Da alcuni giorni, Alice aveva un pensiero fisso in testa. Non riusciva a liberarsene, era più forte di lei. Rimpiangeva la sua spensieratezza, malediceva la sua capacità di perdonare. Avrebbe voluto essere come sua sorella Giada, fiera, coraggiosa e come lei camminare sempre a testa alta. Sua sorella non sarebbe mai scesa a compromessi. Alice invece si rimetteva sempre in discussione e si addossava tutte le colpe del mondo, anche quando non c’entrava nulla, anche quando non aveva nessuna colpa.

Quale colpa poi? Amare forse? Amare e non essere ricambiata? Riccardo aveva fatto la sua scelta, lei pur accentando la solitudine non aveva mai smesso di amarlo e l’avrebbe sempre aiutato, anche se lui, pieno di orgoglio come era, non avrebbe mai accettato nessun tipo di aiuto, o meglio l’avrebbe accettato a malincuore. Lo sguardo della ragazza cadde sul cellulare. Sbloccò lo schermo e iniziò a sfogliare la galleria.

Immagine dopo immagine, i suoi occhi osservavano i momenti trascorsi insieme a Riccardo, gite fuori porta, viaggi all’estero, momenti romantici. Alternò sorrisi a lacrime. Il suo cuore era diviso. Da una parte voleva dimenticarlo, dall’altra sperava in una riconciliazione, in un lieto fine come nelle fiabe. Riccardo l’aveva lasciata 6 mesi prima senza troppe spiegazioni e nulla poteva lasciar presagire che la loro storia normale, fatta di alti e bassi ma senza eccessi, potesse giungere a termine così all’improvviso dopo ben 4 anni. Ritornò alla schermata principale, spense il cellulare e si addormentò.

Il giorno seguente il destino si mise in moto contro ogni aspettativa. Alice prese l’autobus e notò un silenzio inconsueto tra i passeggeri. Non si trattava di tristezza, bensì di rassegnazione a una vita che non si era mai accettata fino in fondo. Un bambino seduto dietro di lei, scoppiò a piangere.

“Smettila di piangere Emanuele” gli disse la madre. “Siamo quasi arrivati e fra poco potrai riabbracciare il papà”. Almeno lui poteva. Alice l’aveva perso 3 anni prima in un incidente d’auto da cui era sopravvissuta miracolosamente. A causa della scarsa visibilità la macchina guidata dal padre si era scontrata con un SUV. Lei se l’era cavata con fratture alle gambe e 3 mesi di riabilitazione, ma per il padre non c’era più nulla da fare, era morto sul colpo. Una lacrima le cadde dagli occhi, ma nessuno ci fece caso. “L’avranno scambiata per una goccia di pioggia” pensò tra sé e sé Alice. Fece delle linguacce al bambino per consolarlo e gli accarezzò dolcemente la testa. Il bambino si calmò immediatamente e la madre le sorrise in segno di gratitudine.

Scesa dall’autobus, si incamminò verso il centro della città. “Vedo che non hai perso il tuo istinto materno Alice”. La ragazza si girò di scatto, la voce era familiare. “Sei sempre la stessa, per te il tempo non è mai passato.” Lo riconobbe dai capelli ricci e biondi e dai suoi occhi verdi smeraldo, verdi come la speranza che aveva sempre nutrito nel poter vivere una vera storia d’amore, una speranza che purtroppo si era rivelata vana. Di fronte a lei, Riccardo le stava parlando e la stava osservando.

“Dopo tutto questo tempo ti fai vivo, eh?” disse Alice. “Si tratta di un puro caso, Alice”, rispose Riccardo. “Immagino ti aspetti la tua compagna a casa”. “Non ho nessuno Alice, ho preferito stare da solo, stare da solo e riflettere sui tanti sbagli commessi nella mia vita”. “Inizia a riflettere sul motivo per cui mi hai lasciata Riccardo.” “Penso non abbia più senso farlo dopo tutto questo tempo”. “Non ha mai avuto senso per te riflettere su cosa potesse ferire le persone. Non mi hai mai amata, ma solo usata per trarre il fiore della felicità. Ma ti devo ringraziare sai? Ti devo ringraziare perché mi hai svegliata e mi hai fatto capire che l’unica vera persona che non ci tradirà mai siamo noi stessi. Grazie Riccardo”.

Il ragazzo la guardò senza battere ciglio. “Molto bene, le nostre strade si separano qui allora”. “No Riccardo, non hai capito. Non si tratta di separazione, si tratta di oblio, oblio completo e perenne. Tu non esisti più per me. Non dopo avermi lasciato senza nessuna spiegazione. E quando è morto mio padre tu c’eri? Fisicamente forse, ma non ho sentito uscire dalla tua bocca nessuna parola di conforto. Nessun gesto di affetto. Solo freddezza. Il fatto che non abbiamo mai litigato pesantemente è dovuto a una sola cosa: il tuo totale disinteresse nei miei confronti. Addio Riccardo, grazie per avermi aiutata a dimenticarti”.

Si girò un’ultima volta per salutarlo con lo sguardo. Finalmente era libera di amarsi e di prendersi cura di sé. La solitudine non le faceva più paura e finalmente era consapevole della sua forza interiore e della bellezza della sua anima. In lontananza, il sole sembrava sorridere.

5 pensiero su “Nessuna colpa”
  1. Greta, Sandra. Vi ringrazio per i vostri commenti. Devo ammettere di essere stato a lungo indeciso sulla forma da dare alla storia. Si tratta di una sublimazione di alcune esperienze personale mai del tutto digerite. Sono contento che la storia vi sia piaciuta. A presto.

  2. Non puoi immaginare quanto mi sia emozionato nel leggere il tuo racconto che ha tanto sapore autobiografico. La protagonista è una donna ma forse dietro quella Alice si nasconde un pezzo del tuo cuore!
    Bravissimo!

  3. Ciao goldencharlie! Leggo solo ora il tuo commento, inviato più di un mese fa. Sì, in parte è autobiografico, in parte è una rielaborazione dei discorsi fatti da alcune mie amiche. Son felice ti sia piaciuto. A breve dovrebbe uscire un altro mio racconto, sempre che la programmazione non salti o venga slittata. A presto, draconike.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *