In questa sera in cui il cielo appare
di un’originale sfumatura grigia,
eccezionalmente fragile, pesante,
quasi slealmente gelosa di mostrarci
per l’ennesima volta il più grande
grido del tramonto,
mi chiedo a gran voce chi sono.
Voi, che scorgete semplice incoscienza
sul mio volto, abbiate un minimo
di riguardo anche per uno come me
che non conosce pace alcuna,
in nessun momento, e si ritrova
a guardare sempre avanti, avanti,
finché la meta appare sempre
più lontana e vaga.
Ne ho bisogno per vivere.
Tutto ciò che fino ad ora
ho veduto e conosciuto,
mi è infatti mortale.
Quale strana malattia mi affligge?
Sempre se di malattia si tratta.
Rivoglio indietro il mio sorriso
prima che soffochi nella pena.
Ogni giorno più solo del precedente,
ogni ora più lontano.
E voi, che pensate a cosa
regalarmi per il mio
ventesimo compleanno.
Vi confido che mi accontenterei
tranquillamente di una remota isola da abitare,
in cui il bosco possa essere
la mia unica casa, la natura
la mia unica amica,
il sole l’unica scuola
e il canto del mare mio unico maestro.
Che dire non ho parole per esprimere la bellezza e la profondità delle tue parole…!!! Mi rispecchia tantissimo, hai colto in pieno le emozioni che provo… bravissima! Un abbraccio giudy
Una poesia davvero toccante, dal titolo non pensavo fosse così bella ma c’è sempre la citazione “guarda oltre la figura della persona, guarda la sua anima” e niente, la ADORO