Betulla era il tuo nome
notte e giorno a stender fronde
t’adoperavi
L’usignolo in flebile ramo
la reggia aveva costruito
per non turbare la quiete tua
Nella calura estiva
al ritmo del danzante vento
spargevi ombra
Maestosità palesavi
e il bimbo gaudente
al sorriso esortavi.
Che resta
d’intarsiate fronde
negli avviluppati rami?
Poco! L’uomo t’ha preso
una mattina d’inverno
con ardore storpio t’ha reso
Povera mia voce
combattuto ha la battaglia
ma sconfitta mi son vista
Dopo essersi annoiato
l’uomo
ti ha lasciato.
E ora la tua forza ammiro
pur nello strazio fresca esistenza offri
a ciuffi di foglie dei mutilati ceppi.
Nel mio giardino c’è un boschetto di betulle, che io amo molto e ogni due anni il giardiniere le pota.
A volte l’uomo fa dei danni enormi nei confronti della natura ed è questo per me pari a un delitto.
Meno male che in questo caso la betulla è nella tua penna e in qualche modo difesa da te e da se stessa che inesorabilmente continua la sua crescita.
Bellissima.
Sandra
COMPLIMENTI a Maria Rosa ha reso in questi umili versi il pericolo che incombe sulla natura se indifesa dal momento che l’uomo è disposto a recarle OFFESA