La donna camminava lungo il fiume.
Avanzava stringendosi al petto il cappotto che la riparava in parte dal freddo pungente, poichè indossava solo la camicia da notte e le pantofole, quelle nere con un bel fiocco rosa che la bambina le aveva regalato per Natale.
Non ricordava perché si fosse svegliata nel cuore della notte, forse perché il sonnifero aveva finito il suo effetto e tutto il dolore le aveva nuovamente stretto in una morsa il cuore e il cervello.
Aveva acceso la lampada sul comodino, si era alzata, aveva posato uno sguardo sul letto dove ormai dormiva da sola e si era recata in cucina per bere un sorso d’acqua.
Si era poi fermata sulla soglia della camera dove dormiva la bambina e le si era avvicinata.
Aveva rimboccato le coperte, passato una carezza sui capelli biondi e ricci e sfiorato con un bacio leggero la gota paffutella.
La bambina non si era mossa, ma la donna aveva notato un breve fremito sulle palpebre venate d’azzurro di sua figlia che dormiva e sognava.
Le aveva dato un altro bacio, quasi un soffio, mentre una lacrima scivolava lenta sulla guancia, poi si era infilata il cappotto, aveva aperto piano la porta di casa, perché voleva camminare un po’.
Camminare e dimenticare. O camminare e ricordare. Non sapeva.
La strada dalla casa scendeva al fiume e, così, nella calma notturna, tutto sembrava diverso.
Procedendo, passò davanti all’ “Antica Pasticceria Beltrami” dove si recava ogni domenica pomeriggio con la bambina, loro due sole da quando tutto era cominciato.
Ordinavano, a seconda del clima, una fumante cioccolata calda o un gelato, crema e nocciola per lei, cioccolato e azzurro puffo per sua figlia. Sorrise all’idea di un nome così assurdo per un gusto di gelato, ma la bimba ne era entusiasta.
Più avanti iniziava la passeggiata, ampia e sempre frequentata dai villeggianti, che si snodava lungo il fiume. Da un lato c’era il Grand Hotel d’inizio secolo con la sua architettura Liberty, dall’altro l’acqua in movimento che correva verso la pianura lontana.
La donna si fermò, accostandosi alla ringhiera di protezione e guardò di sotto.
Le pareva che anche i suoi pensieri corressero via insieme al dolore e al male profondo che non la lasciava da troppo tempo. Troppe avversità. Troppi lutti. Troppo dispiacere. Troppo di tutto.
Prima l’incidente, quello schianto che le aveva portato via gli altri due bambini, e adesso anche lui, il suo Marco, l’amore della sua vita, l’aveva lasciata dopo una malattia lunga e tremenda.
Non ne poteva più.
Pensava alla bambina e alle sue domande: “Perché siamo sole, mamma? Quando torna papà?”
Cosa rispondere alla piccola? Come affrontare tutti i giorni vuoti che l’attendevano?
Senza accorgersi aveva appoggiato il piede destro in modo da incastrarlo tra il suolo e la ringhiera. Dovette sfilare la pantofola per liberarlo, ma nello stesso momento la calzatura cominciò la sua corsa verso il basso.
Che fare? Tornare a casa a piedi nudi o cercare di recuperarla?
Non poteva deludere la bambina, dicendole che si era persa il suo regalo, né che tornare a casa congelata.
La donna decise di scavalcare la ringhiera di protezione, scendere verso il letto del fiume e riprendersi la pantofola con il suo fiocco rosa che le occhieggiava più sotto.
Un’idea folle.
Perse la presa e cadde battendo il capo.
Pensò alla sua bimba e per l’ultima volta fu travolta dal grande dolore.
Poi non sentì più nulla.
Che ne sarà stato di quella bambina?
E’ la figlia che ho adottato.
Scorrevole, elengante, triste da morire, con un risvolto finale inaspettato che apre uno squarcio di sole. Mi é piaciuta.
Ciao, Sandra
Ciao, Anna,
ieri ti ho inviato una mail in risposta alla tua, stamani mi é tornata indietro, non l’ho inviata giusta evidentemente, mi rimandi la tua mail?.
Grazie. sandra
Senza essere invadente, sia verità che finzione è una storia bellissima che merita di essere narrata. Poi delle madri che sopravvivono ai propri figli c’è tutto un capitolo a parte…Ma fermiamoci qui, a questo racconto di speranza, passione ed amore. Perchè così dev’essere. Ciao Greta
grazie molte a Sandra e a Rossogeranio per il giudizio lusinghiero.
l’influenza mi obbliga ad una pausa.
ma scrivo.
ciao
Bello e scorrevole da leggere, come bere un bicchier d’acqua. Mi è piaciuto molto. Mi ha commossa. Nonostante la tragicità del tema hai saputo trasmettere molta positività. Grazie per la lettura…
grazie a te, madeleine.