Una vasca di bianco marmo

e pesci rossi.

Una piazza

e intorno

come un girotondo

monumenti di bronzo

ai caduti.

Giocano allegri i bambini intorno

nell’estate di sole

di giochi

e schiamazzi

fra i mercati.

Solo il manto stellato

accoglie il riposo

e la tregua al gioco,

là, nella campagna libera

dimora dei nonni.

Ricordi lontani in un passato

di vacanza

fra ginocchia sbucciate

e risate di sale

mescolate a lacrime che sporcano

guance abbronzate

e perle indossate su un collo

che affida

alla testa

il passato colorato

di un Mondo

ormai andato.

6 pensiero su “Pesci rossi nella vasca”
  1. Siamo state bambine anche noi, vero?
    Ed eravamo proprio noi in quei giorni d’estate che non finivano mai e in cui ci addormentavamo stremate dalle corse e dai giochi nelle estati calde vissute nelle case dei nonni…
    Ma quanto costerà poter tornare bambine?
    Perché questo non si può comprare?

  2. x Anna
    Esiste qualcosa che non ha prezzo, non esiste moneta. Non si può tornare bambini (almeno non fisicamente), si può però affidare la memoria, i ricordi, alla penna e alla carta per poterli così vederli saltellare da qualche parte, e soprattutto, possiamo riassaporare il passato e sognare… pensando che ciò che oggi siamo, molto probabilmente, è partito da dove oggi raccontiamo.
    Grazie, cara, un abbraccio.
    Sandra

  3. Sono ammirata come la tua poesia ci rende l’incanto dei bei tempi passati, beata te che hai avuto una buona infanzia, io non posso dire altrettanto, e questo mi ha segnato per la vita.
    Ti saluto e stimo con tanto affetto
    EMA

  4. Ema
    sono stata una bambina giudiziosa e responsabile, sempre. Ho avuto la fortuna di essere amata moltissimo e viziatissima (ma per poco) dal nonno paterno che ho perso a soli 5 anni ma che ricordo benissimo ancora… un padre che mi ha cresciuta col condizionale e amata moltissimo dalla mia famiglia di nascita e da quella che ho costruito (cani compresi) . Sono ben consapevole di tutto questo e mi considero fortunata; sono amareggiata per coloro che non hanno ricevuto questo immenso tesoro.
    Un abbraccio, cara Ema , sincero e affettuoso.
    Sandra

  5. Quanti ricordi in quei pomeriggi d’estate… tanto tempo fa. Ricordo soprattutto il vociare, le risate e le infinite volte in cui mi “sbucciavo” le ginocchia!
    Ciao Poetessa. Un caro saluto da Nicolas Antares.

  6. X Nicolas
    Caro Poeta, le ginocchia sbucciate e doloranti sono fra i nostri ricordi più belli. Chi l’avrebbe detto…? Tanto dolore, tanto sapore e profumo di cose antiche e vere.
    Un abbraccio.
    Sandra

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