Una vasca di bianco marmo
e pesci rossi.
Una piazza
e intorno
come un girotondo
monumenti di bronzo
ai caduti.
Giocano allegri i bambini intorno
nell’estate di sole
di giochi
e schiamazzi
fra i mercati.
Solo il manto stellato
accoglie il riposo
e la tregua al gioco,
là, nella campagna libera
dimora dei nonni.
Ricordi lontani in un passato
di vacanza
fra ginocchia sbucciate
e risate di sale
mescolate a lacrime che sporcano
guance abbronzate
e perle indossate su un collo
che affida
alla testa
il passato colorato
di un Mondo
ormai andato.
Siamo state bambine anche noi, vero?
Ed eravamo proprio noi in quei giorni d’estate che non finivano mai e in cui ci addormentavamo stremate dalle corse e dai giochi nelle estati calde vissute nelle case dei nonni…
Ma quanto costerà poter tornare bambine?
Perché questo non si può comprare?
x Anna
Esiste qualcosa che non ha prezzo, non esiste moneta. Non si può tornare bambini (almeno non fisicamente), si può però affidare la memoria, i ricordi, alla penna e alla carta per poterli così vederli saltellare da qualche parte, e soprattutto, possiamo riassaporare il passato e sognare… pensando che ciò che oggi siamo, molto probabilmente, è partito da dove oggi raccontiamo.
Grazie, cara, un abbraccio.
Sandra
Sono ammirata come la tua poesia ci rende l’incanto dei bei tempi passati, beata te che hai avuto una buona infanzia, io non posso dire altrettanto, e questo mi ha segnato per la vita.
Ti saluto e stimo con tanto affetto
EMA
Ema
sono stata una bambina giudiziosa e responsabile, sempre. Ho avuto la fortuna di essere amata moltissimo e viziatissima (ma per poco) dal nonno paterno che ho perso a soli 5 anni ma che ricordo benissimo ancora… un padre che mi ha cresciuta col condizionale e amata moltissimo dalla mia famiglia di nascita e da quella che ho costruito (cani compresi) . Sono ben consapevole di tutto questo e mi considero fortunata; sono amareggiata per coloro che non hanno ricevuto questo immenso tesoro.
Un abbraccio, cara Ema , sincero e affettuoso.
Sandra
Quanti ricordi in quei pomeriggi d’estate… tanto tempo fa. Ricordo soprattutto il vociare, le risate e le infinite volte in cui mi “sbucciavo” le ginocchia!
Ciao Poetessa. Un caro saluto da Nicolas Antares.
X Nicolas
Caro Poeta, le ginocchia sbucciate e doloranti sono fra i nostri ricordi più belli. Chi l’avrebbe detto…? Tanto dolore, tanto sapore e profumo di cose antiche e vere.
Un abbraccio.
Sandra