Tu hai scelto una strada che porta al respiro,
io sono fermata nel tempo da molti misteri:
gli stessi pensieri che ti hanno curato
distruggono adesso il mio io.
Nel sole e nel pianto
esistono poche parole
che aiutano a sciogliere il canto.
Vorrei non potere mai dire vorrei…
eppure son qui che ti ascolto,
cambiando il mio pavido viso
in un tenero volto
cosparso di riso.
Sostanza, materia, paura,
amore, pensiero e tortura,
in un unico istante che dura una vita
e si spegne in un tenero sguardo di donna smarrita.
Non farmi fuggire lontano:
io servo il tuo corpo e tu servi al mio corpo
in un abile unione concreta
che fa di dolore e piacere un’unica meta.
Hai poche catene che puoi conservar di nascosto:
ma un unico anello al mio piede potrebbe bastare
a non farmi smarrire il mio posto.
Io ho tristi ricordi lontani e presenti,
qualcuno che cerca di farli appassire,
un vento che spinge i miei stenti
e un utile tempo per farmi guarire.
Ma il lungo cammino che ancora ho davanti
mi han detto di farlo con semplici voli
non voglio coprirlo di strida e di pianti
e di un uomo ogni tanto che il mal mi consoli.
Ma quando puoi dire vorrei…
se sai che colui che ti ascolta
si è perso nel velo di lei
e mai più un’altra volta?
Se un semplice incontro affrettato
è il frutto di lunghe promesse
in un tempo da mai prenotato
che brucia le favole stesse…
…nel tempo senile
puoi avere il piacere di chiedere un dono
e di dare corrente alle pile
che danno corrente al perdono…
…nel tempo ancor più lontano
lo stesso pensiero
potresti trovarlo foriero
in un tocco di mano.
Ma quando sarai sopra un prato,
con luci di tutti i colori
cosciente di ciò che hai imparato
e di tutti i tuoi piccoli errori
sbiaditi ogni volta dal pianto,
potresti sudare coi tuoi ultimi pori
cercando qualcuno d’accanto
che ti lasci sparire felice,
per trovarti poi ancora,
sicura di ciò che ti dice
che ha dentro finora.
Gabriella Brancaleone