono lucidi e calmi, mentre allunga la mano per non farmi perdere l’equilibrio.
Annuisco stordita: “Questo sì che e’ uno scontro”.
Si apre in un ampio sorriso.
Il mio cuore comincia a galoppare all’impazzata, non riesco a riprendere fiato.
Assomiglia ad un eroe del cinema, ha una bellezza d’altri tempi: capelli scuri, morbidi e sinuosi, scompigliati al vento.
Le mani sono enormi e possenti, il naso importante e diritto e la mascella disegnata a regola d’arte.
Una fossetta sul mento appena accennata e l’ombra della barba sulle guance.
Gli occhi sono irradiati da una raggiera di rughe marcate, ma la forza dello sguardo continua a farmi tremare.
“Che strano, ho la sensazione che ci siamo già incontrati”.
Il suo sorriso si trasforma in una breve risata.
“Nei miei sogni, credo”.
Poi smette di sorridere, i suoi occhi sono come se mi stessero accarezzando da capo a piedi.
“Quindi i sogni si avverano”.
“Lo spero tanto” mi mormora dolcemente.
Io arrossisco, mentre afferra il mio gomito nudo con una presa decisa.
Mi spinge sulla Ruota.
Lo stomaco si serra in una morsa e quando sollevo lo sguardo incontro un uomo incredibile e felice.
“Bellissimo”.
Sorrido, non so nemmeno perché, come non ho mai capito perché sono poi salita e rapita a bordo di quella giostra.

La Ruota Panoramica inizia la sua corsa ascendente e i nostri corpi si allineano in salita.
Poi, ad un tratto, tutto si ferma ed il sedile di metallo inizia ad ondeggiare avanti e indietro veloce. Afferro la sbarra, tenendomi stretta allo scialle di pizzo e al suo braccio muscoloso, ci troviamo nel punto più alto e la luna sembra così vicina a presa di mano, mentre la brezza flirta con l’orlo del mio vestito.
Io so che è Lui, anche se Lui non lo comprende ancora.
C’è un’esplosione fragorosa e un lampo di luce abbagliante.
Ci voltiamo: una girandola di colori.
“Destino”. “Magia”. “Fuochi d’artificio”.
La notte è vellutata, un fuoco brillante mi sale dentro e posso sentire ogni nervo che riprende la vita.
Inspiro quel profumo di sapone e mascolinità e sento una vampata di calore che mi si avvicina.
Pura attrazione animale: no, molto di più.
“Ti voglio”.
Il guscio che mi ha tenuto insieme durante la sua assenza, si sta frantumando. Lui mi cinge stretta con le braccia e i suoi occhi continuano a vagare su di me insieme alle mani. Vibro sotto il tocco, gli affondo le unghie sulle spalle, gli accarezzo i fianchi, stringendolo in un involucro corporeo. Lo schiocco della sua cintura che scivola fuori dai passanti mi fa rabbrividire, il rumore della lampo che si abbassa mi vede vacillare.
Poi si inginocchia di fronte a me, nel sommo vertice della ruota, mi allungo sotto di lui e sento il suo desiderio eretto e insistente, le sue gambe pesanti e sicure agguantate tra le mie. Tutti i sensi sono acuiti, trasudo aggrappandomi attorno al suo sesso maestoso.
Mi preme contro e la sua bocca si riempie della mia.
Così si accorge della fame smodata e fa scivolare le mani in un percorso incendiario tra le gambe, fino all’umida soave morbidezza che lui stesso mi ha provocato.
Rabbrividisco allo sfioramento della sua pelle nei miei angoli più docili e nascosti, mentre disegna con i polpastrelli superbi e sensuali cerchi concentrici.
“Adagio” sussurro, bagnandogli la bocca con un bacio.
“Non senti quanto ti voglio”.
Le sue mani stanno bruciando sulla mia pelle calda e posso sentirlo lottare con se stesso.
Poi mi bacia di nuovo e io cedo.
Il mio ventre si contrae per il calore e l’anticipazione, mentre Lui mi tocca, premendo le dita sulla mia fessura umida.
“Non riesco a rallentare”.
Scivolo giù dal seggiolino strusciandomi contro i suoi fianchi.
C’è un enorme spostamento d’aria, soffia la vita nel cuore che si trova sopra al mio, unito e avvinghiato al mio stesso muscolo sopraffatto.
Il desiderio diviene un bozzolo intorno a me e il mondo prende a vorticare in tondo, sospesi a mezz’aria nel centro del cielo.
”Guardami, toccami, sono come tu mi vuoi”.
Sollevo le palpebre e la magia si libera, ammorbidendo le mie inutili resistenze e invitandolo ad entrare dentro.
Con gli occhi dominati si alza sopra e gemo, la sua asta importante decide un abbraccio pieno alle due estremità, completando il cerchio della connessione.
Io grido, mentre lui mi invade riempiendo tutti i miei campi in un famelico intreccio di baci e carezze.
Lo attiro ancor più infondo ed esplodo quando la luce si fa sempre più fulgente e cominciamo poi, a volare.
Rotoliamo nel vano della cabina sentendo quello che abbiamo sempre desiderato: l’unione di tutti i pezzi dell’anima confusi e distorti, tornati al loro posto originale.
Il mio cuore si apre.

Lui è dentro di me sin dal principio: fin dalla prima volta che avevo fissato una stella, dal mio primo giro sul cavalluccio della giostra e davanti al suo fallo dritto il mio cuore trabocca di gratitudine; sto visualizzando tutte le favole e i giochi di sempre.
Mi sprigiona ogni molecola danzante, ogni desiderio, ogni respiro mormorato; tutto è così naturale, forte e autentico.
Ho conquistato il mio Sacro Graal.

…Amo l’Abissinia costruita sulla sabbia e che di essa ha l’effimera e la sfuggente consistenza e la sua gente dinamica, laboriosa; anche se qui la vita è monotona come un’antica cantilena araba e non c’e’ mai niente di nuovo da raccontare, tranne qualche storia tecnicamente impossibile, rinfrescata da un vecchio album in bianco e nero e un mangiadischi di plastica colorato.
Del resto, nessuno ha fatto nulla per aiutare le iniziative di chi avrebbe voluto salire in alto, oltre la Ruota Panoramica.
Avventure che tutti scrivono e che io ho vissuto…

 

6 pensiero su “La Ruota Panoramica”
  1. Ciao, mi congratulo con te per l’avere usato, sta volta, un linguaggio a noi molto più familiare. Ma dove si trova esattamente questa ruota? con simpatia…

  2. Con un pizzico di invidia, a chi osa volare alto, senza poi aver paura di non usare il paracadute.
    Sensuale e superba.
    Ciao. sandra

  3. Un incontro con la memoria, dove ho voluto che la parola tornasse altissima, limpida e riconoscente. A splendere su di una Panoramica che ora non esiste più.
    Grazie per la lettura, Greta

  4. Greta, potrei chiamarti, con garbo: la divina. Intrigante, di classe, sensuale, psicofisicamente desiderabile, rossa, mala, misteriosa e chissà, sfiorando il tuo campo energetico quant’altro.
    Non avrei paura di bere il tuo veleno…

  5. I vizi si seducono, le virtù mai. Me l’han detto ieri le spine che hanno fatto morire d’invidia le rose. Grazie per il gentil pensiero. Greta

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