Che farò io!
Se nell’aria un canto gorgheggia,
scende dal cielo sacra musica leggiadra soave.
Vento col sibilo attraversa i rami e verseggia
poesia di commiato dal mondo l’ora più grave.
Che farò io!, quando nella povera mente mia,
solo nebbia fitta come triste giornata uggiosa.
Pensiero mi sfiora, prima di prendere la via,
sono stanco è il muscolo rigonfiar non osa.
Che farò io!, se pioggia non bagna, l’offesa non ferisce,
l’occhio non vede né assiderar mi può il freddo gelo.
Disperati gemiti e lamenti ma l’orecchio non recepisce,
lacrima bagna la gota viso chino non guarda il cielo.
Che farò io!, quando l’estate come vita finisce,
e foglia gialla come il mio braccio stanco cade.
La terra rivuole la polvere del corpo che perisce,
dentro una cella d’acero e intorno la zolla invade.
Che farò io!, quando forse con ali su strani cieli volerò,
mostrerò il corpo senza più le vesti, né gioie o altri beni.
La mente i suoi ricordi e l’amore perché di più non vorrò,
lascerò a chi resta gli onerosi compiti e voluttà terreni.
Che farò io!, se dove andrò ricorderò la vita il tutto,
quello che prima feci e anche di recente ho pensato.
Oh povera anima aiutatela tutti voi angeli in lutto,
se i mali lascerò, per sempre vagherò disperato.
Rinascerai farfalla e volerai fra l’acero e il papavero. Lo svolgimento di vita terrena e lo spirito in volo.
Sandra