Lo ricordo un cucciolone, già grandino per stare lì.
Sudicio, secco e un po’ malandato, l’occhio spaurito e triste, come chi in qualche modo ha capito di non essere il migliore, il più forte, il più bello.
C’era lui e la scelta finiva li.
Non era il momento buono per le nuove cucciolate, i più belli già giravano la città con collari colorati in compagnia di padroncini tronfi e soddisfatti.
Quattro mesi suonati per un cucciolo di pastore tedesco è già un’età, chi intende prendere un nuovo amico, lo sogna grassottello, spumaccioso, con le orecchie ancora all’in giù, da coccolare, prendere in braccio e mostrare in giro.
C’era lui, solo, triste e certo non potevi prenderlo tra le braccia, secco che era, pesava già almeno 20 kg.
Ti guardava e continuava a guardarti con l’occhio nero ed una mezzaluna bianca, che sottolineava in modo deciso l’intensità e la profondità di quello sguardo.
Una tenerezza, forse una supplica che non si può scordare mai. Se ti ci imbatti contro, ti colpisce forte e ti tocca il cuore.
Silver, questo fu il nome che l’accompagnò negli anni della sua vita. Undici anni, undici meravigliosi anni donatici in forma pacco regalo ricolmo di affettuosità, complicità, compagnia, fedeltà e riconoscenza.
Ricordo passeggiate durante il freddo inverno, nella pineta non troppo lontana da casa, e le sue corse eleganti e sicure a rincorrer sassi tirati lontano.
Estati, sulla spiaggia a giocare con la sabbia e poi via nell’acqua.
Ricordo la sua festosa coda sventolare come una bandiera al mio ritorno a casa, dopo una giornata di lavoro.
Ricordo, nei miei giorni duri, di pianto, il suo conforto, il suo sguardo interrogativo,
come lo sguardo di chi non capisce fino in fondo ma sente il tuo disagio.
Si avvicina timidamente e ti lecca il viso per dirti che non sei solo.
I momenti che amava di più li intuivi con facilità, tanto è puro l’atteggiamento di un cane. La sua mela a fine pranzo e un biscotto dopo cena e non di meno l’angolo nel fondo del letto a contatto con i suoi umani preferiti.
Ricordo la sua malattia scoperta per caso dopo otto anni, il suo cuore malato dalla nascita.
Non c’erano più corse, nè sassi da tirare, ma solo lente passeggiate.
Ricordo le sue richieste di gioco e come non trovava risposte.
Ricordo la sua pancia gonfia, piena di acqua non assorbita dal cuore.
Le sue sofferenze, la sua pelle screpolata, i suoi giorni di dolore.
E soprattutto ricordo la sua dignità e la leggerezza di come se ne è andato.
Una sera di dicembre dell’anno 2000, la richiesta del solito biscotto, uno sguardo profondo, forse chissà un ultimo saluto e passo dopo passo si è sdraiato sulla cuccia di telo scozzese rossa e blu, ci ha guardato, e con un leggero gemito non c’era più.
Scrivendo ora tutto questo in ricordo di lui ancora piango e sulla scrivania al lavoro conservo in una cornice rossa la sua foto, lo ritrae bello e fiero, lo ritrae quello che è stato “il mio più caro amico”.
chi non ha mai avuto un cane non può capire…..
Abbiamo molto ancora da imparare dalla loro umanità. Brava!
Io non potrei concepire più la mia vita senza il cane. Il mio Bacco, bulldog, è morto a 2anni e mezzo di cuore, la sua foto é in ufficio e sul mio comodino, Benny, il mio secondo cane ha 4 anni. Sono stata amata da Bacco e lo sono pure da Benny, che mi adora. Alla mia età, ho capito di piacere ai cani (razza animale), ed é una gioia che mi scalda il cuore. Chi non li ha, non può capire, ma perde molto e non lo sa.
Ciao. sandra
ti capisco perfettamente… mi sono commossa leggendo queste bellissime parole… non c’è parola che possa descrivere ciò che ti fa provare un cane… non dimenticarlo mai