Adoro la neve, quella che scende copiosa, a larghe falde e forma uno strato bianco, pulito, asciutto e compatto.
Essere i primi a camminare per la strada innevata permette di udire uno scricchiolio sotto i piedi che dà una sensazione di primordialità, di essere il primo essere umano che si affaccia sul mondo.
Tutto è più bello se lo si fa di notte, sotto la luna, nel silenzio perfetto.
….un delirio di onnipotenza….
La neve si accumula sui rami più alti degli alberi e scende poi su tutto, coprendo di un manto uniforme ogni scabrosità.
Rinnova, rigenera, ricrea.
Muta, trasforma, trasfigura.
E voltarsi indietro a guardare le proprie orme, come per ricevere conferma dell’essere passati da lì.
Lasciare l’impronta, la testimonianza della propria presenza e averne in cambio la certezza di esistere, di essere in simbiosi con la natura e parte dell’universo intero.
Sono nata in una notte di neve e forse per questo mi è rimasto nel cuore l’amore per quel bianco, per quell’aria fredda, per quella sensazione di nuovo e per quell’idea di tempo sospeso, come se il prima sia stato cancellato e il dopo sia più lontano, distante, in attesa.
Vivere come aspettando che il tempo ricominci a scorrere nella clessidra della vita, con la sola certezza di un presente fermo, immoto, saldo, calmo e immutabile.
Un attimo di eternità, un abbraccio di immortalità, un salto nell’infinito.
Una promessa di purezza, di vita rinnovata, nuova, unica.
Camminare, così, nella neve che scende su una notte silenziosa calma il cuore, tranquillizza i pensieri, attutisce, insieme ai suoni, ogni sensazione, focalizzando l’attenzione sul paesaggio che sta intorno e fuori dall’io presente, risintonizzandolo con ciò che è reale eppure fantastico, sorprendente e bizzarro, una realtà che non è e non lo sarà per sempre.
Anche i fiocchi di neve hanno un suono delicatissimo quando scendono sulle spalle e sul copricapo, uno sfrigolio sommesso che cattura l’attenzione, come se si potesse avanzare schivandoli, facendosi largo in quella sottile cortina di bianco in movimento continuo, in quel mondo inesplorato che è una nevicata notturna.

 

14 pensiero su “Senza titolo”
  1. Una descrizione perfetta, intensa e delicata proprio come la neve…. sono stata li con te
    Bello e grazie
    Elisa

  2. Io amo la neve, cosí fredda eppure scalda il cuore, quanta pace in un fiocchetto di ghiaccio che si scioglie sulla mia mano. Bella, mi hai fatto sognare, é stato un piacere passeggiare con te sotto la neve. Tilly

  3. Meravigliosa… mi ha ricordato le mie lunghe passeggiate tra i boschi innevati della mia amata Valle… la cosa che più mi affascina della neve è sempre il suo silenzio, dove tutto è attutito e trovo la pace.
    Grazie Anna.

  4. Se la poesia conoscesse questo dispiegarsi, questa grande forza, fatta di parole semplici quanto profonde. La tua è poesia, è il volto di una scrittura che da sempre troppo dista da parole comuni, dal normale interloquire, farsi sentire. Troppo spesso chì scrive poesia vuol somigliare a Leopardi, D’annunzio, Pascoli, l’elenco è lungo, anzi lunghissimo, senza avere il coraggio di affermare il proprio stile, andare controcorrente. ‘Poesia’ è spiegarsi con parole semplici, per tutti, ben coese e cariche di significato. La poesia non risiede nel linguaggio ricercato, che mille prima di te hanno ripetuto all’infinito, esiliandola in una terra di nessuno. Intellettuali, pensatori che invece di ammirare e descrivere ciò che li circonda con semplicità, cercano qualcosa che non esiste, proprio quella terra di nessuno, di cui sopra parlavo. Complimenti, complimenti di cuore, per la tua profonda forza narrativa, lucida, fatta per tutti. Un legame profondo col cosmo, con l’aria che respiriamo. Dove la neve diviene nelle tue parole, una semplice quanto disarmante diesamina, di ciò che è poesia. Se la tua poesia fosse la poesia del mondo, allora tutti saremmo su di una strada che non somiglia più ad un rovo, ma ad un campo di fiori che si lascia carezzare. Complimenti ancora, Paolo.

