È il dispiacere d’averti perso,
amico, compagnia e rifugio;
è il dispiacere d’averti perso
ad aver fatto di me un naufrago senza approdo.
Mi accorgo adesso che sole ridente e spiagge radiose
erano il miraggio da molti sfiorato, solo un miraggio.
Fra le mani non resta che sabbia arsa e deserta.
E allora ho tessuto vele di malinconia,
le ho issate sull’albero della tristezza
e salpata dal porto dell’amarezza
sto vagando per i mari delle disillusioni.
Mastico amare acque approdando alla realtà spoglia.
Non un fuoco, non un bagliore a guidare la mia discesa,
non una mano tesa a destarmi dal risveglio,
non uno sguardo d’amico a tendersi nell’abisso,
a scavarmi via dal precipizio.
Tu, immobile monolite,
sgretolato dal gesto teso ad avvicinare un viso al viso,
tu, ora polvere al vento, cos’eri
se non questo deserto che mi resta fra le dita?