Il lento camminare stanco
nella selva umana sperduta,
vecchio non è parte di branco
osserva gioventù svampita.
Che pur avendo ali discrete
per librarsi nell’aria sul mondo,
e tante le cose non segrete,
cicale a fine estate morendo.
Profondo silenzio sperduto
e il canto soave di fronde.
Non afferra il semplice udito
l’occhio del vecchio risponde.
L’odore dei passi nei percorsi
sia in foreste o aridi deserti.
Gelido il freddo i suoi morsi
vite vissute sinfoniche concerti.
Spettacolo di mondo indecente
dileguarsi di tutti i suoi i sogni,
lo sparire in morte imminente
nell’accoglierlo il Dio si degni.
La vita tediosa, sempre uguale,
il martello nei pensieri inutili,
struggersi in un mondo sleale
fermare il treno su binari futili.
Forse poesia un po’ pessimista che attraversa periodo storico di distruzione e poco amore.
Invito a banchettare la speranza, che facesse un giro di valzer e s’alzasse con ali di falco alta nel cielo senza ricadere mai infranta fra le rocce.
Sandra