La neve era scesa copiosa e taciturna per tutta la sera, senza avvertire nessuno, senza farsi sentire, senza lasciare che gli abitanti della vallata, che se ne stavano tranquilli dentro ai loro letti tiepidi, potessero prepararsi, il mattino seguente, a quella sua repentina quanto inattesa apparizione.
Roberto andò alla finestra e scrutò il buio che gironzolava nel piccolo cortile laterale della sua abitazione, che altro non era che la stazione di posta del valico, al confine tra il Piemonte e la Svizzera. Viveva da sempre in quella casa, in quella vallata, in quella porzione di langa, tutta circondata da montagne che rendono difficile ogni spostamento, soprattutto nel periodo invernale, quando la neve arriva anche a un metro e mezzo.
Non era il miglior posto del mondo dove vivere, soprattutto se da soli, ma il suo era un destino già scritto, perché, prima di lui, erano stati doganieri proprio in quel valico il padre ed il nonno ed entrambi avevano vissuto lì con la propria famiglia.
Il fuoco, che animava il caminetto buttato su un angolo della grande cucina, spandeva per tutta la stanza un tepore che rasserenava e dava un senso di tranquillità e sobrietà.
Solo in corrispondenza delle tre finestre il caldo cozzava contro gli spifferi freddi che venivano spinti a forza contro l’abitazione di Roberto e riuscivano a sgattaiolare furtivi al suo interno, passando attraverso gli ampi interstizi degli infissi, che mal si chiudevano a causa della vetustà che Roberto si ostinava ad ignorare.
La neve stava ancora inondando la vallata e con essa tutto ciò che vi cresceva, piante, siepi, case, strade, che ormai erano celate sotto ad un bianco strato sottile, simile ad una morbida coperta buttata sopra a un letto disfatto.
Roberto stazionava ancora davanti alla finestra, inebriato dalla sensazione di trovarsi isolato dal resto del mondo esterno solo da quel vetro sottile e così precario, che pur tuttavia lo proteggeva dal freddo e dall’astio provenienti dall’esterno.
D’un tratto strinse istintivamente gli occhi, nel tentativo di vedere meglio qualcosa che gli era sembrato di intravvedere in un punto remoto del proprio cortile.
Un fatuo fascio di luce stava, con non poca difficoltà, facendosi largo a gomitate tra la coltre di neve.
Subito dietro il fascio di luce, che si concretizzava sempre di più e si faceva via via più intenso, si sentì il ronzio ovattato e sordo di un motore: un’automobile stava arrancando sulla salita che conduceva alla stazione di posta.
Una vecchia Alfa Romeo giunse in quello che fino ad un’ora prima era un cortile mezzo ricoperto d’erba, ma che ora era una distesa bianca uniforme e spumosa.
Il guidatore non era evidentemente abile a guidare con la neve, perché, per ben due volte, rischiò di far sbandare l’auto in direzione di due betulle ormai spoglie di tutte le loro foglie.
Roberto seguì la scena con l’attenzione di chi, annoiato, sta guardando da ore un pescatore in riva ad un canale non prendere neppure un pesce, per quanto piccolo.
Non fece neppure cenno di allontanarsi dalla finestra per uscire di casa ed accertarsi di quanto stesse accadendo.
Aspettò immobile.
L’auto, intanto, si fermò proprio a ridosso del muro dell’abitazione, si spensero fari e motore.
Ne uscì una donna bionda tutta intabarrata dentro un cappotto di lana blu, il cui bavero, rialzato per ripararsi il collo dall’aria fredda, celava i lineamenti del suo viso.
Roberto sentì bussare forte alla porta che dava sul cortile e lentamente si mosse nella sua direzione; aprì l’uscio fingendo una moderata sorpresa per quella strana ed inattesa visita, come se non fosse stato fino a pochi secondi prima a contemplare da dietro il vetro della finestra l’arrivo di quella donna in macchina.
– Entri pure, – disse Roberto, senza neppure salutare o dare il tempo alla sua interlocutrice di aprire bocca.
