Mi trovavo a vagare, durante una delle mie innumerevoli spedizioni, su di un sentiero non segnato sulla mappa che mi avevano consegnato i guardaboschi. All’inizio ero titubante, mi guardavo attorno intenta a cercare una via per ritornare sul sentiero principale, ma man mano che proseguivo la fauna e la flora del posto suscitarono in me un grande interesse e in breve mi ritrovati in un paesaggio totalmente differente da quello precedente; gli alberi divennero sempre più alti, fino a che non riuscii più a scorgerne la cima. Dopo breve mi ritrovai in una grande pianura, non vedevo nulla e mi rimproveravo di non aver seguito la mia coscienza. Un tonfo suscitato dalle viscere della terra mi fece sussultare. Mi guardavo attorno impaurita da quel rumore ma non potei vedere nulla. Dopo poco uno stormo di uccelli si diresse morbosamente verso nord e vidi che da sud giungeva un uomo che dapprima mi pareva alto come me, ma poi più si avvicinava più mi rendevo conto che era si e no alto come cinquanta uomini messi uno sulle spalle dell’altro. Sussultai e cercai un riparo, ma tutto quello che avevo attorno non era altro che la desolazione; il mostro si avvicinava, non si era accorto della mia presenza, troppo preso dal suo fare. Era un gigante dalla carnagione mulatta, capelli neri e folti e era vestito con un semplice perizoma, tipo primitivo. Non sapevo dove fossi finita, era logico che non mi trovavo più sulla terra poichè qualsiasi persona avrebbe potuto scorgere quella monumentale creatura, forse ero stata catapultata in una qualche dimensione parallela o cose simili. Era vicinissimo a me, cercai di nascondermi vicino ai suoi enormi piedi, ma sfortunatamente rimasi impigliata con la cintura ad un unghia del gigante. Questi si girò sui tacchi e si diresse verso sud, da dove era venuto. In breve arrivammo ad una specie di villaggio popolato da una trentina di giganti, c’erano anche una ventina di capanne di terracotta. Per fortuna la mia cintura si ruppe quando il gigante aveva posato il piede a terra. Mi diressi in un angolino, correndo con tutta la forza che avevo in corpo. Mi misi comoda dietro una specie di vaso color nero. Ma per la mia solita sfortuna una “giganta” sollevò questo utensile lasciandomi scoperta. Cercavo disperata un riparo e lo trovai sotto ad una stuoiona su cui era seduto un vecchio uomo. Questo mio nascondiglio durò circa fino a sera tardi quando venni sollevata assieme alla stuoia e sbattuta, come si fa con un tappetino, lontana e atterrai in uno spiazzo vuoto cosparso di terriccio rosso. Rimase vuoto, purtroppo, per pochi istanti e poi tutti gli abitanti del villaggio si riunirono li in una danza sfrenata; erano tutti cosparsi di tatuaggi e ricoperti di penne, erano tutti felici e contenti, tutti tranne me. Correvo a destra e a manca cercando di evitare tutti quei piedi che battevano violentemente sul terreno. Vi posso dire solo che non so dove sono finita ora, ma so solo che l’ultima cosa che ho visto era un grande piede sporco di polvere che si avventava violentemente su di me… 

 

2 commenti su “La città di Cryzia”
  1. ….povera formichina!…
    spesso mi chiedo come ci si senta ad esserlo..
    ciao

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