“Secondo te cosa ci passerebbe nella mente, dietro agli occhi, leggendo un libro se la nostra testa non pensasse per figure?”, chiede Carlo, pulendosi gli angoli della bocca con un tovagliolino di carta giallo limone.
Samantha lo guarda sbigottita.
“Mi spiego meglio: siamo cresciuti con la tv, giusto?”
Samantha flette la testa in avanti con l’aria poco convinta di chi fatica a capire dove andrà a finire il discorso.
Carlo prosegue: “Da piccolo occupavo il mio tempo libero, cioè tutto il giorno, con i cartoni animati prima di passare alla carta. Quando ho letto il primo libro il mio cervello aveva già immagazzinato un carnet di immagini grazie a Mazinga, Holly e Bengji e Star Trek. Se leggevo di un astronave non dovevo impegnarmi a capire cosa fosse, non c’era bisogno di sforzare le mie cellule celebrali per darle una forma e tirare su gli interni, il motore, la rampa di lancio, gli schermi e i pulsanti; mi limitavo a recuperare il ricordo di una navicella vista in tv, con un processo spontaneo della mente.- Carlo, che adora discettare e costruire teorie va avanti- Appena ho sviluppato interesse per il calcio ho saputo interpretare senza difficoltà i termini calcistici dei giornalisti sportivi, perché mi ero allenato in poltrona appassionandomi ai tornei giovanili giapponesi cui prendeva parte Oliver Atton, protagonista del cartone più bello della storia!”.
Samantha sbadiglia e poi morde il panino croccante del bar.
“Puah! C’è la cipolla!”
“Oh! Ecco una catastrofe di tutti i rispetti! Altro che l’ignoranza, la repressione in Birmania o le minacce di Bin Laden! Oggi pomeriggio avrai l’alito pesante! Come faremo?” scherza Carlo, un po’ infastidito dalla superficialità della collega, immersa in un mondo dove l’argomento principale sono i suoi capelli, la sua silhouette esile e, volendo strafare, gli anti-tarme, paladini dei suoi preziosi vestiti, silenziosi combattenti contro le feroci nemiche dell’umanità.
“Dai Sam fai lo sforzo di ascoltarmi!”
Samantha è molto affezionata a Carlo, lo trova simpatico ma a volte pensa che vada un po’ oltre con le sue teorie e non capisce perché non si trova una ragazza invece di concentrarsi sull’ordine mondiale.
Con una certa fatica, riesce a tirare fuori un’opinione su quel tema così strampalato e lontano dai suoi pensieri:
“I libri erano lo svago più diffuso, prima che inventassero la tv e non credo che a quei tempi gli uomini fossero tanto più intelligenti di noi, nonostante tutto.”
Poche parole, pronunciate con lentezza dalla giovane Sam, sono sufficienti e mettere in moto la fervida immaginazione di Carlo, commentatore nato e costretto ad accontentarsi a un comune lavoro d’ufficio. Beve un sorso del vino della casa. Dal sapore sembra essere a base di ottima acqua di rubinetto arricchita da una goccia di colorante vermiglio, ma scalda lo stesso.
Butta giù e riprende la discussione:
“Sì, erano intelligenti e la loro intelligenza è aumentata nel corso dei secoli, fino a che non è arrivata al culmine. In quel momento d’oro, andato avanti per alcuni decenni, ha fatto sì che nel nostro secolo l’uomo ha superato sé stesso e costruito macchine elettroniche più potenti e dotate del suo stesso cervello. A questo punto- Carlo fa una pausa, forse per fomentare un po’ di sana curiosità nella sua amica- a questo punto, non c’è margine di miglioramento.
L’umanità deve affannarsi a dare piccoli ritocchi alle sue invenzioni, perdersi nel superfluo, ripescare dal passato. Per questo la moda ci propone i pantaloni a zampa d’elefante che andavano negli anni ’70, i musicisti si rifanno a Freddie Mercury e gli intellettuali grondano sudore sulla Divina Commedia. Per lo stesso motivo inventano la macchina per togliere l’aria dai sacchetti per il congelatore. Come canta Max Pezzali “Ci manca solo il disco orario solare”!
