Stanco di cercare di capire,
stanco di esser forte e reagire,
mi arrendo a ciò che sono e a ciò che provo,
e a questa languida mestizia blu
che mi possiede…
mi abbandono.
In silenzio,
raccolto entro me stesso,
senza voglia ed entusiasmo,
resto con la dolce melodia del mio cuore,
da troppo tempo lasciato a margine
di ogni pensiero e azione.
Mi fermo ad ascoltare
perché sono stanco di parlare
e lascio ogni cosa essere ed andare.
Grazie la tua poesia mi ha colpito il cuore.
Rimanere sempre ben centrati sul proprio asse per non lasciare il cuore al margine del tempo, non è una forma di egocentrismo, bensì una briciola di sano egoismo che ci aiuta a non perdere la vista la nostra identità.
Una lirica intensa e struggente.
Un saluto, Andrea.
Ciao, Lucia
La resa che diventa abbandono a se stessi e al proprio sentire, non deve amareggiare, ma è presa di coscienza che il bene più grande per noi stessi siamo proprio noi, perfettamente consci della giustezza dei nostri pensieri e della nostra integrità.
Se é dimostrazione di capacità di adattamento l’adeguarsi, é altrettanto importante difendere idee e scelte.
Così come è giusto e doveroso ogni tanto, secondo necessità, staccare la spina e prenderci cura di noi stessi.
5 stelle da parte mia.