  5. Ringrazio tutti per la gentilezza con cui vi fermate sempre a leggere ciò che scrivo e sono molto contenta per avere amici che condividono con me pensieri e sensazioni.

    Per paolo:
    apprezzo molto il tuo commento estremamente positivo e te ne ringrazio.
    Ma l’arte è un vento che va dove vuole e si esprime come vuole e come sa, purchè arte sia.
    Ma cos’è l’arte? ciò che tutti comprendiamo e condividiamo o ciò che arriva solo al cuore e al sentimento di alcuni?
    Si parla di universalità dell’arte, un manto che tutti avvolge, perchè tutti comprendono.
    Penso che l’arte può essere popolare, ma non democratica, non perlomeno nel senso attualmente comune del temine.
    Ovvero non è detto che colui che si definisce artista vale di più se è più comprensibile a più persone.
    O forse no.
    Mi piacerebbe un contraddittorio a più voci sul tema.

  6. Ci sono parole che perdono significato perché usate e riusate all´infinito, ARTE è una di queste. C´è soggettività in questo termine o l´arte è oggettiva ed è inutile discutere? Io non credo di saperlo, ma di una cosa sono sicura: leggo un libro, vedo un quadro, ascolto una canzone e pam! Vengo letteralmente investita da un emozione; forse è arte, forse lo è solo per me, forse dovrei darle un altro nome, ma in fondo mi importa poco di cosa sia è molto piacevole, e a me basta.

  7. L’arte Anna, si esprime come ben saprai, attraverso le più variegate forme di espressione. Non possiamo certamente comparare un dipinto di Giotto, ad una poesia di Garcia Lorca, poichè trattasi sì, di due forme di arte, ma completamente diverse. La prima figurativa, la seconda affidata alla scrittura. Ciò che accomuna comunque entrambe e l’arte in generale, è ciò che suscitano ‘dentro’. Premesso ciò, dobbiamo poi cercare di comprendere, il metro di misura degli ‘addetti’, da quello della gente come me (infinitamente più importante a mio avviso) . Io credo che davanti ad un dipinto Leonardo, Cimabue, Giotto etc. si posssono affermare solo due cose: 1°) “Bel dipinto ma a me la pittura non interessa”. 2°) “Non mi stancherò mai di ammirarlo”. Se prendiamo un Vhan Ghog, le cose cambiano drasticamente seppure l’arte sia la medesima e si restringe enormemente. Per gli ‘addetti’ sono capolavori, ma per ‘il popolo’ come tu dici, restano incomprensibili o poco più. Un esempio questo, una prova anzi, che dimostra una verità; il giudizio della gente penderà sempre a favore di ciò che è maggiormente comprensibile, assimilabile. Ciò, vale anche per la poesia, senza eccezione alcuna. Più i versi ed il contenuto di un componimento, tenderanno ad allontanarsi dalla comune comprensione, più questa resterà ghettizzata, ristretta a pochi. Io credo profondamente, che ogni forma d’arte debba comunicare un massimo con un minimo, dove minimo stà per ‘semplicità’ (da non confondere con banalità etc.), e massimo, per ‘contenuto’. Il risultato di questa equazione, porgerà al lettore qualcosa che, a prescindere dal gusto personale, è oggettivamente apprezzabile, assimilabile dai più. La poesia in generale, va a mio modo di vedere, contro questo principio e ciò ne determina l’attuale situazione editoriale. Alda Merini, Quasimodo, Lorca sono oggi riconosciuti, come la massima espressione della poesia del ‘900. Ma porgi le loro opere alla gente e diranno: “bhoo, come, cosa significa questo, passami il vocabolario…etc. La poesia insomma, deve ‘imperativamente’ tornare con i piedi a terra. Esprimersi con concetti comprensibili, senza più quella stucchevole quanto inutile ricercatezza in vocaboli che poca o nessuna ragione hanno di esistere. Allora, solo allora diverrà un mezzo di comunicazione e riuscirà forse, a conquistare un posto, negli scaffali delle librerie. A cosa serve altrimenti scrivere?. Vi rinuncerei immediatamente se la ragione fosse, un puro sfogo personale. Privo di un’estremo bisogno di raggiungere i più e non solo una ristretta cerchia di persone, pur valevoli, che si scambiano elogi. (p.s.: nessuno può autodefinirsi artista, è la gente che deciderà se lo siamo o no).

