Prologo
Jesus Maria Ardemagni è un ragazzone di circa trent’anni un po’ particolare, non che sia ritardato ma rispetto ai suoi coetanei ha qualcosa in meno, o forse in più, è un semplice forse anche ingenuo come un bimbo di 10 anni. Vive nella campagna di Arquata (che si trova a metà strada tra Alessandria e Genova al confine tra Piemonte e Liguria), insieme ai nonni paterni a cui è stato affidato dal padre, partito per chissà dove in cerca di fortuna, dopo che la moglie di origine spagnola era spirata dando alla luce quel figlio troppo grosso e strano.
Jesus Maria che tutti in paese, compresi i nonni, per comodità chiamano Gesù è sempre nei campi; per lui i giorni, salvo la domenica, sono quasi tutti uguali: zappare, potare, innestare, seminare, raccogliere, mungere, aggiustare e altri lavoretti fino a sera. E quando rientra in casa, esausto ed affamato, trova ogni volta qualcosa di appetitoso nel piatto da divorare, la nonna cucina praticamente solo per lui, il nonno è infatti sdentato (non sta neanche tanto bene) e si deve accontentare di brodini vegetali e verdura lessa.
Jesus Maria è comunque autonomo e tutte le domeniche, dopo essere andato alla messa mattutina coi nonni, prende da solo il treno per andare a Genova a trovare la mamma; scende alla stazione di Brignole e poi aspetta il bus n° 12 (o anche il 13) per andare a Staglieno. Non può proprio fare a meno di trascorrere un’oretta a parlare con lei (ma quella foto è troppo sbiadita!), dopo aver amorevolmente ricoperto di fiori, scelti e colti all’alba tra i più profumati, quel bel marmo nel campo 15.
Domenica 12 maggio – ore 11.55 – Chiesa della SS. Annunziata di Sturla
È una soleggiatissima domenica mattina di maggio e sul piazzale antistante la chiesa, il Don ha radunato tutti i suoi angeli bianchi, cioè i bimbi che hanno appena ricevuto la prima comunione. Ognuno di loro trattiene tra le dita il filo di un palloncino a cui ha strettamente legato un foglietto arrotolato. Presto tutti questi palloncini multicolori si libreranno contemporaneamente nel cielo portando chissà dove l’annuncio di questo personale e importantissimo evento e la speranza di ogni bimbo di ricevere una testimonianza dell’avvenuto ricevimento (qualche anno fa una cartolina di auguri era arrivata addirittura dal Trentino!).
Lunedì 13 maggio – ore 7.00 – Arquata
Il sole non ha ancora fatto capolino nella vallata e Jesus Maria sta percorrendo il sentiero che conduce alla carciofaia, costeggiando un bel muretto a secco che lui ha appena finito di sistemare (è rimasto uno dei pochi in paese a saperlo fare e di ciò va proprio orgoglioso!). I suoi occhi leggermente arrossati (in primavera c’è qualcosa nell’aria che lo fa lacrimare, proprio come quando sbuccia le cipolle) vengono improvvisamente attratti e poi seguono incuriositi un palloncino rosa sgonfio scendere verso di lui e, poco dopo, depositare ai suoi piedi un foglietto di carta arrotolato e legato con uno spago sottile.
Titubante si china a raccogliere il foglietto e, dopo essersi tolti i consunti guantoni da lavoro e averlo goffamente srotolato, lo legge molto lentamente a voce alta (sa leggere bene ma lo fa sempre ad alta voce, anche se è solo, e sillaba ogni singola parola) “C i a o, mi chiamo Antonio Canepa abito a Sturla in Via Pelio n°64/5 e il 12 Maggio ho fatto la prima comunione presso la chiesa della SS Annunziata di Sturla (segue indirizzo), il mio desiderio è che tu Gesù per una domenica lasci i tuoi discepoli e vieni a pranzo con me e la mia famiglia, abbiamo tanto bisogno di te!”
