Vai tratteggiando un percorso antico,
cercando la chiave di azzurre parole.
Segui le orme del Frate e poeta
amato, d’Assisi il vanto,
che rifiutò il ceto
per abbracciar la Parola.

Orbene, lascia che partano
treni ed aerei
senza di te,
lascia che tempo
e fatica ti prendano
mentre a piedi prosegui la rotta.

Smarrisci le tue certezze:
la verità è appena un riflesso
visibile solo
a chi più lo anela
e più ne indaga – invano – la figura.

Cingi la semplicità del sole
e la delicatezza della camelia,
guidato da effigi di conchiglie
e segnali variopinti
di crocevia millenari,
dinanzi a ciascuno dei quali
il tuo proposito si rinnova.

Saint-Jean-Pied-De-Port, Pamplona,
Logroño, Burgos, León…
sono grani d’argento
del medesimo rosario,
che reciti sommessamente.

Di neve e roccia un tappeto
ti precede e ti segue;
la pioggia accarezza il tuo scuro mantello,
leggera e snervante.
Pazienza e umiltà sono tue compagne
ed il riposo ti giunge amico.

E dai monti innevati e gelidi
che annodano Francia e Spagna,
e per i freschi boschi incantati
della verde Navarra,
e costeggiando le immense distese di viti
della odorosa Rioja,
il tuo passo deciso si fa più incerto
ed il tuo sguardo si perde
mille e mille volte ancora
a rimirar stupito
l’affascinante prodigio della natura.

Alla patria celeste con la mente rivolti,
i pellegrini cantan l’oblio dell’odio.
Oh quante preci furon levate
in questi luoghi calmi
e quanti silenti voti
sciolti…

Eppur solitudine spesso pervade
per contrade e campagne
pressoché desolate…
Con sconosciuti condividi l’aroma
di calde bevande e pallidi sogni;
e meglio comprendi
l’animo umano
grazie a parole mute
o indecifrate.

E grida il vento il dolore nascosto
grida il vento
mentre la nebbia avida inghiotte
le luci che tremano.
Infiniti passi al cuor di Galizia,
infinite nuvole e raggi dorati.

E per l’altopiano triste e solitario
dell’immensa Meseta,
ove i pochi animali lungo il cammino
paion destinati a consolar la tua anima,
raggiungi la Pulchra Leonina,
con i suoi mirabili tesori,
ed i monti slanciati di León,
che generosi ti consegnano
un panorama rigoglioso e sconfinato.

È la volta dei boschi della Galizia,
le cui querce e castagni ed eucalipti,
come schiera ordinata di soldati,
e ruscelli freschissimi,
che gioiscon lucenti
di un entusiasmo invadente,
che sul sentier li annega,
ti accompagnano fino alla meta.

Qui
colonna scavata da Fede umana
tocchi
e d’un tratto realizzi
d’essere ormai ad un soffio
dall’ara di Iago il Santo, Figlio del tuono.

Eppur tuttora permane
l’enigma del desiderio
di compiere un viaggio
di materia e spirito.

Brilla alfine il dono
sperato e inatteso del Cielo,
che lieve e soave si staglia nel cuore.
Era il perdono ciò che cercavi;
ed è con la Fede
che hai trascinato e gettato via
verso un profondo precipizio
le tue ombre
fatte di rancore e disappunto.

Sai che il lavoro non è terminato,
sai che ogni giorno
dovrai rispettar la promessa
di mantener nel tuo cuore la medesima grazia;
ma già ti pervade un sussulto
che l’anima tua culla
e ti par di afferrare l’incanto
del campo di stella.
Già ti pervade un sussulto
che l’anima tua culla
e ti par di afferrare l’incanto del campo di stella.

5 commenti su “Al cuor di Galizia”
  1. Bellissima poesia. La pazienza, la fede, la tolleranza, la ricerca, sono strade faticose che spesso, nostro malgrado, per la ricerca dell’immediatezza, vengono lasciate e non perseguite.
    Riuscire nell’intento è proprio come afferrare una stella e tenere quel calore sul cuore per rendere viva la speranza e gioire della fede.
    Complimenti.
    Sandra

  2. Complimenti per questo stupendo viaggio in versi che rapisce il cuore e l’anima… per queste immagini dense di un’umanità fragile e grande nello stesso tempo e sublime in ogni suo aspetto che solo la Fede e l’Amore riescono a creare.
    Un caro saluto

    Ligeja

  3. Grazie mille… Ho cercato di descrivere il cammino verso Santiago de Compostela.

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