Mio carissimo immacolato foglio,
vengo a confidarti i miei pensieri.
Macchiarti d’inchiostro non voglio,
per stupidità che non siano seri.
Su di te o foglio sparsamente dico,
molte cose vissute che solito scrivo.
Citare a te che sei, l’unico amico,
constatiamo triste, il falso e l’intrigo.
Striscia il pennino per i vecchi affanni,
e consolare l’anima per gli errori miei.
Risentimenti remoti tumulati negli anni,
l’unico amico foglio, che sempre ci sei.
Non ho altri al cui, palesare i disagi,
farmi ascoltare dai muti e dai sordi.
Neanche i vecchi che erano i saggi
parlano più beati, dei remoti ricordi.
Non serve più l’esempio del nonno,
che forgiava, ci temprava il cervello.
Foglio vorrei, morissero nel sonno,
quelli che la merda, dicono sia vello.
Conversando con mio nipote speciale,
fortuna volle, ch’io suo nonno vivente.
Giovani come lui, in un mondo irreale,
compensano quei vivi, ma morti latenti.