Un fascio di luce,
come una lama affilata
lo colpisce,
sul volto tante cicatrici,
le gambe ormai invecchiate
non reggono,
in passato è stato principe,
barbone, mercante e
buffone ma ora
ha solo voglia di vivere,
gli applausi, una volta il suo
pane,
ora lo disgustano,
ha solo voglia
di chiudere il sipario
e aprire gli occhi.
chissà perchè la tua poesia mi ricorda
un’ intervista televisiva fatta anni fa ad un vecchio leone del palcoscenico, ormai a fine carriera, vecchio ammalato e stanco, con moglie gravemente ammalata, che non sapeva a chi chiedere aiuto e sfogava tutto il suo dolore, la sua amarezza e il suo dolore per essere costretto ancora a recitare quando ormai non ce la faceva più.
…che tristezza allora…
…quanto è fugace il successo…
…quanto è breve la vita…
ciao
“Gli applausi” mi ha colpito molto, “gli applausi” un senso istrionico, come quegli attori che vivono solo di questo mondo fatto di carta e di fiori.