  8. la prima pagina di questo caffè letterario si apriva con una domanda che la Redazione poneva alla discussione di noi tutti “Cos’è la poesia?” e chiedeva più avanti cosa è la poesia oggigiorno per noi.
    gli intervenuti parlavano di sentimento, di etrernazione di passioni, di sfogo viscerale del proprio io, di comunicazione d’anime, oserei dire, tra chi scrive e chi riceve il messaggio, facendolo suo.
    coccos, poi, più avanti, si poneva una domanda sulla differenza tra comunicazione verbale e scritta, quesito altrettanto non da poco.
    a mio parere forse qui sta il nocciolo della questione e, cioè, la poesia che apparentemente è comunicazione immediata, alla fine proprio nel desiderio di essere immediatamente comprensibile ricorre al riutilizzo di una terminologia, di moduli e modalità di comunicazione che per gli addetti al lavoro hanno un significato univoco.

  9. Io, sono poco abituata alla neve, nella mia città é un’ospite gradita più dai bambini che dagli adulti; i guidatori entrano subito nel panico, la gente come me ha paura di cadere, quando tutto diventa ghiaccio sporco, quindi devo dire, parlando per me, che quando ho voglia di neve , la vado a cercare e mi organizzo bene, però, cara Anna, leggendoti, mi hai offerto una visione affascinante, un silenzio di pace e un sospeso di vita, un battito d’ali a respirare il cielo. Un quadro affascinante a dir poco.
    Ciao. sandra

  10. Quando un anno e mezzo fa, spedii, i primi manoscritti, non credevo di poter essere preso, in seria considerazione. La mia idea e concetto di ‘poesia’, poco somiglia ai comuni, quanto riconosciuti standard. Avevo torto, ma non mi sono fatto illusioni. La strada è lunga, forse troppo, per tentare di guarire un’ammalato convinto di non esserlo. Due libri editi.., un sogno per molti, una tortura per me, che mi spinge oltre confini ogni giorno, più impervi. Ma anche una passione ed un fuoco, inestinguibili. Un saluto, Paolo.

  11. Dal mio punto di vista l’Arte è un viaggio. Ognuno sceglie su quale mezzo compierlo e cosa portarsi dietro. Non credo ci siano regole o divieti. L’importante è ascoltarsi, partire da dentro. Non è arte quel che non parte da lì, ma piuttosto dall’intenzione di ‘fare’ dell’arte, di ‘essere’ artisti. E’ un istinto naturale che può esprimersi in mille modi diversi, fosse anche semplicemente nel modo di vestire, nel costruire un tavolo di legno…Poi, ovviamente, coltivare e lavorare sui propri talenti è cosa buona e giusta, anzi addirittura necessaria. Ma è conseguenza e non causa.
    A ciascuno il proprio viaggio, quindi….ciò che conta è che sia percorso con passione e naturalezza. Un caro saluto a tutti.

  12. La neve, si parla della neve che amo molto e si finisce con l’arte una cosa che fà parte della mia vita, se modestamente posso dire la mia io credo che tutti quelli che osservano i particolari che ci circondano, e ne colgono emozioni che poi cercano di esprimere, con qualsiasi forma possono considerarsi artisti! Io vedo l’arte nel creato, non c’è mai una nota stonata, l’uomo e la sua arte piace non piace, ma è comunque figlio del creato è un suo surrogato, non esiste un grande artista, esistono i figli dell’arte. L’arte è sintonia perfetta, l’arte è semplicita, l’arte è eleganza.

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