– La ringrazio. – La sconosciuta entrò in casa di Roberto abbassandosi il bavero del cappotto e lasciando scoperta tutta la sua femminilità e bellezza, due cose che raramente si potevano apprezzare in quel luogo desolato e povero di vita.
– Con questo tempo è impossibile correre con la macchina, è stata molto fortunata a poter arrivare almeno fino a qui. –
– Lo so, ma devo assolutamente raggiungere Chiasso questa sera. –
– Impossibile signora, non so cosa deve andare a fare a Chiasso, ma se continua a nevicare così da questo posto non potrà muoversi per parecchi giorni. –
– Come sarebbe a dire? – Lo sguardo della sconosciuta, che ancora non aveva detto chi fosse e da dove venisse, era a metà tra lo sconvolto e il rassegnato, come se l’andare in Svizzera fosse stata davvero per lei questione di vita o di morte.
– Purtroppo è così. In questo periodo dell’anno quando nevica può nevicare anche per tre o quattro giorni senza mai smettere, la neve arriva anche a un metro e mezzo e quassù non arrivano certo gli spazzaneve a pulire le strade, siamo in un posto dimenticato da Dio e dagli uomini. Se vuole proseguire verso la Svizzera dovrà aspettare che la neve si sciolga un po’ oppure domani o dopo domani potrà cercare di tornare a piedi in paese e usare un altro mezzo di trasporto. –
La donna si tolse il cappotto e lo diede a Roberto, che le aveva fatto cenno con la mano che lo avrebbe portato nell’altra stanza.
– In ogni caso per stanotte dovrà dormire qui, signora, nella stanzetta piccola che c’è di la, perché la strada sarà ormai tutta innevata e sarebbe da pazzi anche solo tentare di tornare a valle, in macchina o a piedi. Venga da questa parte che gliela faccio vedere; io intanto vado a prendere la legna per accenderle la stufa. Se in auto ha una valigia con degli abiti o altro che vuole portare dentro mi dica, già che vado fuori. – Roberto si dimostrò molto cortese e disponibile, nonostante l’abitudine a vivere da solo, con scarsi contatti con il mondo esterno, gli avesse un po’ inaridito la vena della socialità e della loquacità.
– Lei è molto gentile, non so come ringraziarla. Approfitterò della sua ospitalità per questa notte e domani vedremo come risolvere questo problema. In macchina ho una valigia marrone scuro con dentro un po’ di abiti e di biancheria, se mi fa la cortesia di portarmela dentro le sarei molto grata. –
– Mi aspetti qui al caldo, torno subito. –
Durante la notte smise di nevicare, ma quella sconosciuta non arrivò mai a Chiasso, né il giorno successivo né quando la neve liberò nuovamente la stazione di posta e tutta la vallata.
Condivise per tutto il resto della sua vita quello scampolo di mondo con Roberto, lontano dal mondo vissuto e consapevole che avrebbe vissuto le proprie gioie solo con Roberto, le montagne e la natura che li circondavano.
Ebbero un figlio, che lavorò come doganiere e visse in quella casa anche dopo la morte dei genitori, mantenendo così in vita la stazione di posta per un’altra generazione e preservandone l’animo malinconico e solitario.

2 pensiero su “Il confine”
  1. Ciao.
    Ho letto il tuo racconto e mi è piaciuto molto. Hai uno stile scorrevole che facilita la lettura, così come la storia invoglia ad arrivare al finale. Mi è anche servito ad imparare una parola nuova: vetusto. Quindi, grazie.
    Mi è piaciuta l’atmosfera che hai descritto. Il freddo, la solitudine, il personaggio di Roberto.
    L’unica cosa ad avermi lasciato un po’ l’amaro in bocca è stato il finale. A parer mio, è finito troppo in fretta. Magari si poteva raccontare qualcosa di più sulla ragazza, ad esempio cosa l’abbia spinta a rimanere.
    In ogni caso, è stato piacevole. Ti saluto e ti auguro buona giornata.

  2. La magia esiste da sempre ed è per questo che, qualche volta, le cose hanno ancora il sapore di “buono” alimentando la speranza nella semplicità.
    Grazie.
    Sandra

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