Au Château de la Mer, si ricevono con grandi fasti clienti ed avventori.
Camere a cinque stelle e suites da sogno, offrono soluzioni adatte ad ogni esigenza.
Soffice moquette bianca, freschi e ricchi service courtoisie che impreziosiscono i bagni immacolati, e set di biancheria di seta adagiati sui sontuosi corrimani d’ottone.
Per ottimizzare il tutto è presente un creativo gymnase centre, dotato d’attrezzi ed accessori d’ogni tipo e visibile dall’ampia invetriata, sullo sfondo affascinante del mare.
Un castello da mille e una notte.
Non occorrono documenti, ognuno esce dal proprio ghetto, per ricoverarsi in questo paradiso della felicità.
Madame X è la Responsabile del Complesso.
Una donna lunatica, col vezzo pericoloso dei vari capricci, che aumentano e soddisfano il suo profitto.
Fin dalla culla, lubrica e piena di dolci leccornie, è cresciuta tra svaghi maliziosi infiltrati di delicatezza felina.
Anche adesso, incipriata ed intrigante, mette in mostra un viso stupendo, dalla pelle candida e morbida come il velluto.
Sembra una modella di Modigliani, il volto dall’ovale marcato portato da un elegante collo sottile e flessuoso, gli occhi a mandorla quasi privi di pupille, i capelli corvini, sommariamente raccolti e suscettibili a riccioli improvvisi, ed in rilievo lineamenti forti e spinti, della gola, delle gote e del naso.
Possiede una bellezza aristocratica ed avvincente: alta, slanciata, con lo sguardo malinconico ma sempre vigile e attento.
Ascolta, consiglia, dirige, ritrova ogni pezzo di sogno infranto durante il cammino di chi si è perduto.
Lei prende tutto a cuore; ha forgiato l’anima all’accoglienza, creando indisturbata, la moda dello scompiglio, indossatrice sapiente di trasparenze, livree e sottane.
Nessuna cabalista ha mai tracciato così bene l’esigenza legittima e carnale degli uomini.
Qui un giorno di benessere focoso è il privilegio di ogni consumatore.
Nell’albergo del piacere, la vita trascorre serena nei giorni indaffarati, affinché ogni desiderio della mente umana, possa escogitare e trovare soddisfazione, nella sua perversa artificiosità.
Tutto si svolge durante le ambigue serate promiscue, nelle camere degli sfarzi, negli angoli delle flagellazioni e nelle exposition con copule contro natura.
Anche adesso, che il sospirato Carnevale è arrivato di nuovo, festoso più che mai.
Madame X Indossa l’Uniforme.
Da gran protagonista, inflessibile e disinvolta, ha una mira infallibile ed i sottoposti sanno che tutto dipende dal suo fascino.
Fasciata in latex lucido, appena coperto da frammenti di cuoio e metallo, con stivali aderenti dal tacco altissimo, si aggira per i corridoi con una lunga cannula in mano simile ad un bocchino risplendente.
E’ una voluta e ricercata espugnazione.
La passione trasuda da tutti i muri; non si può combattere il suo sistema perfetto.
Le altre maschere al suo servizio eseguono manovre tattiche in modo distaccato e disinvolto, come militi in un’antica battaglia medioevale.
La carne è la specialità primaria ed è servita bollente, con una guarnizione immaginabile.
Lungo le corsie, le donne in vendita, i manichini del desiderio sono in mostra dentro gabbie di capestri, affinché comodi e potenziali clienti possano esaminarle, mentre passeggiano in rassegna sotto le luci psicadeliche.
Queste eminenti creature siedono immobili come feticci, contemplando gli altri corpi attorcigliati, di là delle vetrate.
Sui loro lineamenti sono dipinte astrazioni simboliche dei vari aspetti del fascino e l’elaborazione fantastica dei loro abiti lascia intravedere che sono coperte da diversi strati di pelle.
I rialzi di cuoio delle scarpe sono così alti che non riescono a camminare, ma solo a barcollare e il bustino intorno alla vita è di un broccato così rigido che domina notevolmente sui movimenti.
Nonostante tutto, ognuna di loro è definita di propria enfasi e ridotta alla severa disciplina nel rinverdire la dissolutezza della specie.
Madame X Organizza il Ricevimento.
La Signora esprime la sua passione catalizzandosi sui dettagli anatomici ed è maestra nell’uso della frusta.
Si slaccia la cintura e riesce a superare divieti e tabù come regina più ambigua della confraternita.
Nel tempo si è specializzata in misteri delle stanze di tortura dove compie ricerche approfondite su ogni tipo d’ingegnoso dispositivo meccanico.
Utilizza un barocco apparato di canne, umiliazioni, siringhe, schiacciapollici, disprezzo e angoscia spirituale.
Colpisce gli uomini come un’agile pestilenza e la condizione finale sono corpi cosparsi di ferite e le menti spente come candele.
La sua affettazione d’atteggiamenti è raffinata ed esauriente, assunti laddove altre donne fuori, esternano solamente le loro arie gravi e leggere.
Nei saloni scorrono incisioni e acquarelli preziosi, passati sottobanco nei bouquinistes parigini.
L’espressione morbosa è ovunque, dai cavatappi e le porcellane di Dresda, alle tabacchiere ricercate e portasigarette, per illeggiadrire ogni ambiente.
Madame X è all’Ultimo Atto.
Come una parata d’orribili spettri attraversa il salone in pieno climax di rappresentazione.
Si aggira con il nerbo in mano, facendo sobbalzare i piaceri come pony al circo; le fantasie artistiche sembrano tramutarsi in verità inquietanti. La festa diventa lo spettacolo dell’eccesso.
Paccottiglia segregata nella vita del Château.
Ci sono bambole penzoloni con gli arti come salsicciotti e la pelle di pesca dalla consistenza di un pannolenci.
Nella scena finale della sua inesorabile entrée, la Regina diventa violenta e ninfomane.
Una donna virago, fiera del suo avamposto d’elezione.
La pantomima coreografata l’ha trasformata in un mezzo di perversione.
Una maestra del settore, ambasciatrice del peccato.
Nel primo atto portava capelli neri, raccolti, i cui riccioli sfuggenti le arrivavano fino ai fianchi, morbidamente confezionati, creando uno sfondo con effetti fluttuanti e cedevoli.
Adesso la chioma è più fluente, e le estremità ondeggiano in movimenti casuali e simili a minacciosi tentacoli.
Le sue mani sono pronte a schermire, si allungano in temibili artigli, intrisi di succosi propositi.
Niente in lei è spiacevole, nulla è duraturo.
E’ piena di vita ed evoca continui cambiamenti.
Si muove risoluta e pertinente.
E’ una donna da baciare, da resisterle e da lasciare.
Madame X ha Finito il Turno.
“Sono tornata”.
Il rosso delle unghie che si aggrappa alla maniglia, le caviglie sottili che oltrepassano l’ingresso.
“Cara, m’infili i calzini di lana, sono in fondo al letto!”
“Tout de suite, papa”.
…Io ho scartato volutamente da questo racconto alcuni particolari…
Madame X tornerà domani a spasimare per gli uomini e loro per lei, ma rimarrà sempre un alone peccaminoso e irrisolto, glissato fino all’unanime approvazione.
Come ogni mistero che si rispetti.
Au revoir à bientôt…