“Sei proprio sicuro di volerlo sapere? Non è una cosa di cui vado fiera. Poi risale a molti anni fa, è una cosa superata…” disse la ragazza con gli occhi che si stavano riempiendo di lacrime.
Lui non l’aveva mai vista così, e si stava rendendo conto che in realtà aveva una parte fragile di cui non era a conoscenza. Una parte nascosta, segreta, dove ancora non era entrato nessuno, che la faceva ancora soffrire.
“Lo sai che puoi dirmi tutto, sempre se ti va… io sono qui!”.
Lei si sentì sciogliere qualcosa dentro, all’altezza del petto. Era lì che le si concentravano tutte le emozioni. Partì come un fiume un piena
“Avevo 20 anni, sono passati quindi più di 10 anni e… mi facevo del male. Mi sentivo sola, sola in mezzo alla gente. Capisci cosa voglio dire vero?”
Lui lo sapeva bene qual’era quella sensazione. L’aveva provata sulla propria pelle. Annuì senza dire una parola; non voleva interromperla, quello era il suo momento.
“Sapevo che avresti capito.”
Le lacrime iniziarono a bagnarle la faccia. Stava piangendo, di un pianto liberatorio che forse aspettava di fare da anni.
“E… insomma, mi sentivo un vuoto dentro che mi mangiava l’anima. Ed io non sapevo come colmarlo. Conducevo una vita molto frenetica per cercare di evitare di sentirlo. Ma questo vuoto c’era ed urlava per essere ascoltato. Ed io, niente. Andavo avanti con la mia vita. Uscivo con le amiche e quasi tutte le sere andavamo in discoteca. Lì bevevo con l’obiettivo di ubriacarmi così da stordirmi e non pensare. In quei momenti tutto mi appariva distorto, era quasi come se mi staccassi dalla realtà e riuscissi ad osservarmi dall’esterno. In quel preciso istante, tutto era sospeso ed il vuoto non si faceva sentire. Era come se si addormentasse. La mattina però brontolava più forte che mai. Non avevo nessuno con cui parlare. All’apparenza ero una ragazza felice. Mi ero costruita una maschera che sapevo portare benissimo quando ero in mezzo alla gente. È strano come una persona possa sorridere apparentemente mentre dentro si sta consumando. Eppure era così per me. Non sai cosa avrei dato per avere qualcuno che si rendesse conto di quello che mi stava succedendo”.
Si interruppe un attimo. Lui la guardò negli occhi, la strinse forte a sé. Lei si sentì finalmente al sicuro, protetta. Capì che quella persona che aveva sempre aspettato era arrivata, era proprio lì di fronte a lei. Una parte di sé stessa aveva paura a raccontargli tutto; paura che una volta saputo tutto sul suo passato se ne sarebbe andato. Ma in fondo sapeva, sentiva che non sarebbe mai potuto essere così, aveva di fronte proprio LUI, lo sentiva, ne era certa. Si lasciò andare completamente.
“C’erano delle giornate in cui mi svegliavo con il grigio dentro, perché è così che identificavo quella sensazione, con il grigio. Beh, questo grigio mi accompagnava per tutta la giornata. Ed il vuoto cercavo di colmarlo mangiando. Ma non si trattava di mangiarsi qualcosa gustandola, assaporandola lentamente. Nooo! Mangiavo di tutto, passavo dal dolce al salato, dalla mollica di pane alle lasagne avanzate. Di tutto. Trangugiavo il cibo senza sentirne nemmeno il sapore. Lo divoravo ad una velocità impressionante. Mangiare era solo un mezzo per cercare di colmare quel vuoto di cui ti ho parlato. Ma non serviva a molto. Dopo che aveva finito mi sentivo uno schifo. La pancia mi tirava da morire, mi sentivo in colpa per quello che avevo fatto per cui arrivava il momento della punizione autoindotta.”
Si fermò un attimo. I singhiozzi erano talmente forti da non permetterle di parlare. Sentì le braccia calde di lui stingerla ancora più forte
“Vai avanti” le disse.
“Beh… hai capito cosa facevo poi? Non riesco nemmeno a pronunciarlo”. Sospirò.
“Andavo in bagno e mi inducevo il… insomma, hai capito no?”.
“Ho capito, tranquilla. Non ti preoccupare. Continua….”
“Ricordo ancora perfettamente la sensazione che provavo subito dopo averlo fatto e le strategie che avevo adottato per ripulire tutto alla perfezione e non far accorgere i miei. E il fatto che loro non si rendessero conto di niente mi dava ancora più fastidio. Mi sentivo trasparente ai loro occhi. Avevo bisogno di loro e loro non c’erano. Ma non perché non volessero aiutarmi. Ma proprio perché non erano in grado. Non arrivavano a capire. Non sono mai riusciti a capirmi fino in fondo. Ma questo neanche oggi. E non solo loro. É una sensazione che mi ha accompagnato sempre nella vita. Fino ad ora però. Sento che adesso non è più così. Sento che tu capisci ogni mia sensazione. Ti sento vicino a me come non ho mai sentito nessuno. È come se la mia anima, dopo questo continuo vagare, avesse finalmente riconosciuto la tua e adesso se ne stanno così.”
Mostrò l’indice e il medio della mano destra intrecciati.
“È questo che sento quando sono con te. Sento di essere così con te”
disse continuando a tenere le due dita intrecciate
“Due anime gemelle, nel vero senso della parola. È così anche per te?”
Si, era così anche per lui. Una sensazione nuova, di calore, di pienezza, lo stava investendo. Anche lui si era sentito solo in mezzo agli altri. Anche lui aveva provato cosa voleva dire stare con qualcuno che non riusciva a raggiungere la parte più profonda di te. Anche lui aveva vissuto l’esperienza di genitori fisicamente vicini, ma lontani emotivamente anni luce.
“Deluso? Mi vuoi sempre ora che ti ho detto tutto?”
disse lei con il volto ancora rigato dalle lacrime. In realtà la ragazza sapeva già cosa lui le avrebbe risposto, ma aveva bisogno di sentirselo dire. Lui la guardò in quel modo che a lei piaceva da morire. La guardava come se fosse l’unica donna presente sulla terra, come se tutto il mondo intorno a loro d’un tratto non esistesse più, come se ci fossero solo loro due, sospesi in una dimensione parallela, al di fuori del tempo e dello spazio. Si sentiva letteralmente sciogliere quando lui la guardava così. Gli occhi di lui, il suo sguardo… le arrivarono dritti al cuore. E qualunque parola sarebbe stata superflua.
Un bellissimo momento, raccontato con semplicità ed efficacia. Si percepiscono i sentimenti dei protagonisti ma il romanticismo non cade nello stucchevole.
L’immagine delle due dita intrecciate assorbe e sintetizza l’intero racconto… sono certo che chiunque leggendo il passaggio delle due dita si sia trovato suo malgrado a ripetere istintivamente lo stesso gesto. Non è suggestione; si chiama “corrispondenza d’amorosi sensi”. Brava Hellokitty!!!