Martina e Giorgia erano sorelle e si volevano molto bene. Era estate, il sole splendeva caldo e a loro piaceva stare insieme all’aria aperta. La loro casa era in collina, circondata da grandi prati verdi. C’era, poco distante, un grande noce sotto al quale amavano andare a giocare ed anche quel giorno ci andarono. Ma, quando l’albero le vide avvicinarsi, notò che avevano un visetto imbronciato e camminavano distanti l’una dall’altra. Capitava infatti, talvolta, che le due sorelle litigassero.
Senza dirsi nulla sedettero sulle sue radici, appoggiandosi al tronco e voltandosi le spalle.
Tacquero a lungo finchè l’albero, stanco di vedere quei due musi lunghi, disse “Care fanciulle, vorreste gentilmente esternarmi la ragione del vostro silenzio?”
Le due bimbe fecero un salto, spaventate e senza capire da dove provenisse quella voce inaspettata.
“Ma son io che parlo, non temete!” disse l’albero cercando di rassicurarle.
Martina, che era la più grande delle due, rispose “Io chi! Non vedo nessuno! E comunque, chiunque tu sia, come parli difficile!”
“Qui! Sopra di voi! State appoggiando le vostre grazie al mio tronco! Suvvia, son io… il noce!
Le due sorelle, che nel frattempo si erano alzate, si guardarono stupite. Giorgia, incuriosita, domandò “Come! Sei l’albero? E parli?”
“Certo!” rispose il noce. “Parlo poco, è vero. Soltanto quando serve. Sapete, son vecchio e da tanti anni non favello, per questo risulto poco comprensibile. Ma cercherò di far meglio…”
“Io non sapevo che gli alberi parlassero. Non ne avevo mai sentiti prima d’ora.” disse Martina evidentemente meravigliata della scoperta.
“Beh, ora lo sai. E adesso vorreste rispondere alla mia domanda, di grazia? Perché stavate in silenzio e con quei musi lunghi?”
“Si, certo. Scusa. Non ci parlavamo perché abbiamo litigato.” disse Martina.
“E per quale ragione, se posso permettermi?”
“Perché Martina non voleva darmi la sua nuova bambola. Flora, delle Winx! Ci voleva giocare soltanto lei!” disse Giorgia con fare accusatorio.
“Non è vero! Tu me l’hai strappata dalle mani e volevi portarmela via!” si difese Martina.
Le due sorelle ricominciarono a litigare.
Intanto il noce rimuginava tra sé e sé “Winx!? Cosa sono queste Winx? Devo proprio aggiornarmi un po’…”
Quando si riscosse dai suoi pensieri si accorse che stavano ancora gridando.
“Santa Fronda! Calmatevi!” intervenne. Ma dovette dare una bella scrollatina ai suoi rami per riuscire finalmente a farle smettere.
Quando si furono calmate, disse “Ora, se ho ben capito, avete bisticciato per il possesso di una bambola? Tale Flora… di cognome Winx mi pare… non potevate giocarci tutte e due?”
“No, la voleva tutta per sé!” disse Giorgia.
“Non è vero!” esclamò Martina.
“Insomma, basta! Non ricominciate! Suvvia!”
Ad un certo punto l’albero iniziò a ridere e rideva sempre più forte.
“Cos’hai da ridere?” chiese Martina.
“Ah! Ah! Eh! Eh! Scusate… so di non essere cortese… Oh! Oh!…” non riusciva a smettere di ridere.
Quando si fu calmato, finalmente potè spiegarsi.
“Ridevo perché non capisco davvero come si possa discutere per una ragione tanto inutile!” e riprese a ridere “Ah! Ah!… arrabbiarsi per simili cianciafruscole! Eh! Eh!”
“Ciancia…. che?!” esclamò Giorgia con fare interrogativo.
“Cianciafruscole! Come dire… sciocchezze, banalità!”
“Già, hai un bel dire. Tu non hai una sorella!” esordì Martina.
Il grande noce si fece subito serio.
“Certo che ho una sorella! Ed è la terra” disse stupito che le bambine non lo sapessero.
“Tua sorella sarebbe la terra?” chiese Giorgia.
“Non sarebbe: è!” rispose l’albero. “Non vedete come l’abbraccio con le mie radici? Perché le voglio molto, molto bene.”
“E non litigate mai, voi due?” chiese Martina.
“Perché dovremmo? Siamo stati uniti dalla natura. E questo significa essere necessari l’uno all’altra, è facile da comprendere. Ma forse, per voi umani, non è tanto scontato. Son qui da tanti anni e ne ho viste di cose. E ho capito che siete, senza offesa, un po’ egoisti. Volete le cose per voi soli e non capite che non serve a nulla. Tutto va condiviso, perché possa nascere un miglioramento. Vi perdete in ragionamenti complessi e non vedete quanto tutto sia semplice. Siete… confusi!” Disse l’albero. E aggiunse “Vi faccio un esempio: provate a pensare se io e sorella terra litigassimo per l’acqua che scende dal cielo. Mettiamo il caso che io la volessi tutta per me. In un primo momento sarei magari anche contento, poi inevitabilmente marcirei. E la terra seccherebbe. E non nascerebbero le noci.”
“Ma le noci le fai tu, mica la terra!” dissero le bambine all’unisono.
“Oh, vi sbagliate! Senza la terra non avrei il mio nutrimento. Non potrei trarre l’acqua di cui ho bisogno per vivere. Insomma, non potrei fare proprio nulla!. Ma soprattutto non sarei mai capace di fare quello per cui sono nato: le noci. Che sono importanti, sapete.”
“E perché sono importanti?” domandarono.
“Perché sono il frutto di una condivisione. Una nuova vita. Una verità. Che può stare anche dentro ad un guscio, qualche volta. Proprio come quella che avete scoperto oggi…”
Le due bambine si guardarono e sorrisero.
“Facciamo la pace?” chiese Martina.
Giorgia le si avvicinò e si abbracciarono.
Il grande noce si commosse, una foglia gli cadde da un ramo.
“Ora, bambine, promettetemi che non litigherete più. Perché siete sorelle ed è naturale che vi vogliate bene. Soltanto così porterete i vostri frutti nella vita.”
“Grazie caro noce! Ci hai fatto scoprire una bellissima verità!” dissero le bambine.
“Venite a trovarmi ancora. Vi ascolterò con gioia. In quanto al parlare… sapete che lo faccio soltanto in casi eccezionali! Ciao piccole.”
Lo accarezzarono sulla sua ruvida corteccia prima di tornare a casa.
Da allora ogni giorno, anche in inverno, Giorgia e Martina vanno sotto al grande noce a raccontargli gli avvenimenti delle loro giornate.
E’ silenzioso, ma loro sanno che è contento.

 

4 pensiero su “Le due sorelle e il grande noce”
  1. E’ il racconto più bello che ho letto sul sito… a mio gusto naturalmente.
    Ti faccio i complimenti non solo per come esponi, ma anche per la fervida fantasia che possiedi… è un gran dono.
    Hai stoffa Madeleine
    Ciao Elisa

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