Percorro continuamente sentieri deserti,
strettoie aride e spoglie per cui
la sofferenza sembra essere
l’unica parola del luogo e
malgrado il sole splenda alto su
nel cielo, questo desolato spazio,
dove il tempo pare essersi fermato,
sembra non conosca riverbero.
Mi guardo attorno e altro non vedo
che un villaggio ormai defunto e
la gente del luogo, nata e morta
nel buio, smette di pregare e si
rassegna davanti all’evidenza che
il mondo ha smesso di girare.
Milioni di bambini versano lacrime e riempiono
le poche pozze che restano, c’è chi soffre
la fame, la sete o peggio c’è chi scava
nella sabbia rovente per dare dimora a quei
tanti ormai divenuti polvere.
Molti di loro vagano senza una meta
cercando molto più che un sorso d’acqua o
un pezzo di pane, se nonché il semplice
affetto della propria famiglia e la ricerca
accanita di un identità ormai andata
perduta.
Il sole continua a splendere e non posso
dire altrettanto del mio sorriso, spentosi
sul viso di ognuno di loro; Se solo il mondo
risultasse più comprensivo forse un vento
di speranza sarebbe passato affinché
rimettesse le cose a posto.
Vera, attuale e molto bella. Il vento della speranza dovrebbe soffiare parecchio forte e farsi sentire in cielo e in terra.
Ciao. sandra