Impietrito dalla sorpresa lo rilegge nuovamente, questa volta in silenzio, e sul suo volto scuro si disegna un sorriso, quel foglietto è proprio indirizzato a lui, eppure non conosce nessuno che si chiami Antonio e comunque nessuno che abiti a Sturla… forse uno dei bimbi incontrati la domenica a Staglieno (e Sturla dovrebbe essere poco più in là)… ma non riesce proprio a ricordarsene… è consapevole che la sua testa non funziona bene come quella degli altri suoi coetanei. E poi chi saranno mai questi suoi discepoli?… forse… anzi… quasi certamente i suoi cari nonni.
Comunque quella era una preghiera che non poteva restare inascoltata… forse questo Antonio aveva saputo dai suoi nonni che lui era proprio bravo a fare tanti lavoretti e uno dei pochi a risolvere molti problemini (e di questo andava proprio fiero)… e lui e la sua famiglia avevano bisogno proprio del suo aiuto… e l’invito a pranzo?… forse era più che naturale che per sdebitarsi del lavoro da fare lo invitassero anche a pranzo.
Comunque l’eccitazione si era impossessata di lui e, come elettrizzato, pensò che era la prima volta che qualcuno lo invitava a pranzo, e per combinazione proprio di domenica, proprio il giorno in cui era solito venire a Genova a trovare la mamma.
Poteva quindi andare a pranzo da Antonio e poi subito dopo a trovare la mamma, così avrebbe avuto finalmente qualcosa di nuovo da raccontarle. L’unico ostacolo era trovare questa Sturla e la casa di Antonio… ma avrebbe chiesto agli uomini in blu dei bus, il numero dell’autobus giusto e poi la fermata… loro sapevano sempre tutto, quando domandava loro qualcosa, sarebbe bastato portarsi dietro il biglietto con l’indirizzo.
Domenica 19 Maggio – ore 13 – Via Pelio, n°64/5 a Sturla.
Antonioooo dove sei? Vieni a tavola, ci siamo tutti e manchi solo tu, c’è anche tua Zia Lina, non farmi fare brutte figure come al solito! Agnese, hai spento sotto le pentole ed hai tirato fuori dal forno le lasagne? Sì signora è tutto pronto… posso portare in tavola?… si, certo, ci saremmo tutti se Antonio si decidesse a regalarci la sua presenza!… e disgraziato ricordati di lavarti le mani e di renderti presentabile… hai da poco fatto la prima comunione e non sei migliorato affatto!
In questo trambusto suona il campanello. Elvira Parodi Canepa (moglie e madre forse un po’ troppo autoritaria ed oppressiva) si guarda intorno stupita “mi sembra non manchi nessuno, chi può essere a quest’ora? Agnese va un po’ a sentire chi è, ma non aprire la porta se non lo conosci!”. Non riesce a finire la frase che l’efficientissima Agnese grida “Signora, sembra un marocchino che vende dei fiori, che facciamo? Insiste, dice che è stato invitato da Antonio, ha un nome molto strano, tipo Gesù”.
Elvira si dirige alla porta con fare deciso e fermamente intenzionata a dare una svolta decisa a questa situazione, non era certo il momento e il luogo per farla tanto lunga e soprattutto non era questa la modalità più corretta per chiedere l’obolo domenicale.
Si trova improvvisamente di fronte ad un ragazzone dalla carnagione scura, faccia grossa e tarchiata, vestito piuttosto curiosamente e con un fascio di fiori di campo in mano. No, non sono i soliti mazzetti di rose spente, annota mentalmente (lei che ama tantissimo i fiori), sembrano gladioli, sono molto belli e profumati, forse vale la pena comprarli tutti; al centro del tavolo da pranzo avrebbero potuto fare la loro bella figura e poi si sarebbe sbarazzata una volta per tutte di quell’ospite inopportuno.
“Quanto vuoi per tutti questi?”, “Non voglio nulla… sono per la mamma… mi chiamo Gesù… Antonio mi ha invitato a pranzo… domenica”.
“Ma cosa dici? Antonio non ha invitato nessuno e se anche lo avesse fatto io non ne so proprio nulla, e non sapevo poi che conoscesse un certo Gesù”.