La verità, cara Samantha, è che gli stimoli finiscono. Quelli che troviamo sono artificiali, non ci meravigliano più e servono solo a produrre ancora altra noia e apatia.
L’uomo del passato, che aveva visto solo le mura di casa sua e i boschi del contado vicino al suo feudo, doveva creare, capire e costruire, noi possiamo solo aspettare la prossima glaciazione!”
Carlo è davvero elettrizzato, deve asciugarsi il sudore freddo che gli bagna la fronte e per dare enfasi al suo discorso dà dei colpetti sul polso di Samantha che sembrano ritmati da un metronomo.
Inarrestabile, va avanti:
“Hai studiato filosofia a scuola, vero?” Chiede, sperando di svegliare un antico interesse.
“Sì, un paio d’anni.” risponde Sam, quasi spaventata dall’entusiasmo esagerato del suo collega, esploso in mezzo a un pranzo che si preannunciava tranquillo, di tutto riposo.
Utopia. “Ti avrà affascinato Kant che ha passato chissà quanti mesi cercando di dare un senso a tutto ciò che aveva intorno, di capire l’esperienza, ha sudato per noi che ancora oggi leggiamo i suoi scritti. Ti ha colpito, no?!- Samantha annuisce, mentendo spudoratamente- Kant è partito da zero, anzi diciamo da uno, ha studiato la realtà guardando le cose che lo circondavano. Al massimo noi possiamo spiegare le conseguenze del nostro agire. Quando troviamo qualcosa di nuovo da analizzare di solito si tratta di qualcosa che abbiamo modificato, di solito in peggio.
Vorrei proprio sapere come sarebbero andate le cose, senza televisione. Meno violenza o più delitti nascosti?
Tanti lettori o miliardi di eremiti disinteressati perfino agli eventi del paesello vicino?”
Poi, la quiete.
“Carlo, per favore, smetti di guardare Marzullo dopo cena. Metti in pratica quello che dici e smetti di guardare la televisione. Ora, scusami ma prima di rientrare in ufficio devo fare la lista della spesa per stasera.
Si mette a scrivere con una penna rossa, della stessa tonalità dello smalto, distribuito sulle unghie lunghe e lisce con una cura che avrebbe potuto riservare a qualcosa di più utile.
Oppure no?
Magari è lei ad essere nel giusto. Lei che ogni mattina si sveglia e pensa solo a se stessa, sistema la sua testa non dandole in pasto sane letture ma lozioni e maschere protettive. Lei che intanto sta con un ragazzo. Lo ama e lui ricambia. Un giorno avrà un bambino e lo saprà crescere con amore. Il mondo avrà qualcosa di nuovo, un nuovo cervellino nato grazie a Samantha. Anche se non sa cosa siano gli Ogm e non pensa al riscaldamento globale, qualcosa di suo lo lascerà lo stesso.
Forse è così, non è giusto cercare di cambiare le mentalità altrui.

Quattro ore dopo, all’uscita dal lavoro Carlo si avvicina alla scrivania di Samantha e nota il foglietto del conto riempito di scritte rosse. Cosa fa scrive la lista della spesa tutta attaccata?! Mamma mia, ma dove ha studiato non le hanno insegnato nemmeno a fare gli elenchi?” si chiede, scoraggiato.
Poi mette a fuoco e legge:
Anche se non inventeremo niente di nuovo, l’importante è che il nostro cuore riesca ogni giorno a stupirsi di qualcosa.
Carlo sorride. Il bello degli amici è che puoi aiutarli ed insegnare loro quello che sai. La cosa splendida è che loro di rimando insegneranno qualcosa di più grande a te.

 

2 pensiero su “Senza la tv”
  1. che bellina… ci è piaciuta un sacco (ciucy+chiara: la mia conq) tanti baci… continua sempre sempre a scrivere i tuoi bei bei bei racconti… :-))))

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