25 novembre: giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
C’è voluta una decisione ONU per capire che la violenza in genere e contro le donne in particolare, va condannata.
Sui media nazionali imperversa il monito e la condanna, ma, a mio giudizio, è altrettanto violenta la morbosità dei programmi pomeridiani dedicati all’indagine cerusica su casi di cronaca nera che più che informare incitano all’imitazione le menti contorte e malate di chi solo nella violenza trova argomentazioni.
La violenza è uno “stile comunicativo” che si è respirato da piccoli nelle sgridate verbose, ceffoni, punizioni cattive che genitori frustrati e incapaci hanno ricevuto a loro volta e che sanno unicamente utilizzare nei confronti dei loro figli perpetuando la violenza subita come modo educativo.
E se questo è evidente, condannabile e condannato, perché non condanniamo ogni tipo di violenza? Contro le donne, certo, a cominciare dalle usanze barbare contro le bambine sopraffatte da tradizioni barbare e pedofile, contro i bambini indifesi, contro le adolescenti e gli adolescenti venduti e schiavizzati, contro le donne picchiate e violentate, contro ogni essere umano sopraffatto.
Ci colpiscono sempre i delitti familiari di questa nostra società sgangherata in cui le coltellate ci fanno rabbrividire, ma ci lasciano indenni i romanzi della serie delle 50 sfumature in cui la violenza sessuale travestita da eccitazione scala le vette delle classifiche di vendita, tanto che anche la casalinga di Bagnoli o di Boltiere si assoggetta all’idea che il male sia normale e bene.
È difficile proteggere le donne in un mondo in cui nessuno è rispettato.
Non basta dire: No alla violenza contro le donne!
Bisogna dire: No alla violenza, al male, a ciò che è devianza e cattiveria, indipendentemente da chi è la vittima.
Non si può essere settoriali e relativi.
Come è possibile dire che non si strangola e non si accoltella, quando poi i modelli di comportamento che passano in tv sono quelli dei programmi urlati e maleducati? Quando, ridendo e scherzando, passa l’idea che l’amore sia frusta e manette?
Qualcosa non va, non va per niente.
Non solo dobbiamo educarci ed educare all’ “educazione”, cioè al rispetto dell’altro, alla moralità, alla correttezza, alla semplicità, al controllo dei sentimenti e delle emozioni, ma dobbiamo educarci anche alla riconoscenza, alla scelta, alla difesa di ciò che è bene, all’affetto e al controllo delle nostre passioni… in breve al controllo della bestia che è in noi.
Sempre e indipendentemente dal sesso a cui apparteniamo.
La violenza è dietro l’angolo in ogni momento.
È l’essere “compos sui” che fa di noi l’essere esseri umani.
Chi vive spietatamente le proprie emozioni, sarà di certo istintivo, ma un po’ meno uomo o donna che dir si voglia.
Come dire: pensa sempre a chi sei e a cosa fai.
Sarai senz’altro sempre più degno di essere ciò che sei.
La violenza è un abito indossato con troppa facilità, oggi, forse più di ieri, o meglio, oggi sembra un cibo più digeribile di ieri. Questo, a mio avviso, è gravissimo, ma le letture quotidiane ci fanne pensare a un Homo Sapiens fuori di testa o a qualcosa nell’aria che respirando, ha distrutto la parte buona della bestia che è in noi.
Voglio essere positiva, voglio pensare che ancora nel Mondo la “Vita”, propria e altrui, sia di basilare importanza fino all’ultimo soffio, voglio pensare che l’Uomo ne abbia rispetto, così come per i suoi simili, per gli animali, la terra e il Mondo stesso. Voglio sperare che quel cammino in cui qualcosa si è interrotto venga illuminato dal buon senso, dall’intelligenza stessa, ma soprattutto dal cuore, se ancora siamo capaci di averne uno.
Grazie, Anna.
Sandra
Brava Anna concordo in tutto… non basta condannare l’atto finale, la barbarie conclusiva di un qualcosa che deve essere analizzato e cambiato a monte, sin dall’educazione dei nostri bambini!