Nel mio cammino
sento al lato della strada
nella selva
un lamento.
Un animale ferito?
È tempo di caccia.
Forse un capriolo gemente
che invoca aiuto,
io vorrei
ma non posso nulla,
forse un cucciolo affamato
al quale hanno ucciso la madre.
La invoca inutilmente
morirà solo di fame
o finito a fucilate,
il mio cuore si fa
piccolo piccolo
che dolore!
Lo chiamano sport.
La caccia poteva essere bella intesa come passeggiata, con l’osservazione verso l’animale, l’attenzione al fischio, al cinguettio, ma quando si imbraccia un fucile e spesso si spara appena qualcosa si muove, il danno è fatto. Meglio sarebbe proibirla e girare il bosco in cerca di funghi.
Sandra
Apprezzo molto questa poesia, mi piace perché mette a nudo tutta la crudeltà dell’uomo, Brava, ti stimo molto!!!
P.S. Ti ho inviato messaggi per posta elettronica, senza avere riscontro: forse hai cambiato account. Se possibile fammi sapere, AUGURI buon 2020!!!
Quando era sopravvivenza aveva una giustificazione etica. In qualità di sport … beh … diciamo che prediligo altro