Città ormai libera, che piangi sul
tuo dolore troppo presto dal mondo dimenticato,
come riposi leggera nella notte
di aprile serena!
La tua sofferenza, rimasta così a lungo taciuta,
può ora esplodere nella sua gioia,
libera dalle catene più pesanti.
Mai scordar non potrò la tua vista,
quando immensa e intensa splendevi
nella valle aperta alla tua grandezza
che illuminavi il tuo stesso splendore.
Il cielo era un tutt’uno con te,
pura paradisiaca sintonia.
L’atmosfera intraducibile se non in lacrime.
Un inno alla tua bellezza.
Due anime silenziose erano lì
sofferenti ma orgogliose,
in pena nello spirito.
E tacevano.
Dall’alto scrutavano ogni tuo movimento,
sentendo ogni minima melodia
che nasceva dalla musica della tua stessa esistenza.
I loro pensieri si fondevano
in un attimo che per me rimarrà eterno,
nell’ultima speranza che li nutriva in cuore.