1994. Un’ottima annata per lo champagne! 

Amo il solletico che fanno le bollicine nel naso ma mi fermo qui. Sembra che le annate pari siano le migliori, in realtà bevo di tutto e distinguo a malapena l’orrido vino confezionato nel cartone da una bottiglia di enoteca. Ho questo vizio fin da piccolo. Non l’alcolismo, le balle! Fingo di sapere, improvviso, infiocchetto, allargo, stringo, cucio, rispondo convinto a qualsiasi domanda, anche se ignoro di cosa si stia parlando. 

A scuola ho coltivato questa abilità per anni. Mi bastava leggere poche righe di un argomento per poterne discutere per ore, fingendo in modo piuttosto credibile di essere assoluto padrone della materia. Posso vantare una solida ignoranza, con qualche lacuna di cultura sparsa qua e là, a macchie di leopardo. 

Quando si gioca con gli amici ai quiz con le domande bizzarre una delle regole è: “se la sa Luca è troppo facile, si cambia carta”. 

Luca sono io. 

Sulla domanda secca tipo: “come si chiamava la portaerei affondata dai giapponesi il 6 agosto del ‘45?” è più difficile bluffare. O la sai o non la sai. Sulla domanda secca viene fuori la solidità inespugnabile della mia ignoranza. 

Non lo sapeva però la prof di italiano alla maturità quello stesso anno. Ero impreparato come pochi ed avevo trascorso le settimane precedenti la prova orale al mare a gozzovigliare e tirar tardi con gli amici. Il giorno temuto era arrivato. Inesorabilmente. 

Nervosismo alle stelle. Anche i guerrieri più coraggiosi possono avere momenti di debolezza. Arriva il mio turno. 

– mi parli di un argomento a piacere – 

– mi piacerebbe iniziare con Pascoli, le sue opere mi hanno appassionato molto – 

In realtà era l’unico poeta di cui ero riuscito a procurarmi gli appunti del più secchione della classe. Materiale di prima qualità. In tre giorni lo avevo ingoiato a memoria. Non sapevo altro. 

Subito un piccolo incidente. Nel fotocopiare i sacri appunti, avuti grazie al vile corteggiamento di una compagna di classe brutta come il peccato, avevo per sbaglio infilato in mezzo a Pascoli una pagina della vita di Leopardi, la terza. Senza accorgermene minimamente, ovvio! 

Attacco il copione a memoria e arrivato alla terza pagina vedo la mia insegnante di italiano, presidente della commissione, che sgrana gli occhi, ha un sussulto, arrossisce. Era lei la vera autrice degli appunti, spiegava sempre nello stesso modo da trent’anni ed aveva riconosciuto le sue parole nelle mie. Non capisco cosa succede, ma nel dubbio immediata manovra di emergenza, tossisco, passo alla pagina quattro. 

La prof respira. Si rilassa. 

Mi rilasso anche io. Pascoli alla grande! 

Divina Commedia. Sapevo tutto del terzo canto dell’inferno e solo del terzo canto dell’Inferno! Trama, passaggi chiave, commenti e critiche. Grande Bignami. Puntavo ovviamente su un pizzico di culo e sulla solita domandina a piacere. 

Niente domanda a piacere. 

– mi parli della figura di Maria nella Divina Commedia – 

tre decimi di secondo di panico puro: 

– non possiamo compiutamente analizzare e comprendere la figura di Maria, così come la descrive e ce la presenta Dante, se non partendo dalla lettura del terzo canto … – 

Sulla fronte dell’esaminatrice vedo affiorare un dubbio ma mi lascia andare avanti. Due a zero. Il gioco diventava sempre più difficile. 

Dietro di me erano seduti i miei compagni di classe e sottolineavano con brusii e “ooh” sommessi lo stupore per come stavano andando le cose. Loro sapevano. Si chiedevano solo come e quando sarei crollato. 

– in che epoca è vissuto Dante Alighieri? – 

ovviamente non ne avevo la più pallida idea. 

Battito di ciglia. Elaborazione del pensiero laterale: 

– un poeta immenso come Dante Alighieri e la sua opera immortale non possono essere racchiuse in un’epoca ed in un tempo limitati. Dante abbraccia tutta la storia della letteratura italiana, vorrei quindi dire che è un poeta del suo come del nostro tempo… – 

la professoressa tirò un sorriso a trentadue denti, quasi si alzava in piedi commossa per applaudire. 

– Per me è più che sufficiente, va benissimo così – disse. 

Dietro sentivo la curva sud incredula, gomitate, sguardi stupiti. 

Ancora un ostacolo. La presidente di commissione, stupita anche lei ed in cuor suo come risentita, quasi avesse capito che li stavo fregando, volle interrogarmi. Sbagliò la tecnica. 

Le domande non le ricordo ma lo stile era: “pensi che la tale opera del tale scrittore sia più pervasa da pessimismo (pausa) o da nichilismo?” 

Come andò, come non andò, mi resi conto che nel porre la domanda la prof, con i movimenti del corpo, l’intonazione della voce, lo sguardo (i giocatori di poker conoscono bene questi meccanismi), mi suggeriva la risposta. La coglievo istintivamente! Ne azzeccai, sudando veramente freddo, cinque di fila che mi sembravano aramaico antico. Brancolavo nel buio assoluto ma azzeccavo le risposte! 

La curva ormai faceva la òla. 

L’insegnante interna capitolò: 

– complimenti Luca, devo dire che mi hai stupito. Spesso mi sembravi distratto, svogliato, invece evidentemente in classe hai sempre ascoltato tutto e ne hai fatto tesoro. Bravo – 

(Grazie prof, non c’è di che!) 

Diploma di maturità agguantato con un onorevole quarantotto sessantesimi. Al Trivial Pursuit questo giochetto non funziona. 

Comunque, credetemi, il ’94 per lo champagne fu davvero un’annata eccezionale.

 

6 pensiero su “1994 Diploma di Maturità”
  1. ….dimmi solo che sei ricco di famiglia e che non devi fare l’insegnante di lettere per vivere…
    oppure dimmi, se lo fai, dove insegni, …
    c’è una marea di studenti da mettere in salvo!
    divertente e dissacrante

  2. Bravo! La semplicità è la verità della vita, o meglio la verità sta nella semplicità o, meglio ancora, se si è capaci di essere se stessi si è migliori di tutti. Grande Gatto…

  3. Dio quanto mi ha commosso sto racconto…
    io all’esame di stato (2005, dopo 7 anni di liceo), alla domanda “Cos’è l’entropia?”, mi girai verso mio cugino per cercare un suggerimento e la prof di mate e fisica mi tirò uno schiaffone dietro la testa, che ancora mi fa male…
    quegli anni non torneranno più… grazie giuseppe, ti abbraccio…

  4. Forse era meglio studiare piuttosto che farsi andare la pressione alle stelle. Comunque, complimenti per l’annata e l’abilità nel saper curvare senza cadere, qualità che nella vita può servire, oltre allo studio, naturalmente.
    Simpatico. Sandra

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