In quel mentre Antonio incuriosito fa capolino all’ingresso e sente le ultime parole del ragazzo “mi chiamo Gesù… Antonio mi ha invitato”
Il cuore comincia a battergli forte, sembra quasi scoppiargli nel petto… non è neanche passata una settimana e Gesù ha già risposto al suo invito! È venuto a pranzo come lui gli aveva chiesto, lancia quindi un urlo (di stampo calcistico) alla madre e continua concitatamente “…è Gesù… lo stavo aspettando! L’ho invitato io… è stato il mio desiderio… sul foglietto del palloncino della prima comunione”.
Elvira interdetta e attonita squadra il figlio, improvvisamente impazzito, con un’occhiata che non lascia prevedere nulla di buono; è veramente seccata che Antonio si sia sognato di invitare a pranzo quel disgraziato proprio quella domenica, la domenica in cui sua sorella si è finalmente decisa a venire col suo nuovo compagno (questa volta pare sia un avvocato davvero importante); ma che figura avrebbero fatto! No, deve risolvere la faccenda cercando di trovare una soluzione accomodante, anche perché sembra proprio che Antonio ci tenga a pranzare con questo Gesù. Estrae quindi dalla borsetta una banconota da venti euro che porge al ragazzo con un sorriso forzato “questi sono per i fiori e poi se vieni domani sera ti faccio trovare una cenetta coi fiocchi, così potrai mangiare insieme ad Antonio”
In cuor suo si augurava di aver spostato il problema un po’ in là, e che nel frattempo si sarebbe chiarito questo spiacevole equivoco.
Non poteva prevedere che Antonio si lanciasse incontro al suo ospite, quasi urtandola, e che prendendolo per una mano, quella che non reggeva i fiori (transitando impudentemente davanti ai suoi occhi esterrefatti e alla mano tesa con i venti euro), lo conducesse quasi a forza all’interno della sala da pranzo superbamente imbandita.
“Vieni Gesù siediti al centro vicino a me!” l’invito quasi gridato da Antonio, entrando in sala, “aggiungeremo un posto, tanto la tavola è grande e c’è tanto da mangiare per tutti!” (e corre a prendere una sedia). L’anomala eccitazione del figlio ed il suo febbrile entusiasmo non potevano passare inosservati agli occhi dell’ing. Canepa, seduto a capotavola, da sempre dedito a dare il maggior lustro ed agio possibile alla propria famiglia (anche fruttando al meglio le sue altolocate conoscenze e sfrattando senza troppo pensarci i propri inquilini in difficoltà). Ad ogni modo, ora purtroppo toccava a lui, bisognava salvaguardare le apparenze, ed era giunto il momento di dare man forte alla sua Elvira che, stranamente, non aveva ancora fatto la sua ricomparsa in sala.
“Antonio!… spiegami cos’è questa buffonata, ti pare il caso di invitare oggi che c’è anche tua Zia Lina, questo tuo… amico…” – si era sforzato molto per fare uscire quest’ultima parola – “…e senza averci prima avvertito?”
Antonio sta per rispondere qualcosa ma, mentre Elvira rientra in sala rossa in viso, Jesus Maria, deposto il fascio di fiori sul tavolo e tacitato Antonio con un gesto autorevole, comincia a leggere con voce forte e lenta un foglietto (spuntato fuori da una tasca di un giubbotto inguardabile e legato a qualcosa di rosa che assomiglia ad un palloncino sgonfio) “mi chiamo Antonio Canepa… una domenica vieni a pranzo con me e la mia famiglia, abbiamo tanto bisogno di te” e poi continua, scandendo le parole e volgendo lo sguardo verso tutti i commensali, “…mi scuso tanto con tutti voi se causo disturbo… ma sono Gesù e… visto che Antonio mi ha invitato… dal cielo con un palloncino rosa… sono venuto tra di voi per aiutarvi a risolvere i vostri problemi”.
Bellissima! Se Gesù volesse venire a pranzo anche da me, ne sarei lusingata. Non sono bravissima come cuoca ma, è mia sana abitudine impegnarmi sempre per ogni occasione.
Anche la mia famiglia ha bisogno di Lui.
Fa bene risvegliare sentimenti antichi in questo periodo storico in cui a tavola, il dio quattrino, è l’invitato preferito.
Bravo!
Sandra
Racconto bellissimo e tenero, potrebbe essere utilizzato per un cortometraggio? Credo proprio di sì… più lo leggo più mi piace!!!