Quella sera l’aria era di un freddo pungente, piuttosto normale per la stagione visto che erano i primi di dicembre, eppure aveva un qualcosa di insolitamente magico. Era appena ritornata a casa, aveva parcheggiato l’auto al solito posto, sotto al balcone. Con il solito vigore, tirò il freno a mano e la spense. Mentre eseguiva meccanicamente quei gesti, fece un qualcosa che, ormai, non faceva più da molto, moltissimo tempo. Lanciò un’occhiata distratta attraverso il parabrezza e vide qualcosa che mai aveva visto in tutta la sua vita. Sopra di lei, un meraviglioso cielo stellato brillava in tutta la sua perfezione. Attonita, uscì dalla vettura e rimase lì, in piedi ed immobile a fissare quell’indescrivibile spettacolo. Non aveva mai visto così tante stelle illuminarsi così, come tante luci di Natale. E non aveva mai visto niente di così bello che potesse essere lontanamente paragonato a quel cielo. Non conosceva molto l’astronomia, eppure, da quei pochi e vaghi ricordi che aveva, riusciva a distinguere le principali costellazioni: l’orsa maggiore, la minore… E si sentiva così piccola di fronte a quell’immensità. Non sapeva dire quanto tempo trascorse lì, ad osservare quel manto stellato. Secondi, minuti, ore forse? Sapeva solo che difficilmente avrebbe potuto rivedere un cielo così. Mentre i suoi occhi continuavano a godere di quello spettacolo -e mai se ne sarebbero saziati- i suoi pensieri erano tutti rivolti a lui. Si sentì stringere il cuore, perchè avrebbe tanto voluto mostrargli ciò che stava vedendo. Chissà, se ci sarebbe mai stata una seconda notte così. Per quanto fosse bella, New York non avrebbe mai potuto offrirgli quello spettacolo, ne era certa. C’era stata solo una volta, eppure sapeva che le luci di quella grande città sovrastano le stelle, le uccidono. Stringendosi nel cappotto di lana bianca, si sentì triste e sola. E, come stelle cadenti, le lacrime iniziarono a scorrere lungo il suo viso, pensando al giorno in cui, finalmente, avrebbero potuto osservare abbracciati quel cielo.

 

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